Capitolo 29

643 49 4
                                    

Giacevo immobile, riversa su un fianco. Il solo tenere le palpebre socchiuse mi costava uno sforzo immenso, ma ero consapevole del fatto che se avessi chiuso gli occhi non sarei mai stata in grado di aprirli di nuovo.
Ciocche di capelli scuri mi ricadevano in grovigli unti sul viso, offuscando ulteriormente la mia visuale. Malgrado quello, riuscii ugualmente a scorgere lo stato straziante in cui versava il mio corpo.
Brandelli di carne viva mi circondavano polsi e caviglie, bolle ed ustioni si inseguivano sulla mia pelle, mentre tagli rossastri spiccavano attraverso i vestiti laceri.
Il pavimento duro e freddo sotto di me era l'unico conforto al mio corpo martoriato. Mi sforzai di concentrarmi su quell'unica sensazione di sollievo, cercando di chiudere fuori tutto il dolore.
Funzionò per un po'. Almeno fin quando non tentai di muovermi. Trattenendo a stento uno strillo, rotolai da un lato. Il braccio, ora libero dal peso del mio corpo, iniziò a formicolarmi e pungere man mano che il sangue ricominciava a fluirvi. Con il ritorno della sensibilità, arrivarono anche nuove fitte raccapriccianti.
Malgrado tutto quello che avevo dovuto subire, non una sola lacrima era sfuggita dai miei occhi. Chissà forse le avevo esaurite tutte.
Peccato!
Una morte per disidratazione era di gran lunga preferibile a qualunque cosa lui avesse avuto in mente di farmi.
Per cercare di distrarmi da quei pensieri lugubri, iniziai a contare le venature del marmo sul soffitto.
Arrivata alla cinquecentoventiduesima mi interruppi con un doloroso sussulto; il ticchettio dei passi sul marmo annunciò l'arrivo di qualcuno.
L'andatura era regolare e spedita, ma non eccessivamente frettolosa. E in fondo perché avrebbe dovuto esserlo? Che necessità si ha di correre quando si sa perfettamente che quel che ci sta aspettando non può andare da nessuna parte?
Malgrado il desiderio di cedere al dolce richiamo all'oblio dell'incoscienza crescesse ad ogni passo, resistetti alla tentazione.
Non sarebbe stato saggio farsi trovare fuori gioco ancor prima di iniziare. Lui non avrebbe gradito.
Pochi istanti dopo, udii la porta sbattere e una folata d'aria fresca lambirmi la pelle. Socchiusi gli occhi gustandomi a pieno quella piacevole sensazione.
Di certo non ne avrei più avute per un po'.
"Principessa..." esordì il mago, con un'insolita sfumatura di compiacimento nella voce.
Uh-oh. Qualunque cosa lo rendesse tanto allegro significava guai. Grossi guai!
Da quando ero riuscita miracolosamente a resistere a tutti i suoi tentativi di manipolazione mentale, rifiutandomi di cedergli me stessa, il suo umore aveva preso ad oscillare tra furia e sconcerto. Il che si era tradotto in un infinito susseguirsi di torture e supplizi, volte più a placare il suo malumore che a piegare la mia volontà.
Nonostante avessi dovuto vivere indicibili orrori durante quei giorni (o erano forse state settimane?), niente riuscì a terrorizzarmi più del sorriso soddisfatto che il mago recava in volto in quel momento.
Con quello che mi scostò uno sforzo estremo, riuscii ad alzarmi sui gomiti. Ogni muscolo del mio corpo strillò in protesta e iniziò a tirare quasi come se fosse sul punto di spezzarsi. Per un attimo, il pensiero che avrei potuto sbriciolarmi e finire in frantumi come un inutile suppellettile di vetro, mi attraversò la mente.
Chissà forse in quel modo sarei potuta volare via insieme alla sabbia del deserto...
Arginai quello sciocco pensiero in un angolino recondito della mia mente, insieme a tutte le altre frivole speranze.
"A cosa devo questa visita, così mattiniera?" blaterai, con voce gracchiante.
Come se fossi stata ancora in grado di distinguere il giorno dalla notte!
Né la stanza in cui ero rinchiusa né tantomeno quella dei giochi sadici del mago avevano finestre. Le pareti di marmo della reggia parevano risplendere di luce propria, rendendo praticamente inutile quella del sole. Il sole! La mia mente faticava anche solo a ricordare come fosse il mondo fuori da quelle mura rosate.
"Tu vali questo e molto altro" assicurò lui, sorridendomi mellifluo.
