1.Flashback

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"A lei, signore." dice la barista di fronte a me.

Senza ringraziare prendo il mio caffè e mi sistemo su un tavolino isolato del bar sorseggiando dal bicchiere guardando al televisore del locale le ultime notizie.

Il caffè scotta e bagna la folta barba che copre parte delle mie labbra, è un ottimo momento per pensare fumando una sigaretta.

Sarebbe il momento di riguardare la mia vita, una vita a dir poco perfetta no? Potrei dire di avere una vita perfetta, ho una famiglia, ho amici che ci tengono a me, il mio l'ho fatto no?

O forse no, la mia vita ormai non è niente senza quel ricciolino con cui avevo condiviso tanto.

[flashback]

Cammino per le strade di Doncaster, un paesino tranquillo, l'aria che si respira è a dir poco stupenda, c'è il sole e il vialetto dove passo spesso il tempo con i miei amici è pieno di gente.

Sento dei passi dietro di me, così mi giro.

"Louis cazzo, sono venuti a Doncaster, dobbiamo scappare." dice mia madre con tono preoccupato e con le lacrime agli occhi.

"Non ci posso credere, come hanno fatto a venire fin qui?" dico io tremando.

"Louis porca puttana, corri! Le bambine sono sole a casa!" il tono spaventato di mia madre terrorizzerebbe chiunque.

Corriamo entrambi col fiatone, abbiamo paura, tanta.

Ormai siamo quasi arrivati a casa, mancano due palazzi. Trovato il palazzo saliamo le scale e ci chiudiamo in casa.

Lottie e Fizzy stanno ferme immobili, mentre le gemelline stanno piangendo e mia madre le mette la mano sulla bocca, io sono più impaurito che mai.

Sentiamo i passi dei militari, pochi minuti dopo bussano alla nostra porta, noi non ci muoviamo.

"Ci sono ebrei qui dentro?" dice la voce di un militare.

"Io non lo so, le giuro" a parlare è Nicole, la nostra anziana vicina, ma lei lo sapeva, che abbiamo origini ebraiche noi.

Si tratta di pochi istanti, che già hanno sfondato la porta.

Io tremo, tremo tantissimo, mia madre mi tiene la mano, i militari ci hanno trovato.

"Mamma dove ci portano?" dice Daisy tra le lacrime.

"Amore, è tutto okay."

No, non è tutto okay, io lo so dove ci stanno portando, ci stanno portando a morire, ci stanno portando nel posto peggiore del mondo.

Penso che siano passate un po' di ore, stiamo viaggiando in questo treno stranissimo, c'è una puzza tremenda, quasi non si respira. Ci sono moltissime famiglie, qualcuna già la devo aver vista per strada, una signora di mezz'età mi sorride con un filo di preoccupazione per poi guardare il figlio piccolino dormire, è solo una mamma spaventata per la vita del figlio.

Butto gli occhi su mia madre, sta guardando le ragazze che dormono. In realtà Lottie è sveglia e mi sta guardando, ma poi cala lo sguardo fingendo di dormire per non preoccupare ancora la mamma.

"Mamma ora che facciamo?" domando io preoccupato.

"Andrà tutto bene." dice con le lacrime evidenti che stanno per rigarle il viso.

Così l'abbraccio per tranquillizzarla e cadiamo entrambi in un sonno profondo.

Ci svegliamo e ci troviamo in un posto a noi sconosciuto, c'è un cancello, e una grande scritta, recita le seguenti parole. "ARBEIT MACHT FREI"

some nights (shoah) » larryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora