VII - Your promises, they look like lies

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Your promises, they look like lies
Your honesty, like a back that hides a knife (knife)


Draco sa bene di aver promesso ad Hermione di stare attento e di rimanere al sicuro in quella casa sconosciuta agli altri (ed impermeabile alla magia), ma dopo diverse ore di solitudine, passate a girare tra il salottino e la camera, una necessità che sente più forte di lui lo costringe ad uscire dal portoncino del numero 7 di Craven Road.

L'aria fredda della notte lo fa stringere nella giacca, leggera ma utile in assenza del soprabito lasciato al Ministero, e con passo svelto il mago si dirige verso l'incrocio più illuminato, intuitivamente quello più vicino al centro della città, deciso ad arrivare nell'unico modo possibile, ovvero a piedi, al varco più sicuro che conosce per entrare nel mondo magico.

Dopo aver evitato una serie di ubriaconi che sbarellano per la strada e un paio di prostitute che tentano di abbordarlo, finalmente Draco arriva a vedere il Wellington Arch, all'ingresso sud di Hyde Park. Sempre con circospezione, attento a qualsiasi cosa che possa metterlo in allarme e pronto ad una nuova fuga tenendo il medaglione con la Passaporta in mano, si dirige deciso sotto l'arco e sposta alcune delle mattonelle in basso, aprendo in un attimo l'entrata di cui ha bisogno.

Tira su il bavero della giacca a coprire il più possibile il viso e, percorrendo per qualche minuto Diagon Alley, trova un altro passaggio che gli interessa, quello segreto a chiunque non sia della famiglia, che lo porta direttamente ad accedere al giardino della villa in cui vive con sua moglie.

Il mago aspetta qualche istante, immobile dietro il grande salice, e nota qualcuno aggirarsi sul davanti della casa. Stringe appena le palpebre e riconosce una delle nuove leve degli Auror, poi ne scorge un altro poco lontano. Nessuno sembra guardare nella sua direzione, non aspettandosi ovviamente di vederlo emergere dai cespugli di rose del giardino, e questo gli dà la possibilità di raggiungere furtivamente il portone secondario ed entrare in casa senza essere visto.

Draco sa che è molto improbabile che persino dentro la villa ci siano guardie, ma procede comunque con cautela, salendo la grande scalinata centrale senza fare il minimo rumore. Il corridoio gli appare deserto e lui lo percorre appiattendosi contro la parete, usando lo stesso modo silenzioso per aprire la porta della camera da letto ed entrare.

Non fa in tempo a muovere neanche un passo che l'abat-jour accanto al baldacchino verde sul quale è nato suo figlio, si accende rischiarando la stanza. Appena gli occhi riescono ad abituarsi al chiarore, Malfoy distingue sua moglie che ha appena lasciato l'interruttore e si sta portando seduta sul letto con la bacchetta in mano puntata contro di lui.

"Non credevo che saresti venuto qui." Gli dice in un sussurro, fissandolo.

E' fredda, molto più di quanto non sia stata nei suoi riguardi negli ultimi mesi, e sembra incerta sul da farsi.

"Dovevo." Ammette il mago avanzando all'interno della stanza, fermandosi quando nota una sorta di indietreggiamento da parte di lei, che si irrigidisce. "Sembra quasi tu abbia paura." Considera osservandola.

"Non dovrei?"

"No, direi di no, per Salazar!" Nonostante sa di dover essere accorto e fare piano, l'imprecazione esce d'impeto dalle labbra del mago, che non si aspettava di certo quell'atteggiamento da parte proprio di sua moglie. "Qualsiasi cosa ti abbiano detto, io non ho fatto un bel niente." Chiarisce a voce più bassa.

Lo sguardo grigio fisso negli occhi verdi di lei sembrano convincerla che dice la verità, tanto che Astoria annuisce e rilassa le spalle abbassando la bacchetta. "Sono venuti parecchi Auror dal Ministero, oggi pomeriggio. Hanno frugato tra le tue carte, in cucina, in guferia, persino nella tua biancheria intima."

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