Capitolo 38

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Fissavo l'anonima parete color crema davanti a me, senza vederla davvero. La voce della signorina Wilkinson arrivava alle mie orecchie in un monotono brusio.
Non era una lezione particolarmente noiosa, ma comunque faticavo a tenere aperti gli occhi. Avevo trascorso la notte in bianco... di nuovo.
Ogni tentativo di addormentarmi era stato vano. Non appena provavo a chiudere gli occhi lo stessa sgradevole incubo tornava a tormentarmi.
Come se non bastasse, quella voce glaciale che ormai da diversi secoli disturbava il mio sonno, ora aveva preso ad insinuarsi tra i miei pensieri anche quand'ero sveglia.
Avevo provato ogni genere di diversivo, compreso riarredare da cima a fondo la mia lampada, ma nulla si era dimostrato efficace.
Avevo più volte preso in considerazione l'idea di andarmene al piano di sotto e fare razzia di gelato nel frigorifero, ma il pensiero di poter incontrare James mi aveva dissuasa dal farlo.
Per quanto mi sforzassi di negarlo, lo stavo evitando. E lui se n'era accorto.
La nostra ultima chiacchierata notturna mi aveva parecchio confusa. Ma malgrado il significato delle sue parole ancora mi sfuggisse, non avevo osato chiedere un chiarimento.
Lui non vi aveva più fatto cenno, e a me andava più che bene in quel modo...
O almeno così continuavo a ripetermi.
Per quanto mi sforzassi di non farlo, quelle parole continuavano a ronzarmi in testa.
Con un sospiro sommesso, smisi di studiare le crepe sul muro ed inclinai leggermente il capo a destra; con la coda dell'occhio sorpresi James che mi fissava con aria enigmatica.
Anche lui non sembrava essere particolarmente interessato alle parole della signorina Wilkinson sulla poetica di Alfred Tennyson. Teneva il mento mollemente appoggiato sul palmo di una mano, mentre con l'altra tamburellava distrattamente sul banco. L'ambra nei suoi occhi splendeva dietro le lunghe ciglia.
Non appena intercettò il mio sguardo, gli angoli della sua bocca ebbero un fremito e si piegarono all'insù.
Prima che avessi modo di registrare la cosa, una pallida scintilla dorata si accese nel mio sguardo e mi ritrovai a sorridere a mia volta.
Sciocca!
Era una cosa talmente patetica...
Quando avevo iniziato a sciogliermi in sorrisi melensi come un'insulsa scolaretta?!
Quasi come se avesse intuito i miei pensieri, il sorriso di James si allargò.
Scossi la testa e riportai svelta lo sguardo sul foglio che avevo di fronte. Un brivido di paura mi solleticò lo stomaco.
Senza rendermene conto avevo continuato a scarabocchiarvi sopra, ed ora almeno una dozzina di occhi d'inchiostro mi lanciavano sguardi malevoli dalla pagina.
Rimasi per qualche istante inerte, a fissarli, poi staccai bruscamente il foglio dal quaderno ed lo accartocciai in un palmo.
Forse stavo davvero impazzendo...

Malgrado quel che era successo a lezione mi avesse leggermente scossa, mi consolai constatando che probabilmente non ero l'unica a star impazzendo là dentro.
Non appena l'odiosa campanella squillò, centinaia di ragazzi sovreccitati e schiamazzanti si riversò nei corridoi.
Credevo di aver fatto l'abitudine ormai a tutto quell'insopportabile baccano, ma i miei compagni fecero del loro meglio per dimostrarmi quanto mi sbagliassi.
Gruppetti di ragazze squittenti e civettuole veleggiavano per i corridoi lanciando occhiate lascive qua e là e mulinando i lunghi capelli, per poi tornare a bisbigliare fitto fitto tra loro.
I ragazzi dal canto loro, le fissavano incantati dandosi di gomito, ammiccando e a volte addirittura fischiando.
Fissai la scena confusa ed incredula. Sembrava di essere ad una fiera del bestiame.
"Cosa mi sono persa?" domandai, vedendo Lizzie venirmi incontro.
Lizzie mi restituì un'occhiata perplessa, poi guardò i nostri compagni e sembrò capire.
"Oh, è arrivato quel periodo dell'anno!" sospirò, scrollando le spalle.
"Quale periodo?" chiesi, sempre più confusa.
"La fine della scuola naturalmente. Quindi è tempo di festeggiare"
"Festeggiare?" ripetei incerta.
Non solo non mi era mai passato per la testa il pensiero che le lezioni dovessero avere un termine prestabilito, ma l'idea di festeggiare l'evento mi sembrava a dir poco stravagante.
"Ho sentito forse la parola festeggiare?" esclamò Corbin, unendosi a noi.
Abbassai lo sguardo, con aria leggermente colpevole. Finita la lezione mi ero subito precipitata fuori dall'aula, senza aspettare che lui e James mi raggiungessero.
"Ginny, si stava domandando il motivo di tutto questo fermento" spiegò Lizzie, accennando con la mano alle sue spalle.
"Vuoi dirmi che non sai nulla del ballo, tesoro?" si stupì lui.
"Ballo?! Quale ballo?" domandai, con voce fin troppo acuta.
"Il ballo di fine anno, naturalmente! È l'evento più atteso dell'anno"
"Già. Francamente non capisco il motivo di tanto entusiasmo alla prospettiva di affittare uno stupido smoking e ballare in una palestra affollata, ma a quanto pare le ragazze vanno matte per queste cose..." fece Corbin, passandosi una mano tra i capelli, con aria meditabonda.
"Poi devo dire che l'idea di vederti in abito da sera costituisce un ulteriore incentivo" aggiunse, strizzandomi maliziosamente l'occhio.
Ancora troppo occupata a registrare una notizia del genere, non risposi alla sua provocazione.
Un ballo?!
Ma andiamo! Ed io che avevo iniziato a pensare che queste secolo in fondo facesse davvero per me...
"Sei sempre il solito!" lo rimproverò Lizzie "Possibile che per te ogni evento debba diventare una scusa per rimorchiare qualche ragazza?"
"Dimmi un'altra ragione per cui dovrei andare al ballo?" la sfidò lui.
"È un evento importante. Si festeggia la fine della scuola e si salutano i compagni, e per quelli dell'ultimo anno é un modo per congedarsi dal liceo"
"Rettifico. Dimmi un'altra ragione sensata per cui dovrei andarci!"
Riprendendomi dalla momentanea sorpresa, ridacchiai al commento di Corbin. Anche James, che fino a quel momento era rimasto silenzioso, si fece sfuggire una risatina. Intercettai per un istante il suo sguardo, ma lo distolsi subito, prima che le mie iridi si colorassero di rosa.
Per quanto mi riguardava Lizzie avrebbe anche potuto sciorinare un centinaio di ragioni più che valide, ma io non ci sarei andata. Nemmeno sotto tortura.
Non solo avevo sempre ritenuto questo tipi di eventi deprimenti e squallidi, ma le mie, a dir poco catastrofiche, esperienze non avevano fatto altro che incrementare la mia avversione.
"...Ed ovviamente tu dovrai concedermi un ballo, tesoro" stava dicendo Corbin, quando tornai a focalizzare l'attenzione sulla conversazione.
Mio malgrado mi ritrovai a sorridere. Sarebbe stata senza dubbio un'esperienza interessante.
"Quando vuoi!" risposi divertita "Ma di certo non a questa stupida festa"
"Che cosa?!" chiesero i fratelli in coro.
"Non ho intenzione di partecipare" chiarii.
"Ma Ginny, tu devi. Non puoi non venire" esclamò Lizzie, afferrandomi le braccia.
"Perché mai? È forse obbligatoria la presenza?" domandai, scettica.
"No, certo che no. Ma..."
"Tanto meglio. Detesto i balli" sospirai "Senza contare che all'ultimo a cui sono stata per poco non ho fatto scoppiare la rivoluzione"
I due mi guardarono con tanto d'occhi. Persino James non riuscì a nascondere una scintilla di curiosità.
"Lunga storia" Che comprendeva un imperatore troppo suscettibile riguardo la sua statura e un'uscita particolarmente infelice.
"Comunque non vengo!" tagliai corto, incrociando le braccia al petto.
"Jay questa è senza dubbio colpa tua!" si lagnò Corbin.
"Mia? Come potrebbe?"
"Di solito sei tu il guastafeste. Devi averla contagiata"
James sorrise alla strampalata teoria dell'amico, ma non ribatté.
"James non c'entra nulla" assicurai "La mia avversione per i balli risale a molto tempo prima di conoscere tutti voi. A molto tempo prima che venne scoperto questo continente, a dire il vero"
Corbin e James risero della mia affermazione, ma Lizzie continuò a fissarmi seria.
"Non credo che cambierò idea tanto presto" le dissi, anche se a malincuore.
"Staremo a vedere" ribatté lei "In fondo abbiamo trascinato James agli ultimi tre balli scolastici, non vedo perché con te non dovremmo riuscire"
"Oh sì, in questo sei una maestra, sorellina" osservò Corbin, appoggiandosi alla sua spalla.
"Confermo" rincarò James.
Lo fulminai con un'occhiata risentita. Erano poche le cose su cui ci trovavamo d'accordo, ma pensavo che almeno in quella situazione mi avrebbe sostenuta.
"Troveremo un modo di convincerti" sentenziò Lizzie, con una scintilla di fervente determinazione nello sguardo.
Corbin, al suo fianco, annuì deciso.
"Suppongo che possiate provarci" sospirai infine, accettando la sfida.

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