Capitolo 11

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"Non la sopporto più!" mi lagnai un giorno, appoggiandomi agli armadietti, digrignando i denti.
"È assolutamente fuori controllo! Penso che se il suo odio per me potesse concretizzarsi morirei sul colpo!" proseguii melodrammatica, reclamando l'attenzione di James e Corbin.
In quegli ultimi dieci giorni ero caduta quasi in una sorta di routine: mattinate a scuola, pomeriggi con James e Katie e serate tranquille davanti alla tv, salvo quando Corbin e Lizzie venivano a trovarci o ci trascinavano in qualche strano posto, che chiamavano pub.
La prima sera che mi avevano convinta ad andarci ero rimasta del tutto traumatizzata dalla musica assordante e dalla calca soffocante di gente che si agitava al ritmo di quel baccano.
Le cose però avevano preso una piega decisamente migliore quando Lizzie mi aveva proposto di ballare (cosa che decisamente adoravo) e soprattutto grazie ad un piccolo 'malfunzionamento tecnico' (o così lo avevano definito) delle casse che aveva abbassato drasticamente il volume della musica.
Pian piano mi stavo abituando a quella nuova vita e a quel secolo così strano; ora riuscivo quasi a sopportare la campanella della scuola (quasi sempre) e il cibo della mensa, anche se non aveva nulla a che vedere con le prelibatezze che preparava James.
Quello che davvero non potevo sopportare erano le ore di ginnastica, già di per sé una tortura per il mio fisico, lungi dal poter essere definito atletico, ma addirittura appesantite dai continui dispetti di Ashley. All'inizio si limitava ad occhiatacce e spintoni, ora preferiva insulti, prese in giro e occasionali voci diffamatorie messe in giro sul mio conto. Tra le quali una su un mio eventuale problema mentale che mi impediva la coordinazione.
Ovviamente io non me ne ero stata zitta e buona.
Se prima mi limitavo ad ignorarla e a soffocare le scintille che mi bruciavano le mani, ora rispondevo prontamente alle provocazioni, non senza una certa soddisfazione.
Inoltre ultimamente Ashley sembrava vittima di inspiegabili piccoli incidenti, tra cui trovare le rane fuggite dal laboratorio di scienze nel proprio armadietto.
Per quanto fosse stato davvero esilarante vederla urlare istericamente, non avevo avuto l'occasione di sfogare pienamente la mia creatività nell'arte della vendetta. Ero stata costretta a trattenermi a causa del mio padrone, che certamente non avrebbe gradito. In più se lo avesse scoperto mi avrebbe certamente ordinato di smetterla, rovinandomi così tutto il divertimento.
Ovviamente aveva i suoi sospetti, ma si limitava ad aggrottare le sopracciglia e a lanciarmi sguardi in tralice.
"Che è successo sta volta?" mi chiese Corbin con un sorriso da lupo, quando ebbe finito di riporre i libri nel suo armadietto.
Per qualche strana ragione trovava sorprendentemente comica la mia disputa con Ashley.
In effetti l'idea delle rane non era stata proprio farina del mio sacco... La sua complicità nelle mie piccole vendette era sempre preziosa e ben accetta. Era dotato di un'intelligenza notevole e di una fantasia brillante, anche se spesso i suoi piani risultavano contorti e impraticabili. Mi divertivo sempre comunque ad ascoltarli e di alcuni facevo tesoro; chissà che in futuro non avrebbero potuto servirmi.
Tornando al ridicolo dispetto di quella mattina, con voce lamentosa mi avvicinai a Corbin e gli raccontai l'ultima geniale trovata di Ashley di nascondermi i vestiti dopo l'ora di ginnastica.
Probabilmente nella sua mente contorta e infantile quella di farsi vedere in giro con gli abiti da palestra era tra le peggiori umiliazioni. Peccato non avesse calcolato quanto fosse semplice per me procurarmi dei nuovi vestiti.
Terminato il mio racconto, Corbin scosse la testa divertito e mi consigliò, con allegra malizia, di ricambiarle il favore.
"Di che state parlando?" intervenne a quel punto James, con tono sospettoso.
Fino a quel momento se n'era stato zitto e apparentemente indifferente alle mie lamentele. Quando però vedeva me e Corbin confabulare a quel modo, riteneva suo solenne dovere intervenire caustico.
Che noia!
"Degli stupidi scherzi della tua ragazza psicopatica" sbottai irritata.
Avrei preferito risultare spiritosa e disinteressata, invece le parole mi uscirono in una sorta di accusa.
Credevo ormai di aver digerito il fatto che Ashley fosse la sua ragazza, ma a quanto pareva non era così.
James si limitò a fissarmi alzando le sopracciglia.
Corbin invece mi fissò sgranando gli occhi.
"La sua ragazza?" esclamò scoppiando a ridere "E da quando l'uragano Ashley è diventata la tua ragazza, Jay?".
James però continuava a fissare me, con uno sguardo sempre più divertito.
Gli restituii lo sguardo con crescente confusione.
Cos'è che mi sfuggiva?
"Non è la tua ragazza?!" mormorai infine con voce tagliente, in un lampo di comprensione.
"Accidenti no!" rispose Corbin per lui "A meno che tu non abbia dimenticato di dirmi qualcosa, come ad esempio di esserti fatto fare il lavaggio del cervello dagli alieni, allora dubito che tu abbia davvero deciso di metterti con quella" lo prese in giro sferrandogli dei pugni sul braccio, che James si divertì a parare.
La confusione lasciò spazio all'ira.
Ero stata presa in giro! Certo per essere una coppia era alquanto strano che non si frequentassero mai al di fuori della scuola, ma il pensiero che James mi avesse mentito non mi aveva nemmeno sfiorata.
Da quando ero diventata così ingenua?!
"Razza di... Io pensavo che steste insieme! Perché mi hai mentito?" gli chiesi, risentita.
Non riuscivo a sopportare che mi avesse giocato un tale scherzo. Non sapevo se prendermela più con lui che mi aveva lasciato in balìa di quell'arpia, senza possibilità di difendermi per paura della sua reazione, o più con me stessa che, nonostante tutto, non potevo fare a meno di sentirmi sollevata a quella rivelazione.
Mi stavo forse rammollendo?
"Non ti ho mentito. Hai fatto tutto da sola" mi rispose lui calmo, ancora intento a lottare scherzosamente con Corbin.
Ah, quindi era colpa mia?!
Sentii un lampo rosso tingermi gli occhi, caricandomi di nuova furia. Quello stupido! Non solo mi aveva presa in giro, ma si era anche divertito a farlo.
"Dai Ginny! Non te la sarai presa davvero, eh?" fece Corbin, probabilmente percependo il mio stato d'animo.
Misi per un attimo da parte la rabbia e abbozzai un sorriso.
La questione riguardava me e il mio padrone, non avrei dovuto coinvolgerlo.
"No certo che no!" risposi, incrociando le braccia sul petto.
Corbin si rilassò e i suoi occhi blu si illuminarono mentre ricambiava il sorriso.
Al suono della campanella ci affrettammo tutti a tornare in classe. Corbin ci precedette e io trattenni per un attimo James. Non avevo certo esaurito la mia collera.
"Perché me lo hai lasciato credere?" insistetti, mettendogli una mano sul braccio.
Lui si voltò per fronteggiarmi; col suo metro e ottanta riusciva sempre a fissarmi dall'alto in basso, per una volta avrei voluto fosse il contrario. Quando però avvicinò il suo viso al mio, sentii la mia rabbia scemare un poco.
"Dicevi?" mormorò con un mezzo sorriso.
"Perché... non mi hai detto che non era la tua ragazza?" balbettai, cercando di riprendere il filo dei miei pensieri.
Era assurdo come una cosa così banale come la sua vicinanza, avesse il potere di farmi sentire così.
"Allora?" lo incalzai, allontanandomi di un passo.
"Volevo vedere quando lo avresti scoperto. E poi... " iniziò, accarezzandosi la mascella.
Rimasi lì in attesa che proseguisse, fissandolo con sguardo inquisitorio. La prima spiegazione non mi aveva per niente soddisfatta, per il suo bene, confidavo nella seconda. In caso contrario... Beh avrebbe avuto un interessante pomeriggio ad esplorare un'allegra gabbietta e a rosicchiare formaggio.
"Sei molto carina quando diventi gelosa" concluse, infine, con una luce divertita negli occhi e un sorriso sornione, dopodiché entrò in aula. Tipico di James! L'aveva rifatto. Mi aveva lasciata di nuovo inebetita sulla soglia, senza una risposta seria e a rimuginare su cosa avesse voluto dire veramente. E cosa peggiore la mia rabbia era completamente evaporata, senza che si fosse nemmeno disturbato a scusarsi.
Mi ero davvero rammollita!
Digrignando i denti, mi affrettai a seguirlo in classe.

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