Capitolo 23

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Lo scricchiolio metallico dell'anta che sbatteva, mi fece sussultare. Alzai gli occhi di scatto, per mettere a fuoco la ragazzina tutto pepe che si era appena appoggiata contro il mio armadietto.
Malgrado i miei sensi acuti, non l'avevo sentita avvicinarsi. Succedeva sempre più di frequente, ultimamente. Colpa della mia mente distratta.
Focalizzai la mia attenzione su Lizzie; dal suo viso lievemente imbronciato dedussi che qualcosa, o qualcuno, doveva averla contrariata. Brutta mossa.
"Che succede?" le chiesi, voltandomi verso di lei.
"Intendi a parte un padre svalvolato, che si ostina a cimentarsi in hobby decisamente al di fuori delle sue possibilità; un fratello idiota e svogliato; e delle ragazzine presuntuose che ancora una volta ci hanno soffiato la palestra per provare le loro stupide giravolte?!"
Aveva pronunciato tutto quel discorsetto senza mai riprendere fiato, il che mi fece presumere che fosse peggio del previsto.
"Sì, intendevo a parte tutto questo" mormorai divertita.
"Oh, allora nessun problema!" sospirò, alzando gli occhi al cielo e accennando un breve sorriso.
"Racconta" la incoraggiai, tornando a riporre i libri nell'armadietto.
Iniziò a parlarmi del weekend disastroso trascorso col padre, del suo tentativo di portare Corbin a pescare e della loro idea di cucinare il pescato, risoltasi con un mezza-intossicazione da frutti di mare.
La lasciai sfogare, cercando di limitare i commenti pungenti e di trattenere le risate. Non sarebbe stato saggio alimentare la sua irritazione.
Parlare comunque sembrò fungere da calmante; quando infine, suo fratello e il mio padrone ci raggiunsero, il suo umore era decisamente migliorato.
Corbin ci salutò allegramente, mentre James si limitò a farci un cenno col capo. Cercai di ignorare lo strano formicolio che mi solleticò lo stomaco quando lui incontrò il mio sguardo e sorrise.
Ricambiai pacatamente il cenno e distolsi in fretta lo sguardo per evitare che i miei occhi cambiassero colore.
Non avevamo parlato di quanto era accaduto la sera prima, e la cosa mi andava più che bene, dal momento che io per prima non sapevo cosa significasse.
Ci comportavamo normalmente, o quasi, e facevamo finta di nulla.
"Eccola qui, la nostra piccola star! Allora, hai già iniziato a firmare autografi?" fece Corbin, ammiccando nella mia direzione.
Lizzie si lasciò scappare uno sbuffo divertito e scosse la testa.
"Di che parli?" domandai confusa.
"Ma della tua esibizione al karaoke l'altra sera! Hai sbaragliato tutti. Chiedevano a gran voce il bis quando ve ne siete andati" spiegò passandomi un braccio intorno alle spalle, col suo solito modo di fare espansivo.
"O meglio, quando qualcuno ti ha rapita" precisò, guardando storto l'amico.
"Non è stato niente di che" mi schermii.
"Vuoi scherzare. Sei stata fenomenale!"
"Lascia perdere, Cor. Lei ricorda poco di quella sera" mormorò James, con una nota leggermente infastidita nella voce.
"Davvero? Come mai? Non importa! Che mi devi una canzone però te lo ricordi, vero tesoro?" chiese Corbin concitato.
Lanciai un'occhiata in tralice al mio padrone, che continuava a fissarci con sguardo indecifrabile.
"Non potrei mai dimenticarlo"
"Questa è la mia ragazza!" sorrise lui, entusiasta.
"Avanti, Jay! Sei stato forte anche tu" si affrettò ad assicurargli l'amico, mal interpretando la sua espressione.
James accennò un sorriso, che si trasformò in risatina non appena Corbin aggiunse: "D'altra parte hai avuto un grande insegnante"
"Modesto, soprattutto" commentò Lizzie.
Scoppiammo tutti e quattro a ridere.
"Fortuna che c'è stato il karaoke! Il resto del weekend è stato un incubo" sospirò Corbin, lasciandomi andare.
"Sì, Lizzie me lo stava giusto raccontando" dissi.
"Niente pesce per molto, molto tempo" assicurò.
"Smettiamo di parlarne, per favore" lo pregò la sorella, coprendosi la bocca con una mano.
