Capitolo 42

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Un dolore lancinante mi trapassava il cranio ed un fastidioso bagliore rossastro mi riverberava dietro le palpebre. Strinsi più forte gli occhi per cercare di ripararmi, ma quello non fece altro che intensificare il dolore alla testa. Mi portai le mani alle tempie. Ciocche scarmigliate mi coprivano parzialmente il viso, le scostai con un gesto deciso.
Un curioso tintinnio metallico attirò la mia attenzione.
Quando li aprii, la luce accecante del fuoco mi ferì gli occhi. Prima che potessi domandarmi che ci facesse un enorme falò in una stanza chiusa, il mio sguardo si fissò sull'oggetto che era appena caduto dalla mia testa. Una coroncina luccicante. L'improvviso riconoscerla mandò un brivido di terrore lungo tutta la mia spina dorsale.
Era successo davvero!
La cosa che segretamente, e aldilà di qualsiasi logica, avevo temuto per quasi un millennio era infine accaduta. Il mio cervello ancora intorpidito, faticava anche solo a concepire quel pensiero terribile.
Mi aveva trovata!
Zafir, il mago che mi aveva maledetta, la causa di tutte le mie sventure, non solo era ancora vivo, ma non aveva mai smesso di cercarmi.
Il ricordo vivido della sua teatrale entrata in scena al ballo ancora bruciava nella mia mente.
Ebbi appena il tempo di domandarmi come avesse fatto, prima che una nuova angosciante preoccupazione mi stringesse lo stomaco.
James!
...Lizzie, Corbin, i miei amici, tutte le persone che conoscevo e centinaia di altri studenti sconosciuti ed innocenti erano a quel ballo. La preoccupazione per la loro sorte mi sferzò il corpo come un dolore fisico.
Solo in quel momento mi resi conto di essere stesa sul pavimento polveroso di una stanza che non conoscevo affatto.
Sollevandomi con cautela sui gomiti, osservai meglio il luogo in cui mi trovavo.
Era una grande stanza rettangolare con le pareti coperte di crepe e il soffitto alto e invaso dalla muffa. Nulla sembrava adornare quelle pareti spoglie, fatta eccezione per i bagliori scarlatti del fuoco che ardeva al centro della stanza e l'ampio tappeto circolare che vi stava di fronte. Le finestrelle quadrate, coi vetri incrostati di sudiciume, erano troppo alte per costituire un'agevole via di fuga. L'unico modo per uscire di lì sembrava essere la porta che si trovava aldilà del fuoco.
"Oh. Sei sveglia!"
La voce, fin troppo famigliare, giunse alle mie spalle.
Mi misi in piedi così velocemente da avere un capogiro. Incurante della nausea che mi rivoltava lo stomaco e dei brividi di terrore che mi percorrevano il corpo mi voltai per fronteggiarlo.
Aveva conservato le sembianze di Cam; nulla dei lineamenti severi e decisi del mago era rintracciabile nel volto affascinante del ragazzo biondo che mi stava dinnanzi. Eppure, nel profondo dei suoi occhi pallidi, riuscivo a scorgere il nero abisso che per decadi aveva tormentato i miei giorni e le mie notti.
Come potevo non essermene accorta prima?
"Lieto di vedere che state bene" proseguì con voce morbida e seducente.
Mentre parlava, mosse alcuni passi verso di me.
Non arretrai. A che sarebbe servito?
Sebbene la porta fosse a pochi metri di distanza, raggiungerla era un'impresa disperata quanto attraversare l'oceano a nuoto. Malgrado quella consapevolezza, non potei fare a meno di lanciarle uno sguardo in tralice.
"Non lo faresti" ghignò il mago, intercettando il mio sguardo.
"No, infatti... Io so imparare dai miei errori"
Questa volta sorrise apertamente.
"Lo vedremo" mormorò.
Mi fissò ancora per alcuni istanti poi distolse lo sguardo e, senza aggiungere altro, prese a passeggiare attorno alle fiamme danzanti.
Lo osservai per quella che parve una mezza eternità, senza vederlo davvero, prima di riuscire a dar voce alla mia preoccupazione.
"Che cosa è successo a...?"
"Ai tuoi amici?" mi interruppe lui, fissandomi attraverso le fiamme.
Con la gola serrata dall'angoscia, mi limitai ad annuire.
"Sarete lieta di sapere, Vostra Altezza, che non è stato arrecato loro alcun danno" dichiarò, usando quel tono affettato per farsi beffe di me.
"Probabilmente a quest'ora si saranno già ripresi, e saranno tornati alle loro attività mondane, senza avere alcun sentore di quel che è loro accaduto"
Rimasi in silenzio, senza nemmeno osare sperare che quella fosse la verità.
"Sono un uomo di parola. Lo sai" aggiunse, notando la mia espressione diffidente.
Non mi sfuggì il senso celato dietro quelle parole.
Aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciata fuggire ed ora ero eccomi lì, di nuovo sua prigioniera.
"Non ricorderanno ciò che hai fatto loro?" insistei.
Se fu sorpreso dalla domanda, non lo diede a vedere.
"No. Non ne avranno nemmeno una vaga idea" assicurò, in tono pratico.
Un flebile sospiro di sollievo mi sfuggì dalle labbra. Quello significava che né Lizzie né Corbin avrebbero notato la mia assenza almeno fino all'indomani, o se non altro avrebbero pensato che me ne fossi andata di mia spontanea volontà. Per quanto riguardava James... L'incantesimo doveva aver avuto effetto anche su di lui una volta persi i sensi. Almeno lo sperai.
Cercai di non pensare a quel che avrebbe fatto una volta scoperto che ero scomparsa.
"Sapete... Trovo che questa vostra apprensione sia davvero... Commovente"
Alzai lo sguardo sul mago. Alcuni di quei pensieri dovevano essermi chiaramente leggibili in volto, perché lo trovai che mi osservava socchiudendo gli occhi con aria pensosa.
"Ho promesso, tanto tempo fa, che nessuno si sarebbe più fatto male per causa mia. E anch'io sono una persona di parola" dissi, serrando i pugni.
"Era proprio quello che volevo sentire" mormorò, schiudendo le labbra in un sorriso diabolico.
A quella vista un'ombra di paura violetta mi annebbiò gli occhi. Malgrado sapessi che qualunque cosa il mago avesse avuto in mente per me non si sarebbe rivelata piacevole, quella era la prima volta quella sera in cui provavo davvero terrore.
Incurante della reazione che le sue parole avevano scatenato in me, il mago tornò a camminare a testa bassa intorno al fuoco, mormorando parole svelte.
Avevo assistito così tante volte a quella scena da sapere quel che sarebbe venuto dopo.
Per alcuni minuti non accadde nulla; il mago continuò a camminare e parlottare tra sé finché, d'improvviso, le fiamme si tinsero d'azzurro e presero a splendere più intensamente.
"Perdonate la scortesia, Principessa. Non ci vorrà molto" assicurò, chinando nuovamente il capo.
Fissai le fiamme con sguardo vuoto.
Così era quello il mio destino? Diventare cenere?
Stranamente quel pensiero mancò di scuotermi. Forse perché nei miei incubi avevo immaginato sorti peggiori, o forse semplicemente perché l'adrenalina mi scorreva nelle vene annebbiandomi la mente, comunque fosse, il mio fato non mi spaventava.
In fondo al cuore avevo sempre saputo che la mia storia non avrebbe avuto un lieto fine. Anche se forse per alcuni fugaci instanti, trascorsi in compagnia di James, mi ero concessa il lusso di crederci.
"Ah perfetto!" esclamò il mago, ammirando estatico la sua opera.
"Ora non ci resta che aspettare" dichiarò con un sorriso soddisfatto.
Quelle parole sembrarono riportarmi alla realtà.
"Aspettare?" domandai, distogliendo lo sguardo dalle fiamme.
Io più di ogni altro avevo avuto modo di appurare quanto Zafir fosse un uomo impaziente. E per ottenere tutto ciò aveva atteso un arco di tempo ben più che considerevole.
"Sì, mia cara. Aspettiamo" sussurrò pacato.
La sgradevole sensazione che ci fosse qualcosa in tutta quell'assurda situazione che ancora mi sfuggiva, mi serpeggiò nello stomaco.
"Che cosa?" chiesi, a fior di labbra.
La risposta fu inaspettata quanto terrificante.
"I tuoi salvatori naturalmente"
Le sue parole affondarono dentro di me come lame. Come avevo potuto essere tanto ingenua?!
Come avevo potuto credere che quello che aveva in serbo per me si limitasse ad una banale passeggiata tra le fiamme?!
Non avevo forse avuto ampiamente modo di sperimentare la sua crudeltà e mancanza di principi?
"Sai... Mille anni sono davvero un tempo interminabile; anche per chi, come me, è riuscito a carpire i segreti dell'immortalità" disse, giocherellando con lo strano anello che portava al dito.
"Ma in tutto questo tempo ho avuto modo di pensare... Pensare a quel che avrei fatto una volta che ti avessi trovata" proseguì, scoccandomi un'occhiata colma di rabbia.
Non gli diedi la soddisfazione di abbassare lo sguardo. Il fatto che fossi ancora in grado di scatenare le sue ire era un piccolo trionfo per me.
"Tuttavia devo ammettere che scegliere si è rivelata un'impresa più ostica del previsto. Ho anche sperimentato alcune delle mie idee migliori" proseguì con un luccichio di maligna ironia negli occhi.
"Le ragazze scomparse... sei stato tu!" realizzai all'improvviso.
"Stavo iniziando ad annoiarmi"
Malgrado mi sforzassi di mantenere un'espressione composta, sentivo la famigliare stretta della paura stringermi lo stomaco nella sua presa d'acciaio.
"Poi però sono giunto ad una conclusione. Ho capito che qualunque tortura, qualunque minaccia, qualsiasi sofferenza avessi mai potuto infliggerti non sarebbe servita a cancellare l'onta che mi hai arrecato"
Si fermò di fronte a me e mi fissò dritto negli occhi. Le labbra, sollevate in un sorriso appena accennato, tradivano il suo compiacimento nel vedere l'apprensione nel mio sguardo.
"Così ho studiato un piano alternativo... Sono serviti ingenti sforzi e un considerevole dispendio di denaro, ho dovuto addirittura abbandonare la tua ricerca per qualche decade così da poter esser preparato per il nostro incontro. Infine ho trovato quello che faceva al caso nostro" disse, indicando le fiamme dietro di sé.
"Un incantesimo conosciuto a pochi, estremamente complesso ed antico, ma che, se ben eseguito, aprirà una breccia temporale"
Consapevole del loro potere, fissai le fiamme con sguardo nuovo e colmo d'orrore.
"Esatto, Principessa. Attraversando quel portale gli ultimi secoli verranno cancellati, il tempo resettato e la nostra storia ricomincerà da capo" concluse, sottolineando le sue parole con un gesto teatrale.
Tornai a fissarlo con sguardo piatto e privo di emozioni. Assimilare quel pensiero risultava insostenibile. Rivivere gli ultimi mille anni in sua compagnia faceva apparire l'idea di finire in cenere molto allettante.
Avrei rivissuto da principio ogni mio incubo. Fino alla fine dei miei giorni, questa volta.
Non avrei mai conosciuto James.
Non seppi spiegare perché, ma quel pensiero mi ferì più della prospettiva di vivere da schiava per il resto dell'eternità.
Poi però qualcosa di molto doloroso scattò nella mia testa. Se questo era davvero il suo piano, perché avremmo dovuto aspettare?
"Vedo che hai intuito la pecca, Principessa" sussurrò il mago, a pochi centimetri da me.
"In effetti, per quanto ben congegnato, il mio piano presenta un irrimediabile difetto..."
"Tu, mia cara. A niente sono valsi i miei sforzi per piegarti; non le promesse di ricchezza, non l'isolamento, né tanto meno le più crudeli torture hanno infranto la tua testardaggine. Nemmeno la mia maledizione ha avuto effetto su di te" sospirò, fissandomi con un misto di risentimento ed ammirazione.
Sostenni il suo sguardo, anche se se quell'ultimo non potevo dirmi del tutto d'accordo. La maledizione aveva avuto più di un effetto su di me, semplicemente non quello da lui sperato.
"Ma ora... Non posso credere che tu abbia deciso di farmi un dono tanto grande" proseguì, in tono gioviale.
"Di che stai parlando? Quale dono?" domandai, confusa e irritata ad un tempo.
"Non lo vedi, mia cara?"
"La tua piccola fuga ti ha portata a scoprire mondi che non avresti mai nemmeno sognato potessero esistere.
Ti ho sempre tenuta d'occhio. Ovviamente avevo previsto che la tua lampada potesse venirmi sottratta, così ho studiato un modo per poterla rintracciare. Sfortunatamente non sei stata una serva obbediente nemmeno con i tuoi nuovi padroni. La tua lampada cambiava mano tanto velocemente che quando infine arrivavo io, non rimaneva altro da fare che ricominciare da capo, dopo aver eliminato l'inutile essere che ti aveva lasciata scappare naturalmente. Questo gioco del gatto e del topo é andato avanti per alcuni secoli, finché... Sei arrivata qui. In questo luogo anonimo e scialbo, che tuttavia ha riservato molte più sorprese di ogni altro. Qui hai conosciuto persone, ti sei affezionata a loro, hai confidato loro i tuoi segreti e così facendo, mia cara, mi hai consegnato le armi più potenti che avrei mai potuto sperare di possedere" spiegò, al colmo dell'entusiasmo.
L'istinto reagì prima del pensiero. Scintille scarlatte proruppero delle mie dita e si scagliarono sul mago.
"No!" urlai "Non ti permetterò di toccarli!"
Il mago fermò le scintille con un pigro cenno del capo e mi afferrò il polso con una mano.
"Non mi permetterai? Perdonami, in che modo penseresti di impedirmelo?!" mi schernì lui.
Lo folgorai con un'occhiata intrisa d'odio e di furia. Per tutta risposta lui rafforzò la presa sul mio braccio e mi attirò più vicino.
"Da quello che posso osservare sono già per strada" commentò divertito.
"Come?" domandai, tentando di ignorare la repulsione che il contatto con lui mi provocava.
"Li ho spinti a venire qui? Oh è stato così semplice! La mente di quegli stupidi ragazzini è così impressionabile. È bastato inserire qualche piccola immagine e loro si sono messi in marcia, come tanti obbedienti soldatini. Anzi come marionette"
Inserire qualcosa nella loro mente...
Continuai ad osservare il mago, cercando di mantenere un'espressione impassibile, ma le sue parole mi avevano appena dato un'idea.
Provai con ogni oncia della mia forza a schiarirmi la mente e mi concentrai su James, solo su James, sul suo viso, sul suono della sua voce, sul modo in cui risuonava nella mia mente...
'Non venire! È una trappola!'
Non potevo essere certa che la mia voce lo avesse raggiunto, ma sperai disperatamente di esserci riuscita.
"Ora, Principessa, temo di non poterti permettere di aiutare i tuoi amici con qualche sporco trucchetto. Ragion per cui mi vedo costretto a..."
Non terminò la frase, si limitò a fare un cenno distratto con la mano.
Subito l'aria attorno a me sembrò addensarsi. Un urlo di sorpresa mi sfuggì dalla gola, quando la stanza si distorse davanti ai miei occhi. Prima che potessi accorgermene mi ritrovai sospesa in aria, intrappolata da pareti invisibili, come un pesce in una enorme boccia d'acqua.
Provai in ogni modo a liberarmi, ma la mia magia non aveva effetto su quella bolla incantata. Smisi di provarci solo quando l'ultimo incantesimo mi rimbalzò addosso lasciandomi stordita e completamente priva d'energie.

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