Capitolo 8

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Esattamente come il giorno in cui avevo seguito James, appena varcata la doppia porta a vetri, fui travolta dal rombo di migliaia di voci.
L'atmosfera era chiassosa e frenetica, sembrava che tutti avessero molto da fare, ma nessuna intenzione di farlo veramente.
Si raccoglievano in piccoli gruppi e ciarlavano degli argomenti più disparati; decisamente non scolastici, da quello che potevo captare.
Il mio arrivo questa volta non causò il silenzio generale, con mio disappunto. Ma non passò nemmeno del tutto inosservato.
Man mano che avanzai lungo il corridoio, notai diversi sguardi curiosi rivolgersi nella mia direzione.
Per un attimo tornai con la mente a un tempo lontano, in cui venivo vestita e agghindata per poi essere mostrata a tutti come il più prezioso dei tesori. Per quanto la mia vanità non poteva che uscire esaltata da una tale situazione, odiavo dal profondo del cuore sentirmi osservata in quel modo.
Riemergendo da quei ricordi fastidiosi, non potei fare a meno di notare che molti di quegli sguardi non erano maschili, ma femminili. E non fissavano propriamente me, rimbalzavano tra me e... James.
Lo guardai di sottecchi, aspettandomi di vederlo trionfoso e ammiccante. In realtà lo trovai del tutto indifferente; non sembrava farci nemmeno caso.
I suoi occhi ebbero un guizzo solo quando in lontananza scorse Corbin venirci incontro.
Portava una semplice maglia a maniche corte e dei jeans strappati; i suoi occhi blu scintillavano.
Al vederlo anche i miei occhi si accesero.
Per quanto il nostro primo incontro fosse stato di breve durata, l'impressione che mi ero fatta di lui era stata piuttosto buona. Inoltre sembrava l'unico in grado di scucire più di qualche borbottio o fastidioso rimprovero al mio padrone. E questo la diceva lunga.
"Ehi Jay!" lo salutò, allegro appena ci ebbe raggiunti.
"Ciao Cor" rispose James.
"Ma guarda chi c'è!" esclamò, vedendomi "Ciao, cuginetta!" mi apostrofò con un sorriso entusiasta, stringendomi la mano.
"Ciao, Corbin!" dissi, ricambiando il suo entusiasmo.
"Finalmente sei tornata, tesoro! Iniziavo a pensare che James volesse tenerti tutta per sé!" proseguì lui, assestando una sonora pacca sulla spalla dell'amico.
Risi sinceramente divertita, mentre James scuoteva la testa.
"Cor, ricordi che ti ho detto che è mia cugina?"
"Amico, sai che non ricordo mai certi dettagli! Specie se parliamo di una bella ragazza" rispose ammiccando nella mia direzione.
James sorrise e lo colpì scherzosamente ad un braccio.
Era strano vederlo tanto spensierato e allegro. Sembrava quasi un altro.
"Beh, eccomi tornata!" mormorai, per ricordare loro la mia presenza.
"Non potrei esserne più felice!" esclamò Corbin, cingendomi le spalle.
"In tutta onestà, non so come tu sia resistita tutto questo tempo in compagnia, del qui presente, Mr Simpatia" sussurrò al mio orecchio, provocandomi una nuova risata.
"Non è poi così male, sai?" mormorai con fare cospiratorio.
"Basta sapere come prenderlo" dissi fissando lo sguardo in quello di James.
Sogghignò, distogliendo lo sguardo.
"E scommetto che tu ci riesci alla grande! Vero, tesoro?" mormorò Corbin, unendosi al gioco.
"Decisamente" risposi, con un sorriso malizioso.
Dopodiché scoppiammo entrambi a ridere.
James alzò gli occhi al cielo.
"Va bene. Finitela" ci ammonì a quel punto, simulando irritazione.
"Guastafeste" mormorammo in coro io e Corbin, scatenando una nuova ondata di risate.
A quel punto l'odioso suono della campanella tornò a perforarmi le orecchie, provocando l'affrettarsi generale degli studenti verso le loro aule.
"Ricordi qual è la tua prima lezione?" mi chiese a quel punto James.
"Letteratura inglese con... La signorina Wilkinson" risposi prontamente.
"Fantastico! È la nostra stessa lezione" esclamò Corbin, felice.
"Grandioso" risposi, allegra.
"Andiamo" disse James impettito, dirigendosi verso l'aula.
Corbin e io ci scambiammo un'occhiata divertita e ci affrettammo a seguirlo.

L'aula si rivelò essere un'ampia stanza rettangolare stipata da numerose file di banchi di legno, disposti in modo regolare. Proprio accanto alla porta stava un tavolo più massiccio occupato da varie scartoffie; una donna sulla quarantina si affaccendava nel tentativo di fare ordine.
James le si accostò per dirle qualcosa e subito lei si voltò verso di me, mi scrutò con i suoi occhi nocciola da dietro gli spessi occhiali a mezzaluna e mi accennò un sorriso.
Era una bella donna, forse un po' trascurata; ciocche color sale e pepe le uscivano dalla stretta crocchia di capelli.
Corbin mi batté sulla spalle e andò a sedersi ad uno dei banchi, mi avvicinai cautamente alla donna; la mia insegnate, ricordai.
Mi incoraggiò con un sorriso.
Dopo che anche gli ultimi furono entrati chiamò il silenzio e tutti si girarono nella nostra direzione; riecco le occhiate sorprese e curiose.
Non mi ero mai considerata una persona timida, anzi tutt'altro, ma in quel momento non so cosa mi trattenne dall'evaporare.
Chissà forse la vocina nella testa diceva che in realtà non ne valeva la pena, o magari la presenza solida e confortante di James accanto a me.
"Bene, ragazzi. Da oggi avremo una nuova studentessa." fece un cenno nella mia direzione "Si è appena trasferita, mi raccomando di trattarla con gentilezza e rispetto" disse la donna, con sorprendente fermezza.
Un mormorio riempì istantaneamente la classe; si chiedevano tutti chi fossi e soprattutto che ci facesse James accanto a me.
"La signorina Wish è la cugina del signor Morgan" disse l'insegnante come rispondendo alla loro curiosità.
La sua affermazione, tuttavia, non fece altro che far aumentare il brusio di intensità. Lei però, sembrò non farci caso.
"Vuoi dire qualcosa?" sussurrò rivolgendosi direttamente a me.
Scossi la testa bruscamente. Non sapevo di preciso cosa di quella situazione mi disturbasse tanto, forse il ricordo lontano di antiche cerimonie con me come attrazione principale.
Rabbrividii, involontariamente al pensiero.
Non sapendo bene che fare a quel punto, guardai James in cerca di aiuto, ma lui mi fissò con uno sguardo strano senza dire nulla.
"Potete andare a sedervi" propose a quel punto la signorina Wilkinson, liberandomi dall'imbarazzo.
Sentii James sfiorarmi il braccio e mi lasciai andare ad un sospiro, nemmeno mi ero accorta di aver trattenuto il fiato.
Lo seguii e presi posto tra lui e Corbin, il quale mi fece un gran sorriso, che ricambiai senza esitazione.
Alzando lo sguardo notai che ancora molti sguardi erano rivolti nella nostra direzione, sebbene l'insegnante avesse iniziato a parlare. Erano quasi tutte ragazze e mi guardavano con ostentata ostilità.
Deve proprio avere una schiera di ammiratrici il mio padrone, pensai sarcastica.
Beh la cosa mi lasciava decisamente indifferente. Non avevo certo intenzione di farmi rovinare 'l'esperienza scolastica' da quelle sciocche.
Decisa a mostrare il mio disinteresse, sorrisi candidamente, provocando la loro reazione indispettita.
Almeno avevo ottenuto l'effetto desiderato: avevano smesso di fissarmi.
Corbin, che sembrava aver prestato attenzione alla scena, ridacchiò. James invece non sembrò averci fatto caso, se ne stava mollemente appoggiato allo schienale della sedia con fare annoiato, un ciuffo di capelli ribelli gli ricadeva sul volto affilato.
Se non fosse stato per il respiro lento e regolare, sarebbe potuto benissimo passare per una statua.
Per un attimo compresi cosa ci vedessero tutte le ragazze in lui. Era decisamente... affascinante. Ovviamente se ti piaceva il genere bello, impossibile e dal carattere snervante, pensai riscuotendomi da quei pensieri futili.
Distolsi lo sguardo e cercai di focalizzare l'attenzione sull'argomento della lezione: William Shakespeare.
La Wilkinson ne parlava con una dedizione tale che sembrava parlasse di un caro amico più che di uno scrittore morto secoli prima.
Forse se l'avesse conosciuto non ne avrebbe avuto un'impressione tanto idilliaca, riflettei. Certo, era un uomo geniale, ma estremamente suscettibile ed incostante. Specie se si provava a dargli dei saggi consigli in materia letteraria. Come se chiedergli di cambiare il finale di un'opera fosse stata una richiesta tanto fuori luogo!
Infondo Giulietta e Romeo avrebbe avuto altrettanto successo se anziché morire da idioti, avessero avuto il fegato di scappare, lontano da tutto e tutti.
Sfortunatamente non aveva accolto bene quel mio suggerimento.
"Signorina Wish?" la voce dell'insegnante irruppe nei miei pensieri, cogliendomi di sorpresa.
"Sì?" risposi, suscitando una serie di risolini.
"Sa dirci qual è stata la prima opera di William Shakespeare?" chiese, con una nota infastidita nella voce, probabilmente dovuta alla mia disattenzione.
Impiegai un attimo a rispondere, e sentii James agitarsi al mio fianco.
Temeva forse che non avrei saputo rispondere? Mi sottovalutava.
"L'Enrico VI, lo scrisse tra il 1588 il 1592" risposi sicura.
"Esatto" confermò la signora Wilkinson, ammorbidendo il tono.
"Anche se prima scrisse 'Cardenio' e 'Pene d'amore vinte', ma purtroppo sono andate perdute." aggiunsi, con un bel sorriso.
Ora tutti mi guardavano tra lo sconcerto e l'incredulità, compresa l'insegnate.
Chissà che avrebbero fatto se avessi detto che amava prendere una tisana alla liquirizia prima di coricarsi.
"Davvero eccellente, signorina" mormorò la Wilkinson, dopo essersi ripresa.
L'odioso suono di quella campanella, pose definitivamente fine a quelle occhiate e tutti si affollarono verso la porta.
"Come diavolo facevi a saperlo?" domandò Corbin, incredulo.
"Lo sapevo e basta" risposi, sentii James alzarsi ridacchiando.
"Ho detto qualcosa di tanto strano?" chiesi a Corbin in un sussurro.
"No" mi rispose "È stata fantastica la faccia della Wilkinson. Probabilmente sei l'unica che sa qualcosa di Shakespeare che lei ignora"
"Capisco" feci, poco convinta.
"Andiamo?" ci spronò James.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la porta.
Dopo aver salutato Corbin, io e James andammo a lezione di francese.
"Allora, come lo sapevi?" mi chiese James, mentre camminavamo.
"Parli di Shakespeare? Diciamo che ho avuto le informazioni di prima mano" dissi, sorridendo.
Mi guardò alzando le sopracciglia, indeciso se credermi o no.
"Dove credi le abbia prese le sue grandi doti da drammaturgo?" domandai allusiva.
"Vuoi farmi credere che gliele hai donate tu, per magia?" chiese.
Ora sorrideva apertamente.
"E chi altri, se no?" risposi, ridendo.
"Sei sempre piena di sorprese, Scricciolo" commentò lui, con un ghigno ironico.
"Non immagini nemmeno quanto!" dissi.
Rise, mentre entravamo in classe. Dovetti ripetere la scenetta delle presentazioni altre quattro volte durante la mattinata, non furono tremende come la prima, ma nemmeno molto piacevoli.
Le lezioni che non seguivo con James andarono un po' meglio, evitai almeno di attirarmi occhiate ostili come benvenuto.
E a parte un piccolo inconveniente con la campanella (avevo accidentalmente trasformato il suo suono in qualcosa di meno irritante. A James, tuttavia non piacque particolarmente il suono delle onde al posto di quel trillo assordante) filò tutto liscio. Almeno fino all'ultima ora.
"Allora come sta andando il primo giorno?" mi chiese Corbin, mentre aspettavamo in corridoio che iniziasse l'ultima ora.
Ce ne stavamo appoggiati al muro guardando il resto degli studenti affollarsi in giro.
"Non male, direi. Per ora mi piace" risposi pacata e sincera.
Il caos e il rumore ancora mi infastidivano, ma stavo reggendo bene.
"Vedrai passata la prima settimana, cambierai idea" affermò drastico, tormentandosi i capelli corti.
"Che lezione avete tu e James ora?" chiesi casualmente.
Ci pensò su un attimo.
"Dovremmo avere matematica" rispose poi, abbattuto.
Peccato. Io avrei avuto ginnastica e non sapevo che aspettarmi; era l'unica lezione che non si svolgeva in aula e che, a quanto pareva, avrei seguito anche con ragazzi di altri anni.
Non avevo proprio quel si dice una vocazione atletica, preferivo un bel libro ad un'attività sfiancante.
"Dov'è finito James?" domandai allora, non vedendolo arrivare.
"Ah, sarà occupato a liberarsi dell'uragano Ashley" rispose ridendo.
Non capii cosa volesse dire, così glielo chiesi.
Lui indicò in fondo al corridoio dove intravidi James uscire da un'aula... Con un'avvenente biondina alle calcagna.
Aveva un viso da bambola, nascosto dal trucco ed incorniciato da lunghi boccoli biondi, così chiari da sembrare bianchi.
Rimasi impressionata dalla sua altezza, ma poi notai che portava delle scarpe dal tacco vertiginoso. Il suo fisico asciutto se ne stava strizzato in vestiti davvero succinti, che lasciavano ben poco all'immaginazione. Attirava di certo l'attenzione di buona parte dei ragazzi presenti, ma la sua sembrava diretta solo a James.
Non avrei mai immaginato che quella fosse il suo genere di ragazza. Ma in fondo che potevo saperne io? Lo conoscevo appena da una settimana. Buffo, a volte sembrava molto di più.
Cercai di convincermi che la cosa non mi interessasse; con scarso successo, tuttavia.
"Ehi amico" lo salutò Corbin quando ci ebbe raggiunti, "Ashley" accennò verso la biondina.
Lei tuttavia, non ricambiò il suo saluto. Il suo sguardo era puntato su di me, definirlo poco amichevole, sarebbe stato un eufemismo.
Tra tutti quelli che avevo ricevuto quel giorno era decisamente il peggiore.
James ricambiò con un cenno il saluto di Corbin, poi si rivolse a me.
"Come va?" chiese.
"Alla grande!" risposi, fissando lo sguardo nel suo.
"Non hai ancora combinato guai?" mi provocò con un sorriso furbo; stava alludendo probabilmente alla campanella.
Alzai gli occhi al cielo.
"Spiacente di deluderti, ma no" risposi sorridendo.
Un lieve colpo di tosse interruppe il nostro scambio di battute ed entrambi ci voltammo a osservare la biondina.
Se ne stava lì a fissarci altezzosa. Incredibile come per un attimo mi fossi dimenticata della sua presenza.
"Non mi presenti la tua amica, Jay?" flautò lei, con voce melodiosa.
"Lei è..." cominciò James controvoglia.
"Sua cugina, Ginny. Piacere" dissi precedendolo e offrendole amichevolmente la mano, che lei evitò accuratamente di stringere.
"Cugina?" fece lei incerta "Non me ne avevi mai parlato, Jay" disse lamentosa.
"Già, la teneva nascosta in soffitta" intervenne Corbin, appoggiandosi alla spalla dell'amico.
Io e James incrociammo per una attimo gli sguardi e li distogliemmo subito sorridendo.
"Divertente, Corbin" commentò la bionda, con voce affettata.
"E tu sei?" chiesi io a quel punto.
"Oh, si vede che sei nuova" disse sistemandosi una ciocca di capelli biondi, già perfettamente ordinati, "Sono Ashley Hale. Qui mi conoscono tutti." si presentò con un sorriso tutt'altro che gentile.