Anziché proseguire però, il mago prese a passeggiare con fare pensieroso per la stanza, tenendo le mani allacciate dietro la schiena.
Il solo seguire i suoi movimenti con lo sguardo aveva esaurito ogni oncia delle mie, già esigue, forze. Con un sospiro esausto mi lasciai ricadere sul pavimento.
Prima che potessi toccare terra tuttavia, mi sentii afferrare per le spalle.
Il mago si era mosso ad una velocità sorprendente ed ora il suo viso si trovava a pochi centimetri dal mio. La mia pelle ustionata, rabbrividì di repulsione sotto il suo tocco ghiacciato.
"Attenta! Potresti farti male" sussurrò.
Desiderai solo poterlo fulminare con lo sguardo, ma la mie condizioni non me lo permise.
"Non preoccuparti, Principessa. Da oggi tutte le tue sofferenze sono finite" annunciò sereno , accompagnando le sue parole con un ampio gesto della mano.
Improvvisamente sentii il sollievo invadermi il corpo, mentre ogni taglio si richiudeva ed ogni ustione svaniva dalla mia pelle.
Prima ancora di realizzare quanto fosse successo, usai le poche forze appena riconquistate per allontanarmi dal mago con uno scatto deciso.
Ben presto la sorpresa per quel gesto inatteso, venne rimpiazzata dal sospetto. Malgrado lo squilibrio latente, nessuna azione di quell'uomo era mai lasciata al caso.
"Qualcosa è cambiato..." realizzai all'improvviso, scrutando i suoi torvi occhi neri.
"Ragazza sveglia"
"Non avrai..." sussurrai, sbarrando gli occhi.
"Trovato il modo di piegarti? Sì, l'ho fatto" affermò, con un ghigno trionfale.
Prima che la mia mente avesse modo di registrare del tutto quell'informazione, il mago si era già mosso.
Afferrò il mio polso e lo strinse nella sua presa d'acciaio. Ignorando i miei vani tentativi di divincolarmi, lui continuò a stringere la mia mano tra le sue, unì entrambe e chinò il capo, quasi come se cercasse di raccogliersi in preghiera.
Dopo un po' prese a biascicare parole in una lingua astrusa ed incomprensibile, dai suoni duri e stridenti. Non solo non ne compresi minimamente il significato, ma faticai anche ad udirle.
Ben presto però, tentare di decifrare quelle parole assurde divenne l'ultimo dei miei problemi.
Un dolore senza precedenti mi sferzò il corpo, mozzandomi il respiro. Annaspai nel tentativo di riprendere fiato, mentre fiamme al calor bianco iniziavano a bruciarmi sotto la pelle.
Il fuoco misterioso iniziò a salire, lento ma inarrestabile, dal polso lungo il mio braccio e poi prese ad irradiarsi in tutto il resto del corpo.
Quando non fui più in grado di sopportare l'agonia, caddi in ginocchio sul pavimento.
Mandando all'aria ogni pretesa di conservare un minimo di dignità, iniziai ad urlare e a dimenarmi in preda al terrore.
Il fuoco ormai divampava incontrollato dentro di me, rendendomi impossibile anche solo pensare a qualcosa che non fosse quel calore insopportabile.
Quando iniziai a pensare che non potesse andare peggio, il mago lasciò andare la mia mano. Il dolore non si fermò come avevo sperato, anzi crebbe di intensità.
Libera dalla presa del mago, rotolai sul pavimento, in cerca di una posizione che riuscisse ad alleviare almeno in parte la mia pena. Ma nulla sembrava in grado di fermare quelle fiamme, decise più che mai a sciogliere ogni mio muscolo, organo ed osso.
Un cerchio incandescente mi circondò la testa, ponendo definitivamente fine ai miei tentativi di resistere alle fiamme. Giacqui immobile e senza fiato, mentre tutto il mio corpo veniva consumato dal fuoco. Con la coda dell'occhio scorsi il mago, fermo sulla soglia; una scintilla di sadica curiosità gli illuminava lo sguardo, mentre mi osservava.
"Forse dopotutto, ho parlato troppo presto riguardo alla fine delle sofferenze" mormorò tra sé e sé.
Malgrado le sue parole suonassero sincere, il sorriso soddisfatto che gli sfuggì dalle labbra tradiva il suo reale compiacimento.
Incapace di sopportare ancora quella vista ripugnante, serrai gli occhi. La risata stridula ed acuta del mago, fu l'ultima cosa che riuscii ad udire prima che il tanto agognato oblio mi reclamasse.

Make a WishDove le storie prendono vita. Scoprilo ora