Da quando ho raccontanto tutto ad Harry mi sono tolto un peso dalle spalle, ora sapeva tutto di me, sapeva che avevo ucciso mio padre. Ovviamente si starà chiedendo perchè non ho passato nessun guaio. Beh, sono stato in riformatorio un anno, ma avevo solo dieci anni, non potevano definirmi 'colpevole' per una cosa che avevo fatto senza pensare.
Sono passati undici anni da quando Troy è morto, quindi ormai non ci penso più, mia madre poi ha sposato Mark che si è preso cura di me come un padre. Poi mia madre Jay lasciò anche Mark. Quindi per un po' siamo stati senza una figura paterna in casa, l'uomo di casa sono stato io per la maggior parte del tempo.
Ora non abbiamo più una casa. A volte penso al nostro buco in un palazzo dell'ottocento, m'immagino ancora la porta sfondata, forse dentro si sentono ancora le nostre urla. Quella casa minuscola che racchiudeva vent'anni della mia vita. Le lacrime amare di mia madre, le grida delle bambine, l'ira di mio padre, tutta quella merda resterà per sempre lì, con o senza noi.
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Sono esattamente dieci giorni che sono qui. Sono stato deportato a berlino il 13 agosto 1936. Oggi è il ventitre, sono passati dieci giorni, duecentoquaranta ore. Sono tantissime.
Nessuno avrebbe mai immaginato questa fine.
Oggi il militare come abitudine ci sveglia alle cinque, con qualche schiaffo e violenza. Io non ancora riporto segni evidenti ma ho il viso già più scavato rispetto ad una settimana fa.
"Muovetevi, la doccia di ieri non è servita? Puzzate ancora come capre!" mormora con il suo orrendo accento tedesco. Rido, perchè a puzzare è lui, si sente da lontano l'alito puzzolente di vino e tabacco.
Oggi dobbiamo pulire i loro dormitori. Sono talmente superficiali che hanno bisogno di noi per pulirgli il cesso, che schifo.
Vorrei ribellarmi ma non posso, quindi annuisco insieme agli altri e iniziamo a pulire il cesso di questi stronzi. Vorrei vedere Harry, ma non lo trovo, non so che sta facendo, dove sta lavorando, non so nulla di lui e ho paura di perderlo. Chissà se anche lui ha paura di perdere me.
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"Ti piacerebbe se qualcuno predesse te e la tua famiglia per portarvi in un posto di merda ed uccidervi?" urla un uomo sulla cinquantina ad un militare.
"Ma voi siete ebrei, dovete morire, lo farai anche tu adesso." dice il tedesco per poi sparare col fucile un colpo netto al petto dell'uomo, che cade a terra, in una pozza piena di sangue.
Il sangue mi si gela nelle vene.
"Mio figlio è solo qui, ha bisogno di aiuto." dice prima di chiudere gli occhi.
"Oh, morirà anche tuo figlio, stupido ebreo." afferma il militare ridendo.
Poco dopo vedo un riccio correre verso l'uomo per terra.
"Papà!" dice fra le lacrime.
Harry.
Il mio cuore perde un battito, vorrei aiutarlo ma non so cosa fare, mi sento di troppo.
Harry non mi guarda neanche, ma continua a piangere sul corpo del padre.
"Perchè papà?" dice stringendolo a se imbrattandosi del sangue che giaceva caldo per terra.
Mi scende una lacrima, immaginando il bel rapporto che avevano avuto Harry e suo padre, mentre io col mio ho avuto solo problemi, io il mio l'avevo ucciso.
Penso che il padre di Harry sia stata un'ottima figura paterna per lui, lo capisco dal dolore che sta provando Harry.
"Ma che scena commovente! Devo uccidere anche te?" dice il militare puntando il fucile verso la testa riccia, non curante del fatto che possa morire ora.
"NO!" urlo tirando Harry dal corpo del padre.
"Lasciami qua! Devo morire, non ho più nessuno!" dice Harry piangendo.
"Hai me.." sussurro.
"Chi sei tu? Cosa conti per me? Non ti conosco neanche." risponde Harry. Il mio cuore perde un battito, le lacrime iniziano a scendere, non ci credo che abbia detto una cosa del genere. Mi ha distrutto, ha distrutto il mio mondo, ha distrutto il mio cuore, voglio morire, non voglio fare più nulla, sono solo ora, Harry non se ne fotte un cazzo di me.
Me ne vado, mi alzo e corro per non fa vedere il mio dispiacere.
Non m'importa piú salvare Harry, se il militare lo avrebbe ucciso non me frega nulla.
Io per lui non ero nessuno, tanto.
Ci mettiamo in fila per mangiare, bevo la zuppa e mangio tutto il mio pezzo di pane, non porterò nulla ad Harry stasera.
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Dopo due ore ci ritiriamo nelle baracche, esco fuori a dormire un po', aiuta sempre.
Mi appisolo su un braccio e chiudo gli occhi, sogno di essere a Doncaster con Zayn e Liam, c'era anche Harry nel sogno. Mia madre lo adorava.
Poco dopo sento qualcuno scuotermi il braccio.
Mi giro e vedo gli occhi verdi da me tanto amati.
"Hei?" dice Harry.
Non mi giro.
"Lou.." sussurra.
"Come fai a sapere il mio nome? Tu non mi conosci, giusto?" dico sarcastico.
"Louis..mi dispiace, davvero."
"Tz, non ti dispiace invece, non ho il pane, se è quello che cerhi." dico.
"Veramente cercavo te.." sussurra.
"Che vuoi da me? Cosa vuoi ora? Mi hai distrutto. Mi hai fatto inn.." mi fermo.
"Cosa ti ho fatto?" dice Harry spalancando la bocca, i suoi occhi si illuminano.
"Buonanotte." dico per poi alzarmi.
"Lou.." dice Harry.
Non rispondo.
"Louis?" sussurra.
"Cosa vuoi Harry?"
"Resta con me.."
Su un acceso rosso tramonto,
sotto gl'ippocastani fioriti,
sul piazzale giallo di sabbia,
ieri i giorni sono tutti uguali,
belli come gli alberi fioriti.
E' il mondo che sorride
e io vorrei volare. Ma dove?
Un filo spinato impedisce
che qui dentro sboccino fiori.
Non posso volare.
Non voglio morire.
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some nights (shoah) » larry
FanfictionSiamo nel 1942, Louis Tomlinson è un ragazzo spensierato, sereno e contento della vita. Abita con sua madre e le sue quattro sorelle nel quartiere più popolato di Doncaster. Louis e la sua famiglia hanno un passato oscuro che li lega ancora all'uomo...