Capitolo 20.

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La luce che entrava dalla finestra mi svegliò. Mi girai dall'altra parte ma con la mano colpii una superficie calda e morbida. Spalancai gli occhi.
«Buongiorno anche a te» disse una voce assonnata, che ormai conoscevo bene. Tolsi la mano dalla faccia di Alessio che avevo accidentalmente colpito e lo osservai, tentando di rimettere in ordine i pensieri.
La testa mi scoppiava.
Nonostante la sera precedente non mi sentissi affatto lucida, in quel momento ricordavo- non proprio perfettamente, ma ricordavo, tutto ciò che era successo.
La lite con Alessio, poi il nostro abbraccio. Quello che non ricordavo erano i discorsi.
«Già ti sei pentita, vedo» disse lui, risvegliandomi dai pensieri.
«Mh?»
«Nemmeno mi rispondi»
«Ero ubriaca, non incosciente. Non sono pentita di nulla»
«Sicura?»
«Sì»
Sul suo volto apparve il sollievo.
All'improvviso mi ricordai di Arianna e mi prese il panico.
«Oddio. Arianna. Non l'ho più chiamata, non le ho scritto, non le ho detto...»
«Tranquilla. L'ho chiamata io, le ho detto che alla fine eri rimasta con me»
«Ah. Che ha risposto?»
«Niente, mi ha ringraziato e ci siamo salutati»
«Io non la ho salutata» dissi triste.
«Sapeva che non stavi bene. Comunque dovrebbe tornare settimana prossima»
«Menomale»
«Ci alziamo?» mi chiese.
Io annuii.
Andò in cucina mentre io in bagno.
Mi guardai allo specchio: ero un disastro. I capelli scompigliati, il trucco colato e il rossetto scolorito.
Ormai se n'era quasi andato del tutto, perciò mi lavai il viso e basta. Appurai con mio grande sollievo che non avevo peggiorato la situazione.
Quando andai in cucina trovai Alessio seduto al tavolo con due caffè.
«Grazie» gli dissi.
«Di nulla»
Ci fu qualche istante di silenzio.
«Cos'è successo ieri sera?» chiesi alla fine.
Fece spallucce.
«Abbiamo parlato della mia canzone, ti ho spiegato che cos'è Soundcloud, poi siamo caduti e siamo saliti da me. Ricordi?»
Con mio grande sollievo risposi di sì, ma lui tutto ad un tratto si fece teso.
«Che c'è?» chiesi.
Silenzio.
«Cosa c'è?» ripetei.
«Quando ci siamo messi a letto, hai detto una cosa. E sembravi anche abbastanza seria»
«Oddio. Cioè?»
Esitò.
«Dimmelo»
«Hai... hai detto che credevi di esserti innamorata, così io ti ho chiesto di chi. E tu hai detto il mio nome»
Diventai paonazza in viso, non sapendo bene come rispondere.
«Questo non me lo ricordavo» mormorai, con lo sguardo basso.
«Eri... seria
Provai a rifletterci. Non potevo dirgli la verità, ovvero che al novanta percento ero seria.
«Ehm, io... no. Non credo»
Annuì senza dire una parola, e un'idea assurda mi balenò nella mente.
«Mettiamo che, ipoteticamente, io fossi seria. Tu...» Le parole mi si bloccarono in gola, ma lui capì ugualmente.
Ci pensò un momento e poi, lentamente, scosse la testa.
«Non credo»
Accidenti a me e alle mie domande.
Tutto insieme ripensai alla mia risposta, a quanto fosse stato insensato non dire la verità, e decisi che mentire non sarebbe servito a nulla. Mi convinsi.
Glielo avrei detto.
«Alessio, io...»
In quel momento gli squillò il telefono.
Lesse un nome sul display e si alzò.
«Scusa, devo rispondere. Torno subito» disse, e andò di là.
Al solo pensiero che fosse qualcun'altra il panico si impadronì di me.
Cosa sarebbe successo se avessi confessato? Se avessi detto la verità?
Come avrebbe reagito?
E quella che chiamavo verità, era davvero la verità?
E soprattutto, chi era la persona a cui aveva risposto con così tanta fretta?
Sapevo di provare qualcosa, ma non sapevo cosa. Innamorata era una parola grossa, ma allora perché mi sentivo così?
Tornò in cucina con un enorme sorriso stampato sul viso.
«Che succede?» gli chiesi con un nodo in gola.
«Ti ricordi quando ti ho parlato dei miei amici, e ti ho detto che il più importante è di Napoli?»
Sentii il sollievo diffondersi in me.
«Sì... Mario, no?»
Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa in modo scherzoso.
«Marco. Comunque, oggi sale a Roma»
Vedendo quant'era felice, sorrisi anch'io.
«Quando?»
«Pomeriggio. Ha il treno alle due. Volevo... volevo fartelo conoscere. Ti va?»
Lo guardai. Mi rendeva felice sapere che voleva condividere una parte così importante della sua vita con me.
«Certo» risposi.
Lui mi guardò e sorrise.

Quel ragazzo di San Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora