Capitolo 43

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Inginocchiata nella mia bolla, quasi dimentica della presenza del mago sotto di me, cercai di convincermi che il mio piano avesse funzionato, che James avesse recepito il mio messaggio e se ne fosse andato il più lontano possibile. Provai a mettere a tacere i miei dubbi e i miei timori, ma quella stupida vocina nella testa che mi ricordava che James non faceva mai quanto gli chiedevo continuava a tormentarmi.
Non seppi mai quanto tempo rimasi in quello stato, chiusa nella mia bolla d'angoscia e tormento, scattando ad ogni minimo rumore nel timore che potesse trattarsi di James.
Quando finalmente iniziai a pensare che non sarebbe venuto, un tonfo sordo riverberò per la stanza. Il mio sguardo saettò verso la porta che aveva preso a cigolare piano.
La maniglia vibrò intensamente, poi finalmente la porta girò sui cardini e si aprì di scatto. In un turbinio confuso James si materializzò nella stanza.
Per un attimo stentai a riconoscerlo. Aveva l'aspetto più inconsueto che gli avessi mai visto addosso. La giacca dello smoking era sparita, così come il papillon, le maniche della camicia bianca erano state rimboccate, aveva il fiato corto, quasi come se avesse corso fino a quel magazzino deserto.
Quello che davvero mi colpì tuttavia, era la furia selvaggia che gli ardeva nello sguardo. Una rabbia così intensa e profonda che credevo di aver solo immaginato potesse risiedere in lui.
Avanzò deciso verso di me, ignorando completato il fuoco che ardeva nella stanza. Per un istante dimenticai tutto, il luogo in cui mi trovavo e la situazione che stavo vivendo. Esisteva solo James. Le ombre scure che le fiamme gettavano sul suo viso, gli conferivano un aspetto innaturale.
Troppo presto però, la realtà tornò a colpirmi.
"Perché sei qui?!" esclamai, balzando in piedi.
Lui non rispose, proseguì dritto verso di me senza dar segno di avermi sentita. Una volta che mi ebbe raggiunta, alzò lo sguardo su di me. Quando i suoi occhi d'ambra trafissero i miei, venni travolta da un ridda di emozioni contrastanti. Il mio cuore sfarfallò nel petto per la gioia di vederlo; la parte più razionale di me però, che avrebbe preferito saperlo a centinaia di chilometri da lì, eclissò quel sentimento.
"Te ne devi andare. Subito!" gli intimai.
"Non senza di te" ribatté, con ostinazione.
Gli scoccai un'occhiata di fuoco ed inghiottii una rispostaccia.
Perché non capiva?!
Resse il mio sguardo con fiera determinazione. Scandagliai l'ambra scura dei suoi occhi, ma non vi trovai tracce di dubbio o titubanza. Mi lasciai scivolare a terra, le mani premute sulle pareti della bolla. Non avevo la forza di litigare con lui.
"Ti prego" supplicai a fior di labbra.
In un attimo la fredda maschera di rabbia sul suo viso si infranse e potei scorgere di nuovo il mio James. I suoi occhi si accesero di calore, poggiò una mano sulla barriera incantata che ci separava in corrispondenza della mia e avvicinò il viso al mio.
"Fidati di me" sussurrò.
Gioia e sorpresa si mescolarono nel mio sguardo. Contro ogni logica, mi ritrovai ad annuire.
Il suono freddo di una risata sembrò risvegliare entrambi. La nostra attenzione si concentrò sul mago che avanzava verso di noi. Un ghigno sarcastico distorceva i suoi bei tratti, mentre applaudiva pacatamente.
"Davvero un bello spettacolo. L'eroe è venuto a salvare la sua bella" canterellò divertito.
"Che romantico"
La maschera d'ira tornò ad indurire il volto di James tanto velocemente quanto se n'era andata.
"Lasciala andare" intimò, con tono più calmo e controllato di quanto mi aspettassi.
Il mago gettò indietro il capo e proruppe in una risata sguaiata. Per quanto ammirassi il coraggio di James, in quel momento desiderai solo che fuggisse dalla parte opposta.
"Frena, ragazzo. Non ti hanno insegnato come vanno queste cose? L'eroe deve uccidere il perfido drago prima di salvare la principessa!"
"Lasciami indovinare... Tu saresti il drago?" domandò James, voltandomi le spalle per fronteggiarlo.
"Ah sei sveglio, ragazzo. È questo che ti ha colpito di lui, Principessa?" mi schernì il mago.
"Forse. Oppure semplicemente i pazzi psicopatici non sono il mio tipo" ribattei a denti stretti.
Zafir rise di nuovo. Una risata priva d'ironia che risvegliò antichi ricordi da tempo sopiti nella mia memoria.
"Sfacciataggine! Una dote che non le è mai mancata. Immagino sia una qualità che può intrigare. Non è vero signor Morgan?" proseguì, tornando a rivolgersi a James.
"Come conosci il mio nome?" lo interrogò lui.
"Andiamo, così mi sottovaluta!" sbuffò il mago, muovendo le braccia con impazienza.
"Ho sempre trovato di prioritaria importanza conoscere l'identità dei padroni di Ginevra. Altrimenti come avrei potuto recuperare questa?" mormorò, estraendo, con fare teatrale, la mia lampada da una delle pieghe della sua veste.
"Bella casa, a proposito. Tuttavia non l'ho trovata all'altezza delle tue aspettative, mia cara"
"Buffo. È quello che ho sempre pensato di te" ribattei prima di riuscire a trattenermi.
Questa volta il sorriso abbandonò il suo volto, una scintilla scarlatta gli accese lo sguardo, ma ancora non perse del tutto il controllo.
"Staremo a vedere chi risulterà alla tua altezza, alla fine" sentenziò.
"Allora signor Morgan, che ne direbbe di una sfida? Una sorta di duello all'ultimo sangue. La donna, come si suol dire, va al vincitore" proseguì, tornando a rivolgersi a James.
Notai la sua mascella serrarsi e i pugni stringersi lungo i fianchi. Quanto ad autocontrollo quei due rivaleggiavano alla pari. Ma al contrario del mago, James aveva molto più da perdere.
"Se vinco, la lascerai andare?" domandò.
"Avete la mia parola" promise il mago.
Malgrado conoscessi James abbastanza bene da sapere che non si sarebbe certo tirato indietro, un grido soffocato mi sfuggì dalle labbra quando lo vidi annuire piano.
Zafir sorrise poi, con un cenno della mano, fece comparire due spade. Ne prese una e porse l'elsa della seconda a James.
"Immagino lo troverà fuori moda, signor Morgan. Ma sono un tipo tradizionalista"
James non disse nulla, ma afferrò la spada senza staccare gli occhi da quelli del mago.
"No!" gridai.
Tutto quella situazione era follia. Come avevo potuto permettere che accadesse?!
"State tranquilla, Principessa. Non userò la magia su di lui" mi blandì distrattamente il mago.
"Non ce ne sarà bisogno"
"Ora sei tu a sottovalutare me" mormorò James.
Gli angoli della bocca del mago scattarono verso l'alto, poi con un movimento repentino attaccò. James si mosse quasi nello stesso istante e parò l'attacco.
"Non male" commentò il mago.
James scrollò le spalle con noncuranza e lo scontro riprese. I loro movimenti si fecero sempre più repentini e confusi; ogni passo era calcolato e preciso come in una sorta di danza.
Osservando il combattimento dalla mia bolla, un sentimento di disperata impotenza mi avvolse, serrandomi la gola. Trattenevo il respiro ogni volta che un fendente del mago arrivava troppo vicino a James, per lasciarlo andare piano quando poi prendeva a contrattaccare.
Il mio stato di apprensione non mi impedì tuttavia di meravigliarmi dell'abilità di James. Si muoveva con l'innata grazia che lo contraddistingueva, ma i suoi fendenti erano energici e precisi.
Dall'espressione sempre più concentrata e irritata del mago, intuii che non ero stata la sola ad averlo sottovalutato. Malgrado le sue abilità sorprendenti, Zafir aveva alle spalle secoli di esperienza che a James mancavano. Se il combattimento si fosse protratto troppo a lungo per lui sarebbe stata la fine.
Dopo una serie particolarmente elaborata di parate ed affondi, James con un'astuta finta riuscì a passare oltre le difese del mago.
Guardai la scena che mi si parava dinnanzi senza osare credere ai miei occhi. James fronteggiava un mago incredulo e disarmato.
Prima che il sollievo potesse invadermi tuttavia, vidi James fissarsi le mani con una smorfia sofferente sul volto. Anche il mago lo stava fissando con un'indecifrabile espressione compiaciuta. James lasciò la presa e la spada cadde a terra con un tintinnio assordante, l'elsa ancora fumante.
Il mago non esitò a prendere vantaggio della situazione. Recuperò l'arma e con un fendente squarciò la camicia di James, tracciando una linea scarlatta sul suo petto. James grugnì, ma non arretrò. Il mago tentò un nuovo affondo, ma James riuscì a schivarlo appena in tempo.
Continuarono a fissarsi, ansimando entrambi.
"Notevole" commentò il mago, prima di colpirlo alla tempia con l'elsa.
Con orrore vidi James crollare in ginocchio e Zafir puntargli la spada alla gola.
"Avresti fatto meglio ad ascoltare la tua bella, signor Morgan" ghignò il mago, in tono trionfale.
"Ora dovrà vederti morire"
James guardò il mago alzare la sua spada su di lui con volto impassibile.
"Nooo!"
Entrambi voltarono il capo verso di me. Lo sguardo di James era contrariato, quello del mago carico d'aspettativa.
"Qualcosa in contrario, Principessa?" domandò, in tono casuale.
"Non farlo. Ti prego" implorai.
"Perché?"
Guardai il petto ancora sanguinante di James e il senso di colpa mi serrò il petto. Potevo illudermi quanto volevo, ma non ero mai davvero cambiata. Ero rimasta sempre la stessa egoista di un tempo. Quella che lasciava che gli altri subissero le conseguenze delle sue decisioni.
Ma ora era venuto il momento di mettere fine a quella storia.
"Hai vinto" mormorai "I-io rinuncio"
"Ginny, no"
Lo ignorai e continuai a fissare il mago.
"Ti sposerò. Sarò tua... Per l'eternità. Avrai ciò che hai sempre desiderato, ma tu in cambio lo lascerai andare" sentenziai.
Gli occhi pallidi del mago mi studiarono con intensità per diversi minuti. Potevo quasi scorgere i pensieri prendere forma nella sua mente.
Lentamente con movimenti calcolati, abbassò la spada.
"Sembra che abbiamo raggiunto un accordo, finalmente" dichiarò gioviale.
Rimboccandosi le ampie maniche delle veste, accennò un gesto nella mia direzione e la bolla che mi teneva prigioniera si infranse. Mi lasciai cadere a terra espirando piano, mentre il mago si apprestava a raggiungermi a passi svelti.
Quando fu davanti a me si chinò e, afferrandomi per i polsi, mi tirò in piedi senza tante cerimonie.
"Ottima scelta" mormorò.
Non lo ascoltai neppure.
'Stai bene?' intonai nelle mente.
'Ginny non avresti dovuto farlo'
'Sì, invece. Questa non è la tua battaglia. È la mia'
"La sua vita in cambio della mia, d'accordo?" ripetei, tornando a fissare il mago.
"Affare fatto" acconsentì lui, chinando appena il capo.
"Ora, mia Principessa, dal momento che abbiamo già l'abito..." mormorò, squadrando il mio vestito strappato e coperto di polvere.
"Direi che lo sposo può finalmente baciare la sposa"
Lo conoscevo abbastanza da sapere che quella era tutt'altro che una richiesta cortese. Perché negarglielo poi? Dal momento che ormai gli avevo promesso me stessa...
Lottando con ogni fibra del mio corpo il desiderio di sottrarmi, lasciai che avvicinasse il viso al mio.
'Scappa' implorai James, l'istante prima di chiudere gli occhi.
Sentii il respiro caldo del mago sfiorarmi il viso e le sue dita tracciare il profilo della mia mascella. Niente scarica elettrica. Il suo tocco non mi provocava altro che brividi di repulsione.
"Bel tentativo" sussurrò, ad un centimetro dalle mie labbra.
Reagii d'istinto. Mi dimenai per cercare di sottrarmi alla sua presa, ma lui non me lo permise.
"Hai lasciato morire così tanta gente, pur di non concederti a me" sibilò.
"Eri pronta persino a morire. Ma per qualche ragione non sei disposta a sacrificare la vita di questo ragazzino"
Smisi di ribellarmi e lo fissai con espressione piatta.
"Questo... Vuol dire una cosa sola"
"Ah sì? E che cosa?" soffiai.
Il mago non rispose e lasciò andare i miei polsi, ma la sua stretta venne immediatamente sostituita dalla morsa metallica di pesanti manette d'ottone. Senza aggiungere altro, mi voltò le spalle.
"Cosa significa?!" ripetei, con crescente agitazione.
Mi ignorò e continuò ad avanzare, con le movenze sinuose e letali di un serpente, verso James, che era riuscito a rimettersi in piedi, su gambe malferme, e si teneva una mano premuta sul petto.
"Significa che non potrò mai avere ciò che voglio finché lui esisterà" sentenziò estraendo la spada.
"No! Avevi promesso!" esclamai, scagliandomi su di lui.
Immediatamente un muro invisibile parve dilatarsi tra di noi. La forza dell'urto scagliò il mio corpo dall'altro lato della stanza. Caddi a terra in un tintinnio di catene.
Il dolore alla nuca mi annebbiava la vista, ma lo ignorai. Tentai di rimettermi in piedi, ma con scarso successo.
Alzandomi sui gomiti fui in grado di vedere James e il mago camminare in cerchio, gettandosi occhiate torve.
In qualche modo James era riuscito a riprendere la spada e ora fronteggiava il mago con rinnovato slancio.
"Sei tenace ragazzino, lo riconosco" mormorò il mago.
"Ma ormai non ti reggi in piedi"
Aveva ragione. I movimenti di James non erano più rapidi ed eleganti, ma fiacchi e meccanici. La ferita al petto continuava a sanguinare e le sue mani erano coperte di vesciche.
"Sei patetico" ansimò James respingendo a fatica l'ennesimo affondo del mago.
Quest'ultimo scoprì i denti in un ghigno beffardo.
"Tutti quei poteri, e non sei mai stato in grado di ottenere ciò che volevi" proseguì James, implacabile.
Impossibilitata ad usare la magia, fissai la scena con orrore ed incredulità.
Perché James lo stava provocando in quel modo? Non aveva realizzato quanto potesse essere pericoloso il mago?
Impossibile! James era troppo intelligente... Allora cosa diavolo stava facendo?
Accantonata l'idea che la botta in testa gli avesse danneggiato il cervello, cercai di capire cosa avesse in mente.
Mi concentrai su di lui. Scrutai i duellanti attraverso le fiamme. Qualcosa non andava.
Malgrado ne andasse della sua stessa vita, James non sembrava prestare particolare attenzione al suo avversario e ai suoi incalzanti attacchi.
Zafir caricò di nuovo e questa volta riuscì a mettere James con le spalle al muro, attraverso il braccio del mago colsi l'occhiata di James.
Sembrava volesse indicare...
Per poco non mi sfuggì un urlo.
Corbin e Lizzie si stavano spenzolando dalle due finestre alle mie spalle. Con un fruscio sommesso, degno di due acrobati, atterrarono accanto a me.
Corbin mi fece l'occhiolino e si posò un dito sulle labbra. Lizzie mi sorrise radiosa, come se intrufolarsi in un magazzino deserto per combattere un perfido mago fosse una questione all'ordine del giorno per lei.
Ancora sbalordita dalla loro comparsa provvidenziale, guardai entrambi con un misto di ammirazione, rabbia, sorpresa ed euforia. Prima di concedermi il lusso di tornare a respirare tuttavia, lanciai un'occhiata all'altro lato della stanza.
Il mago, troppo preso dal duello con James, non si era minimamente accorto della loro presenza.
Trassi un profondo sospiro di sollievo.
Il più silenziosamente possibile indicai le catene che mi imprigionavano i polsi. Corbin annuì ed estrasse dei ferri dalle tasche dei pantaloni e si mise al lavoro sulla serratura. Se non fossi stata troppo presa dalla lotta in corso, probabilmente gli avrei chiesto dove avesse imparato quel trucchetto. Mi ripromisi di farmelo insegnare, nell'eventualità in cui fossimo sopravvissuti.
Pochi istanti dopo, l'urlo trionfale del mago mi fermò il cuore. Era riuscito a disarmare James ed ora incombeva su di lui con un ghigno ferale dipinto in volto.
"Ultime parole, eroe?"
"Lei non sarà mai tua" sussurrò James, fissandolo dritto negli occhi.
La risata agghiacciante del mago risuonò in tutta la stanza.
"Penserò a te durante la nostra prima notte di nozze" lo schernì il mago, chinandosi su di lui.
"Fatto!" bisbigliò Corbin nell'istante esatto in cui Zafir si preparò a colpire.
Il peso delle catene che scivolava via, mi riscosse. Senza pensare mi smaterializzai. Ricomparendo al fianco di James, scagliai un calcio in pieno volto al mago.