"Meglio! Voi che avete combinato nel fine settimana?" chiese Corbin, a quel punto.
Senza volerlo, mi irrigidii. Guardai James, cosa avrebbe risposto all'amico?
Mi fissò per un lungo istante: ci scambiammo uno sguardo ricco di sottintesi.
"Niente di che" mormorò alla fine, tornando a guardare l'amico.
Anche se mi ero aspettata una risposta simile, dovetti ammettere che un po' mi deluse. Era contato davvero così poco per lui?
Scossi la testa. In fondo che me ne importava?
Mi ripresi in fretta. Se era così che voleva giocarsela...
"No, infatti. Niente di speciale!" mentii.
Con la coda dell'occhio colsi il ghigno divertito del mio padrone. Il solito presuntuoso!
"Ma davvero?" si stupì Corbin, facendo rimbalzare lo sguardo da me e all'amico e viceversa.
"Tutti soli in quella casetta per due giorni, e non avete trovato nulla di divertente da fare?"
Alzò le sopracciglia e squadrò entrambi con fare malizioso.
Ci scambiammo un altro sguardo, questa volta leggermente divertito.
"Finiscila, Cor! Non tutti ragionano come te, alcuni usano il cervello!" lo rimproverò la sorella.
"Ehi stai calma! Volevo solo dire che io l'avrei trovato qualcosa da fare..." proseguì lui divertito.
"Lo immaginavo" sospirò James.
"Ah sì? E cosa?" volli sapere io.
Corbin mi fissò, un ghigno beffardo gli si dipinse sul volto.
"Non sei ancora pronta per questo, tesoro" mi assicurò, sollevando il colletto della giacca che portava.
"Mettimi alla prova" insistei, non resistendo al richiamo della sfida.
Mi squadrò di nuovo ed emise un fischio di apprezzamento.
"Tu sì che sai riconoscere il meglio" si complimentò in tono vivace.
"Jay, tu sei sicuro di riuscire a tenerle testa?" chiese, dando di gomito all'amico.
Lo fissai, molto interessata a sapere come avrebbe reagito alla provocazione.
Sfortunatamente la sua risposta venne inghiottita dall'arrivo dell'Uragano Ashley.
Volteggiava sui suoi tacchi a spillo distribuendo volantini color porpora a chiunque le capitasse a tiro.
Si avvicinò a noi seguita dalle sue gregari, tutte con lo stesso identico sorriso altezzoso dipinto sulle labbra luccicanti.
Ci consegnò un volantino ciascuno. A quanto pare si trattava dell'invito alla sua festa di compleanno.
"Festa in maschera" lesse Corbin ad alta voce.
"Oh, allora sai leggere. Grandioso" commentò lei acida.
Le dita presero a pizzicarmi; la voglia di trasformarla in ratto aumentava col trascorrere dei secondi che passava di fronte a noi.
"Mio padre, il sindaco Hale, mi ha dato il permesso di invitare l'intera scuola"
"Ovviamente alcuni ospiti saranno più graditi di altri" flautò, lanciando un'occhiata ammaliante al mio padrone.
Piccole scintille mi percorsero le dita. Allacciai le mani dietro la schiena per nasconderle. James non si fece sfuggire il mio gesto.
"Ovviamente" le fece eco Lizzie, imitando la sua vocetta melliflua.
Ashley la fulminò con un'occhiataccia.
"Sono d'obbligo maschera e costume" riprese, con tono più concitato.
"Vedo che tu ti sei già portata avanti, cara" sussurrò squadrando il mio semplice abito di tela bianca.
"Con un cappellino sarai una perfetta venditrice di gelati. Oh, ma aspetta. Non è un costume. Mi sarò sbagliata" proseguì, guardandomi dritta negli occhi.
Per il suo bene sperai che notasse la tinta scarlatta che stavano assumendo.
Le sue compari scoppiarono a ridere alla sua insulsa presa in giro, lei tuttavia non si unì a loro. Rimase a fissarmi col suo sorriso di scherno dipinto in volto.
Avevo già detto che avrei tanto voluto trasformarla in un topo?
Come intuendo i miei pensieri, James mi scoccò uno sguardo d'ammonimento. Sospirai e strinsi ancora di più le braccia dietro la schiena, tanto che iniziarono a farmi male.
"Ti ringrazio, cara" le risposi gelida "Anche il tuo costume da vipera non è male. Oh aspetta, non è un costume. Colpa mia!"