"Sì, non stento a crederlo" mormorai, squadrandola.
Era senz'altro il tipo di ragazza che tutti volevano conoscere, ma che nessuno voleva tenersi, pensai acida.
Corbin e James ridacchiarono.
Le si infiammarono le guance e mi lanciò un'occhiata al vetriolo, che ricambiai con un sorriso ironico.
"Ora devo andare" annunciò poi.
"Ci vediamo, James" sussurrò, lanciandogli un'occhiata svenevole.
"Ginny" mi apostrofò, acida.
Accennai un saluto alzando il mento. Dopodiché la guardammo andarsene ancheggiando.
"Wow! Sei appena diventata il mio mito" si complimentò Corbin a quel punto, ghignando.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia. A che si stava riferendo?
"Sei riuscita a farla arrabbiare a tempo di record." spiegò lui.
"Non l'ho fatto apposta" mi giustificai.
Non volevo passare per una maleducata, ma non ero riuscita a trattenere la lingua.
"Vuoi scherzare? Sei stata fantastica!" mi tranquillizzò allora "Vero, Jay?" chiese, dandogli di gomito.
"Sì, ma cerca di non esagerare" mi ammonì lui, fissandomi intensamente "È un tipo vendicativo".
Chi voleva proteggere? Me o lei?
"Questo è certo" confermò Corbin.
"Saprò cavarmela" li rassicurai.
Con tutto quello che avevo passato, non mi facevo certo intimorire da una biondina qualunque.
Sorrisero entrambi alla mia affermazione. Non capii la reazione di James dal momento che avrebbe dovuto almeno cercare di difendere la sua ragazza. Ma non riuscii a chiarirmi quel dubbio dal momento che mi chiese: "Che lezione hai ora?"
"Ginnastica" risposi.
"Sì? Allora conoscerai..." iniziò Corbin, ma venne interrotto dall'urlo di una ragazzina tutto pepe che gli si avvinghiò al braccio.
"Lizzie! Avanti lasciami" esclamò lui, imbarazzato.
Quando smise di agitarsi tanto notai che era davvero graziosa.
Portava i capelli biondo cenere corti sulle spalle e aveva una ciocca colorata di blu, i suoi occhi color cioccolato erano accesi di entusiasmo. Quei due, per quanto fossero diversi, avevano qualcosa che li accomunava.
"Ehi Jay" lo salutò lei restando agganciata al braccio di Corbin, che intanto tentava di divincolarsi.
"Ciao Lizzie" la salutò James, sorridendo, un vero sorriso, privo di arroganza.
Lo sguardo della ragazza infine si posò su di me e io mi preparai ad una nuova presentazione; stava cominciando a diventare una routine. Ma quella volta non fu necessario.
"Tu devi essere Ginny!" esclamò lasciando andare Corbin, con suo gran sollievo.
"Questi due non hanno fatto altro che parlare di te" rispose leggendo la confusione nel mio sguardo.
La guardai perplessa, senza sapere bene che dire.
James aveva parlato di me?
"Io sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Lizzie" si presentò porgendomi la mano.
"Sono la sorella di Corbin" disse orgogliosa.
Ma certo! Ecco perché li vedevo tanto simili. Erano fratelli! Ricambiai la stretta di mano sorridendo.
"Piacere" dissi sinceramente. Sembrava simpatica e disponibile come il fratello, e dopo una giornata di occhiatacce, era piacevole trovare qualcuno che non mi detestasse al primo sguardo.
La campanella interruppe la nostra breve chiacchierata, sfortunatamente.
"Ehi Lizzie, perché non accompagni Ginny in palestra. Avete entrambe ginnastica ora, no?" propose James a quel punto.
"Sicuro" rispose lei allegra, prendendomi a braccetto "Vedrai sarà divertente" mi assicurò.
Accennai un sorriso in risposta.
"A dopo, ragazzi" li salutò Lizzie, allegramente.
"A dopo" risposero quelli.
Feci loro un cenno con la mano, e dopo aver scambiato un'occhiata di gratitudine con James, mi lasciai trascinare via da Lizzie.

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