Cadde all'indietro reggendosi il viso tra le mani. Approfittando della sua momentanea debolezza lo colpii con la mia magia. Il suo corpo venne sollevato in aria e scagliato contro la parete opposta. Ricadde con un tonfo al centro della stanza, dove le fiamme avevano smesso di splendere d'azzurro ed erano tornate ad essere un comune fuoco.
"Bel calcio, Scricciolo" mormorò James, rimettendosi in piedi.
Per quanto fossi lusingata dal complimento, ero consapevole che la mia magia era riuscita a fermare Zafir solo temporaneamente.
'Dimmi che hai qualche asso nella manica' implorai.
'Tipo questo?' domandò, mostrandomi l'oggetto che teneva stretto tra le mani.
La mia lampada!
"Come?" chiesi, senza fiato.
"É bastato distrarlo e aspettare il momento giusto" disse, scrollando le spalle.
"Bel colpo, Jay!" esclamò Corbin.
"Ora che si fa?" chiese Lizzie, in tono d'urgenza.
Tre paia d'occhi, colmi d'aspettativa, si volsero verso di me all'unisono.
Pensavano davvero che conoscessi una formula magica per uscire da quel disastro?!
"Tu!" tuonò una voce, mettendo fine a quell'impasse.
"Ragazzi, non vorrei sottolineare l'ovvio, ma credo che questo sia il momento ideale per tirare fuori un piano" mormorò Corbin.
Il mago si rimise in piedi in un battibaleno.
"Pensi davvero di aver vinto?!" ringhiò, puntando il dito verso James.
"La sua magia non potrà proteggerti contro di me" dichiarò, sistemandosi l'anello al dito.
Alzando le braccia davanti a sé, chiuse gli occhi e mormorò alcune selezionate parole.
Saette scarlatte si materializzarono dal nulla e si scagliarono su di noi.
Ci schiacciammo a terra per evitarle, ma quelle presero a rimbalzare sulle pareti. In un istante fu il caos. Iniziammo a correre, saltare e schivare come se stessimo giocando ad una versione letale di palla avvelenata.
'Qualche idea?' domandò James, evitando per un soffio di venire incenerito.
Fissai il mago. Stava ritto accanto al fuoco, insensibile ai fulmini, le mani intrecciate davanti a sé, gli angoli della bocca piegati all'insù tradivano il suo divertimento. Un luccichio dorato attirò la mia attenzione.
'Forse' dissi, presa da un'improvvisa ispirazione.
Gli spiegai il mio piano. Era un azzardo e lo sapevo, ma a quel punto non avevamo molta scelta.
'Sei sicura?'
'No'
James mi scoccò un'occhiata significativa.
'Facciamolo'
Annuii.
"È vero. La mia magia non può nulla contro la tua..." ansimai, riuscendo a placare le scintille con la magia.
Gli occhi piccoli e penetranti del mago si fissarono su di me. Mi mossi piano, spostandomi su un lato. Il suo sguardo mi seguì come quello di un cobra che scruta il suo incantatore. Il segreto con i serpenti era non sbattere le palpebre.
"Ma tu dimentichi la prima regola di un genio" proseguii.
Il mago piegò la testa da un lato, una scintilla di curiosità accesa nello sguardo.
"Bisogna sempre obbedire al padrone!"
"Ginny desidero l'anello del mago" esclamò James, stringendo la mia lampada.
Unii le mani, sbattei gli occhi ed esaudii il desiderio del mio padrone. Zafir si afferrò la mano, ma era troppo tardi. Il suo viso si congelò in una maschera di furia e sorpresa.
Ebbi a malapena il tempo di godermi quell'espressione pietrificata, prima che James gettasse l'anello tra le fiamme.
Il fuoco lo inghiottì con un sibilo sinistro, poi d'improvviso un boato simile allo scoppio di un tuono squarciò l'aria. L'onda d'urto ci travolse tutti, scagliandoci a terra. Finii a pochi passi da James, mentre Corbin e Lizzie giacevano ad alcuni metri di distanza. Nonostante il rovinoso impatto, sembravano stare tutti bene. Mi voltai verso James per accertarmene, ma la sua attenzione era altrove. Seguii il suo sguardo.
Il mago, rimasto solo al centro della stanza, fissava tremante le sue mani. All'inizio non compresi il perché di quel gesto, poi notai le marcate rughe che gli segnavano i palmi. Macchia giallastre gli colorarono il collo ed il viso.
"Nooo!"
Nel giro di pochi secondi vidi la sua pelle invecchiare di diversi decenni. Il suo viso si sciolse come cera rendendo irriconoscibili i tratti, i muscoli vennero consumati e un sottile strato di pelle diafana, simile a carta velina, sembrò tendersi direttamente sulle ossa.
