Capitolo 8.

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Mentre tornavo a casa ero così immersa nei pensieri che rischiai di perdere la fermata.
Era andata molto, molto meglio di quello che mi sarei mai aspettata.
Ma era una catastrofe.
Era una catastrofe perché mi ritrovai a sorridere come una pazza ripensando alle cose che mi aveva detto, e rimasi stupita quando sobbalzai perché sentii dire il suo nome da alcune persone sul bus.
Passai la serata evitando le domande di mia sorella che mi chiedeva perché fossi così sorridente o con chi fossi uscita. Risposi prontamente che doveva farsi gli affari suoi.
Dormii poco quella notte, ma ero tranquilla: sapevo che avrei recuperato alcune ore di sonno in classe.
E così fu.
Con Federica non ebbi lo stesso successo ottenuto con mia sorella: evitare le sue domande era impossibile.
«Quindi secondo te gli piaci?» mi chiese, all'uscita di scuola.
«Credo sia un po' presto» dissi, facendo una smorfia.
«Chi lo dice? Conosco persone che si fidanzano dopo due giorni che si conoscono, e dicono addirittura di amarsi»
«Non è il mio caso, per fortuna. Comunque non saprei. Ci stiamo conoscendo, credo, anche se non ho idea di quando lo rivedrò»
«Chiamalo, no?»
«Non ho il suo numero»
Fece una faccia sconcertata, come per dire che la prima cosa che avrei dovuto fare era chiedergli il numero.
«Vabbè, vieni da me a pranzo?»
«Penso di s-»
In quel momento si sentì un forte rumore di clacson che ci fece sobbalzare entrambe.
Mi girai per vedere chi fosse e...
C'era Alessio che, da sopra al suo motorino, mi stava salutando.
Rimasi sconcertata ma lo salutai a mia volta, poi mi girai verso la mia migliore amica.
«Penso che io debba...»
Si mise a ridere.
«Tranquilla, vai»
Mi incamminai ma mi fermò.
«Dopo mi racconti tutto, chiaro?» disse sottovoce.
«Certo» dissi ridendo.
Una volta che Federica andò via, mi avvicinai ad Alessio.
«Ciao, ti ho spaventata?» disse ridendo.
«Spaventata no, ma sorpresa sì. Che ci fai qui?»
«Mi sembra chiaro, sono venuto a prenderti. Dovevo avvisarti?»
«No, va bene»
«Be', sali allora» disse passandomi il casco.
«Dove andiamo?» chiesi mentre accendeva il motore.
«In un posto che a me piace tanto»
«Se piace a te, piace a me» dissi ridendo.
Salii e mi strinsi forte a lui; mi accorsi che profumava di buono. Feci un altro respiro.
«Pronta?» mi chiese.
«Sì» risposi, e partimmo.

Quel ragazzo di San Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora