IX - Try and stop me

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Try and stop me

Try and save me

I want to fall



Draco impreca mentalmente quando stringe le dita sulla Metropolvere che gli ha lasciato Hermione: è stato un idiota a tirare quell'inutile pugno contro la porta, anche se non lo ammetterebbe mai ad alta voce, e ora non può certo permettersi di perdere tempo a cercare un Medimago che gli faccia sparire il dolore provato ogni volta che tenta di usare la mano destra.

Appena si ritrova nel grande atrio del Ministero, il mago ha un attimo di incertezza dovuto alla sensazione, o meglio alla sicurezza, di essersi infilato da solo direttamente nella bocca del drago: se qualcuno capisse infatti che lui non è il vero Weasley, non ci metterebbe un secondo a chiamare rinforzi e allora la sua fine sarebbe segnata, bacchetta di Astoria o meno.

Un'altra sicurezza è, di contro, che se non riesce a capire lui chi c'è dietro alla macchinazione che lo sta mettendo all'indice, nessun altro potrà farlo.

Per questo Malfoy prende un profondo respiro e trattiene un moto di disgusto quando sale su uno degli ascensori laterali e lo specchio gli rimanda l'immagine di quel mollusco di Lenticchia.

"Ronnie, ciao." Una voce allegra gli stuzzica in modo nauseabondo il cavo uditivo ed è costretto di nuovo, suo malgrado, a nascondere un moto di ripugnanza e a rispondere a quel saluto mentre si volta verso le porte che si stanno chiudendo.

"Finnigan." Con un cenno del capo e un sorriso (che gli appare davvero fin troppo idiota allo specchio delle ante interne dell'ascensore) pensa di essersela cavata abbastanza bene, soprattutto quando l'altro scoppia in una risata sincera.

"Oggi siamo formali, vedo. Non temere, non ti farò domande indiscrete su come stanno andando le indagini su quel pezzente di un Serpeverde." Draco stringe le dita della mano sana, ricordando in quel momento che Finnigan è diventato da poco direttore della Gazzetta del Profeta. "Ovvio, però, che se volessi condividere qualche informazione con il tuo vecchio amico Seamus..." l'espressione particolarmente dura del falso Weasley fa restare perplesso il Grifondoro, che si ritrae ed accenna un sorriso. "Ehi, non volevo offenderti, scusami."

Malfoy annuisce serio. "Nessuna offesa. E' solo che la situazione è piuttosto complicata e grave."

Quella risposta sembra bastare al giornalista, che segue l'annuire del mago. "Io sto andando alla conferenza stampa del secondo sottosegretario, ma dalle facce che vedo in giro è chiaro che ancora non avete idea di dove sia finito Malfoy. Addirittura qualcuno pensa che quel vigliacco sia andato via da Londra, per rifugiarsi nelle proprietà di famiglia all'estero." Su quelle parole l'ascensore si ferma e le porte si aprono. "Ovunque sia, spero di cuore che riusciate a trovarlo in fretta."

Il saluto-augurio di Finnigan lascia solo Draco, che riprende quindi a respirare più liberamente mentre la gabbia di metallo sale di altri tre livelli e poi apre le sue porte sul sesto piano, quello in cui è stato condotto poche ore prima, anche se ormai sembra passata un'eternità.

Con rapidità svolta subito a sinistra e saluta gli Auror che incontra, tutti troppo indaffarati per chiedersi il motivo per cui Weasley non sia con il suo amichetto Sfregiato evidentemente, arrivando in pochi istanti all'ufficio di Dawlish.

Si guarda attorno per controllare la situazione, poi abbassa la maniglia ed entra deciso nella stanza. A differenza della volta precedente, ora l'ufficio è vuoto e le tapparelle sono abbassate in modo da contenere la luce artificiale che viene dai finti vetri, anche se purtroppo neanche la penombra riesce a nascondere il cattivo gusto dell'arredamento.

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