Buongiorno

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«MA VAFFANCULO!»
Con un gesto brusco, che gli provocò una dolorosa fitta al braccio, il ragazzo buttò a terra la sveglia, la quale però non cessò di tormentarlo con il suo fastidioso suono.
Diamine, quel cazzo di aggeggino elettronico lo aveva appena svegliato dai suoi tranquilli sogni, e lo aveva catapultato nella realtà, avvisandolo che era arrivato il fatidico primo giorno di scuola.
Ma le rogne non erano ancora finite:
«Forza alzati, lo sai che devo andare al lavoro, e che non ho tempo da perdere con i tuoi capricci.» suo padre si presentò sull'uscio della porta di camera sua, con in mano una tazzina di caffè ancora fumante, dalla quale ogni tanto beveva.
I suoi capelli erano ancora spettinati, sicuramente si sarà svegliato tardi, e avrà fatto tutto frettolosamente, ma come sempre, al contrario di lui, il suo abbigliamento era impeccabile. Comodi pantaloni di seta color nocciola gli cadevano dolcemente sulle gambe, dove si potevano intravedere i suoi muscolosi polpacci, camicia bianca ben sistemata dentro i pantaloni, e giacca in pelle abbinata al resto, lo rendeva un uomo intellettuale, ma di una certa classe e raffinatezza.

«Si pa, ora mi alzo, dammi cinque minuti.»

«I tuoi cinque minuti equivalgono alla normale mezz'ora, e come ti ho già detto non ho tempo da sprecare, quindi lavati, e vestiti....subito!» Il suo sguardo si fece più cupo, ma non appena vide che il figlio si alzò dal letto e con non-curanza buttò i vestiti dappertutto, per trovare quelli più decenti, gli tornò il sorriso e se ne andò in cucina continuando a sorseggiare il suo caffè ormai tiepido.

Alla fine il ragazzo optò per una normale felpa blu con il cappuccio, e dei jeans un po più chiari, questi colori andavano a risaltare i suoi capelli biondi e setosi, e si abbinavano ai suoi occhi azzurri, senza alcuna imperfezzione.

Dopo essersi rinfrescato andò in cucina e prese al volo una fetta biscottata, ormai era piuttosto tardi e non voleva che suo padre fosse sgridato proprio il suo primo giorno di lavoro, anche se non era veramente il primo, dato che ormai faceva il vice capo di quella azienda ormai da anni.

Arrivarono davanti alla scuola, con la splendida porsh nera del padre, anche se tra non molto poteva essere sua.

«Buona giornata Naruto, e vedi di non far arrabbiare i professori proprio il primo giorno, ma invece cerca di farti nuove amicizie, dato che questo per te è il quarto anno di liceo, e sicuramente ci saranno già dei gruppetti, ma tu cerca di socializzare, si insomma.....»

« Si pa, buon lavoro anche a te!» Non gli andava di ascoltare tutta la pappardelle, per questo usci' velocemente e sbatte' la porta dell'auto, la quale subito dopo sfreccio' via.

~

«Ma che cazzo, proprio oggi la sveglia non doveva suonare, cavoli non voglio dare una brutta impressione ai nuovi insegnanti, dopotutto io sono sempre stato l'alunno modello di questa scuola.» i capelli corvini del ragazzo non avevano nessuna voglia di stare fermi al loro posto, e continuavano a cadergli sulla fronte, intralciano la sua corsa frenetica. Per fortuna che al lunedì non c'erano molte materie, e la cartella era leggera, ma comunque non lo faceva andare alla sua massima velocità. I neri pantaloni gli delineavano le cosce ad ogni slancio, risaltando i suoi muscoli, e la camicia ormai non era più dentro ai pantaloni, anzi i primi bottoni si erano sbottonati fino all'ombelico, e lasciavano intravedere i suoi addominali ben delineati.

Per fortuna arrivò in tempo, giusto giusto al suono della seconda campanella, la quale avrebbe fatto scattare la chiusura dei cancelli.
Salì in fretta le scale, e intanto cercava di sistemarsi la camicia e i capelli come meglio poteva.
Entrò in classe e si preparò a dire "scusate il ritardo", ma si fermò non appena vide che alla cattedra non c'era ancora nessuno, l'aveva scampata, andò subito a sedersi al suo posto, quando vide che era occupato.
Subito la rabbia ribolli' nel suo stomaco e si preparò a sgridare per bene quell'idiota che poi era pure nuovo.

«Senti, vedi di levarti subito dal mio posto, e farò finta di nulla.»
Una testa bionda si alzò, e scruto' l'individuo che l'aveva disturbato, e non appena vide come era vestito penso' subito che dovesse esser stato il secchione della classe, con aria beffarda si mise comodo e lo guardò dritto negli occhi, non appena vide quegli occhi, si perse subito, erano così neri che non si riusciva a distinguere la pupilla dall'iride, sembrava di cadere in un abisso profondo, e di non riuscire ad uscirne mai più.

Il moro fece lo stesso, senza intimorirsi, ma pure lui non appena vide quegli occhi azzurri come il cielo, si perse, facendo scomparire la rabbia che gli si era accumulata. Naruto si sentì troppo osservato e spostò lo sguardo sul pavimento, il ragazzo si arrabbiò per questa sua maleducazione e lo prese per un braccio costringendolo a guardarlo.

«Senti bello, non vuol dire che se tu sei nuovo puoi fare quello che ti pare e piace ok? Quello era e rimane il mio posto, d'accordo? Quindi alza il culo e vattene.»
Suo padre parlava di "nuove amicizie"? Ahaha, si era sbagliato di grosso, ma Naruto non si fece intimorire.

«Senti, tu, senza nome, non puoi venire qui e disturbarmi dal mio riposo senza una valida scusa, ci sono altre mille sedie libere, vattene e lasciami in pace.» pensava di averlo messo a tacere ma non fu così. Il moro con fare minaccioso si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi, i loro volti erano troppo vicini, troppo.

«Te lo dico l'ultima volta, vattene dal mio posto.» il suo alito caldo gli arrivò negli occhi, e gli provocò del fastidio, tanto da sbattere più volte le palpebre per far scomparire quell'irritazione. Naruto si allontanò da lui e si alzò annoiato, certo non voleva darla vinta a quello sbruffone, ma ripenso' alle parole del padre e la sua rabbia si placo', ma non di molto.
Il moro sorrise beffardo e lo guardò andarsene dal suo posto, finché non vide che si bloccò e che tornò indietro, cosa cazzo voleva ancora quel bamboccio?

«A proposito, il tuo nome?»

«Non vedo perché debba dirtelo, tanto non ci parlerei più con me.» Il moro poggio' la mano sul banco e alzò il sopracciglio, sbuffando per quella inutile domanda.

«Senti, quanto ti costa dirmi il tuo nome?» Naruto cercò di assumere un'espressione annoiata, anche se alla fine ciò che ne uscì non fu proprio quello a cui aveva pensato.

«Va bene, stai calmo, mi chiamo Sasuke, e tanto per sapere tu come ti chiami?» disse lui tornando in una posa rilassata.

«" Non vedo perché debba dirtelo, tanto mica ci parlerei ancora con me."» gli rispose il biondo imitando la sua voce, e ridendo beffardo.

«Non rompere il cazzo, bamboccio, non ne ho voglia di litigare con un ingenuo come te, mi vuoi dire il tuo nome o no? Tanto non mi cambierà la vita saperlo.» Gli puntò il dito sul petto e socchiuse gli occhi. Sasuke sapeva sempre come rispondere ad una provocazione, per questo non veniva preso di mira da nessuno, anche se era un alunno modello.

«tsk, non si può nemmeno scherzare, be, io sono Naruto.» il biondo piuttosto annoiato se ne andò, dato che il moro alzò un sopracciglio come dire "Bene, come ho detto non mi ha cambiato la vita saperlo", e si sedette al suo posto.

Giusto in tempo, che il professore fece la sua entrata, presentandosi. Portava una sciarpa nera che gli copriva la bocca, la quale non si tolse per tutta la lezione, i suoi capelli erano di un grigio chiaro, e alcuni gli cadevano sul viso, e coprivano un occhio. Si intravide una cicatrice, quando durante la lezione spostò un attimo i capelli, che attraversava tutto l'occhio e arrivava fino alla guancia.
Come professore era davvero bello, e Naruto lo addocchio' subito, continuava a guardarlo finché non capì che in realtà lui era un ragazzo, e si schiaffeggio' la faccia, per cancellare dalla mente quegli strani pensieri, diventando tutto rosso, dato che Sasuke lo stava guardando dall'alto in basso con aria altezzosa.

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