Lizzie, Corbin e perfino James scoppiarono a ridere, mentre Ashley arrossiva sotto i diversi strati di fondotinta che le coprivano il viso.
"Beh ci vediamo alla festa!" fece Corbin.
"Ciao, ciao" le salutò Lizzie.
Dopo un'ultima occhiata spocchiosa, girarono i tacchi e si avviarono lungo il corridoio come delle furie in gonnella.
"Attenta al veleno" le urlai, prima che voltassero l'angolo.
Non appena si furono allontanate, potei riassumere una posizione normale. Mossi le braccia per dar sollievo ai muscoli intorpiditi.
"Incredibile anche quest'anno ci toccherà andarci!" sospirò Lizzie.
"Non sono poi tanto male le sue feste!" provò a farle notare il fratello
"Non lo sarebbero se non fossero le sue"
"Perché ci andate se non vi piacciono?" chiesi perplessa.
"Non andare alle feste di Ashley Hale è considerato un suicidio sociale" mi spiegò Lizzie cupa.
"Non siamo obbligati ad andarci" intervenne James.
"No, forse noi no. Ma tu sei l'ospite di riguardo" lo schernì lei tornando ad imitare il tono zuccheroso di Ashley.
Corbin ed io sogghignammo.
"Costumi! Quest'anno ha davvero superato se stessa" brontolò lui, fissando il volantino.
"Non potrà essere peggio dell'anno scorso: festa a tema Rinascimento Italiano. Ancora ho gli incubi su quelle tartine toscane!" commentò Lizzie.
Rabbrividirono entrambi.
"Che ne dici Jay, potremmo vestirci da cavalieri, o da cantanti rock, meglio ancora da supereroi! Si un grande duo di supereroi. Che dici di... Batman e Robin?"
Lizzie scoppiò in una risatina acuta davanti allo sguardo incredulo di James.
"Una coppia perfetta. Chissà magari così Ashley capirebbe di non avere speranze con te, Jay" disse continuando a ridere.
"Prenderò in considerazione l'idea, allora" sospirò lui divertito.
Risero tutti e tre, mentre io li fissavo perplessa. Cosa non avevo colto?
Prima che potessi chiedere spiegazioni, il trillo acuto della campanella risuonò, richiamandoci ai nostri doveri.
"A dopo, ragazze" ci salutarono.
"Penserò io ai costumi" assicurò Lizzie al mio padrone, strizzandogli l'occhio.
Lui le restituì un sorriso di gratitudine.
Dopo aver riposto gli inviti nei rispettivi zaini, ci affrettammo a tornare in classe.
Ancora non capii il senso di quella decisione, ma a quanto sembrava saremmo andati ad una festa in maschera.
"Chissà se verrà anche il tipo nuovo..." si chiese Lizzie, mentre camminavamo svelte lungo il corridoio.
"Chi?"
"Ginny, ma dove hai la testa? Oggi è arrivato un nuovo studente, ne stanno parlando tutti. O meglio tutte, dal momento che è un bel ragazzo. Io però non l'ho ancora visto"
"Capisco" mormorai.
"Di certo Ashley non perderà occasione per andare a pavoneggiarsi un po'"
"Probabilmente no" concordai, distratta.
Dopo averla salutata, proseguii verso la mia aula. Ormai solo pochi ritardatari ancora si affrettavano nel corridoio.
Io però non avevo fretta. L'idea della festa mi affollava i pensieri.
Nemmeno ricordavo l'ultima volta in cui avevo partecipato ad un evento simile. Ma l'idea stava iniziando ad elettrizzarmi. La mia prima festa in questo secolo!
Era il compleanno di quell'antipatica, d'accordo, ma in fondo a chi importava?
Sarei stata con miei amici e avrei fatto un'altra nuova esperienza. E ultimamente ne stavo collezionando parecchie!
Il primo giorno di scuola, i primi compiti, il primo film, la prima serata al karaoke, la prima sbronza, il primo... bacio, pensai sorridendo tra me e me.
Mi bloccai, un brivido mi percorse la schiena. Sentii che qualcuno mi stava osservando.
Acuii i miei sensi e mi guardai attorno per capire chi fosse.
Niente. Il corridoio era deserto.
Forse mi ero sbagliata.
Esitai ancora un'istante, mi gettai un'altra occhiata alle spalle dopodiché corsi in classe per sfuggire a quella sensazione di gelo che mi aveva invaso.

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