Le sue urla disperate risuonarono a lungo per la stanza, finché, tanto velocemente com'era iniziato, tutto cessò. Il mago si accasciò a terra, quel che rimaneva del suo corpo venne sommerso da quel cumulo di stracci che una volta erano state le sue vesti sontuose.
Un silenzio innaturale calò nella stanza. Nessuno sembrava essere in grado di muoversi né di respirare.
Dopo quelle che parvero ore distolsi lo sguardo dalle spoglie del mago, incapace di sopportare oltre la vista di uno spettacolo tanto pietoso.
Mi voltai lentamente; trovai James ad attendermi. La sua camicia, una volta immacolata, era zuppa di sangue e il suo viso era sporco di fuliggine. Malgrado ciò, una variegata gamma d'emozioni si intrecciava nel suo sguardo. Anche senza poterli vedere, sapevo che si trattava delle stesse che stavano colorando i miei occhi.
"Amico!" ruggì Corbin "Ce l'hai fatta!"
"Stai bene?" domandò Lizzie, correndo ad abbracciarmi.
Ricambiai la stretta senza staccare gli occhi da quelli di James.
Annuii piano, ancora incapace di dar voce ai miei pensieri. Erano tutti per lui in quel momento.
Per il ragazzo che mi aveva salvata e che ora mi fissava tanto intensamente da farmi dimenticare anche il mio nome.
Sciogliendo delicatamente l'abbraccio con Lizzie, avanzai verso di lui con decisione, impaziente di colmare la distanza che ci separava.
A metà strada tuttavia, mi fermai. Lo fissai paralizzata.
L'ambra vivace dei suoi occhi si incupì, mentre una domanda prendeva forma nel suo sguardo.
Incapace di rispondere mi afferrai il petto.
"Tu! Non. Avrai. Mai... Il lieto fine" gracchiò una voce.
Una figura esile ed emaciata, simile ad uno scheletro, emerse dal cumulo di stracci che un istante prima erano state le spoglie del mago.
La creatura mi fissò con le sue orbite vuote poi, stringendo le sue mani ormai divenute osso attorno alla mia lampada, si gettò tra le fiamme.
Il mondo smise di girare, il tempo si congelò in quell'istante. Quasi a rallentatore, vidi tre maschere d'orrore gemelle dipingersi sui volti dei miei amici; poi il dolore, un dolore come non ne avevo mai provato prima, mi travolse.
L'incendio mi divampò nel petto e dilagò in fretta in tutto il resto corpo.
Crollai.
In un battito di ciglia James fu al mio fianco. Mi afferrò prima che potessi toccare terra.
Lo sentii pronunciare il mio nome, tante volte e con crescente intensità, ma non riuscii a rispondergli. Il fuoco mi aveva stretto la gola in un fitto nodo.
Malgrado potessi ancora vedere le mie braccia e le mie mani, quelle non rispondevamo più ai miei comandi.
Proprio come quelle della trasformazione quelle fiamme non distruggevano il mio corpo, ma la mia anima e non c'era modo di fermarle.
Tutto il mio mondo ormai era diventato cenere e tormento.
"Ginny!" implorò James, stringendomi tra le sue braccia.
Il dolore nel sentire tanta disperazione nella sua voce, in qualche modo fece breccia nella mia mente invasa dalle fiamme.
"James" gracchiai a fatica.
Mi scostò delicatamente da sé per potermi guardare negli occhi.
Qualcosa però non andava. Un velo sconosciuto offuscava l'ambra limpida dei suoi occhi. Impiegai alcuni istanti per capire che si trattava lacrime.
Nessuno aveva mai pianto per me... Se i miei occhi arsi dalle fiamme avessero potuto piangere l'avrebbero fatto.
"Non mi lasciare" supplicò.
Il mio cuore prese a battere più velocemente, contribuendo ad alimentare l'incendio. In quel momento realizzai che non c'era più tempo. Che quel sentimento che tanto a lungo mi ero portata dentro, mi stava consumando più delle fiamme stesse.
"T-ti devo ancora un segreto, ri-ricordi?" balbettai a fatica.
Non rispose. Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la mia.
"Ti amo" sussurrai.
Sentii le sue mani accarezzarmi il viso, le sue labbra sfiorarmi piano la fronte... poi il buio e l'oblio delle fiamme mi reclamarono.

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