𝐓𝐫𝐞.

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Era passata circa una settimana dall'arrivo a Bezdusha e Tania, nonostante avesse sperato di abituarsi all'ambiente, si sentiva sempre peggio. Odiava quel posto, le sembrava che nessuno la capisse, o meglio, che nessuno volesse capire. Si sentiva in colpa perché sapeva che nessuno avrebbe mai voluto aiutarla, essendo una criminale, doveva scontare la sua pena, pagando con il suo dolore psichico. Era ancora turbata dal suicidio della sua compagna di cella, ma almeno questo le aveva permesso di avere una stanza tutta per sé senza avere qualcuno accanto che tremava al cospetto della sua presenza. Era il primo pensiero egoistico che aveva mai maturato nella sua mente, capendo che solo se avesse pensato in quella maniera sarebbe riuscita a sopravvivere.

Non desiderava stare sola, ma era meglio sola che con una donna che la riteneva un'assassina. Tania non era colpevole, lei lo sapeva, anche se la memoria non le era tornata del tutto. Lo shock della visione del governatore morto l'aveva traumatizzata. Cercava, invano, di ricostruire l'intreccio dei suoi ricordi, purtroppo davanti ai suoi occhi si materializzava soltanto un puzzle scombinato i cui pezzi non si incastravano neanche con la forza della volontà.

Di una cosa sola aveva memoria: Vasilii Zhertva. Lo aveva incontrato anni fa, quando lei era ancora bambina e lui stava iniziando la sua carriera per diventare, in futuro, governatore. Era sempre stato un uomo onesto, di grande cultura e attento ai bisogni dei cittadini. Al suo carattere benevolo, però, non corrispondeva altrettanta bellezza: era, difatti, un uomo basso e cicciottello. Sul suo naso, sempre gonfio e rosso, nonostante non bevesse, teneva un paio di occhialetti rettangolari che frequentemente si appannavano, lui doveva toglierseli con una mossa accompagnata da un sorrisetto affabile per poterli pulire con una pezza. Era proprio mentre Vasilii si puliva gli occhiali che Tania lo aveva incontrato con i suoi genitori che l'avevano portata a un congresso nel quale il governatore spiegava i suoi piani per la riforma delle scuole di Novgorod. L'ammirazione che tutti provavano nei suoi confronti era palpabile e anche la piccola Tania si sentiva fiera di avere come governatore della sua amata città un uomo così colto e benvoluto.

Nello stesso istante in cui Tania trovò il pezzo di ricordo del politico, ne connesse anche un altro. Pensò ai suoi genitori, che l'avevano sempre accudita con severo affetto, pretendendo da lei l'eccellenza a scuola e il rigore morale, ma in cambio l'avevano sempre coperta di amore e premi, non facendole mancare mai nulla.

I suoi genitori non si erano ancora presentati in prigione da quando Tania era stata portata via con la forza dal giardino di Kremlovskiy. Pensò che probabilmente non avevano lasciato loro la possibilità di farle visita, cosicché fermò una guardia che stava viglilando in corridoio e chiese gentilmente se avesse diritto a una telefonata. La guardia rispose in modo brusco che le sarebbe spettata una sola chiamata alla settimana di non più di quindici minuti. Non erano concessi sgarri alle regole. Tania ringraziò sentitamente e chiese di essere accompagnata ai telefoni seduta stante.

La guardia, sbuffando, aprì la cella con le chiavi che teneva appese al cinturone dei suoi pantaloni e ammanettò la ragazza. Spingendola con la mano fredda sulla sua schiena, la portò in una saletta accanto alla mensa. Era un angusto spazio, circondato da mura di cemento grigio, dal soffitto si notava che dell'acqua era penetrata all'interno e aveva lasciato della muffa al suo posto. Appesi ai muri, vi erano dei telefoni collegati col cavo, sicuramente non erano della tecnologia più avanzata, ma a Tania bastavano, tanto che, appena rimosse le manette, vi si fiondò sopra, alzando la cornetta.

Per fortuna aveva memorizzato il numero del telefono di casa e lo digitò freneticamente.

Il telefono cominciò a squillare.

Tuu... Tuu... Tuu...

Nessuna risposta.

Tania domandò in ansia se potesse riprovare una seconda volta e la guardia sbuffò, facendole gesto con la mano di andare avanti.

Tuu... Tuu...

"Pronto?" Una voce dubbiosa rispose dall'altra parte della cornetta.

Tania esplose di gioia alla voce della mamma, tanto che le parole le uscirono con una velocità tale da essere confuse.

"Mamma, sono Tania, sono nella prigione di Bezdusha, ho solo 15 minuti, volevo sentirvi... mi mancate, mi sento così sola qua."

Dall'altro capo del telefono calò il silenzio.

"Mamma?" Tania credette che la linea si fosse interrotta, quindi pose un'altra domanda. "Perché non avete chiamato? Ve l'hanno proibito? Ho così tanta paura senza di voi."

La sentì sussurrare qualcosa dall'altro capo e di rimando il papà risponderle arrabbiato. La voce bassa penetrava le orecchie di Tania, senza che riuscisse a distinguerle. Avvicinò di più la cornetta all'orecchio, sperando di ascoltare meglio.

"Pronto?" Chiese timidamente, in attesa.

"Tania, quello che hai fatto per noi è inaccettabile. Non avrei mai creduto di crescere un'assassina. Io... ho fallito come madre."

Le parole si formarono dalla voce spezzata della madre. La sentì piangere sommessamente. Il padre stava ancora brontolando in lontananza. Tania cercò di calmarla, nonostante l'avesse accusata, confermando la sua totale innocenza. Mentre parlava, il silenzio si diffuse dall'altro capo della cornetta. Dopo qualche secondo, la voce della mamma tornò a parlarle.

"Le prove sono così schiaccianti, anche il nostro avvocato ammette che non ci sono possibilità per te o per dimostrare una tua ipotetica innocenza. Quell'uomo si sta facendo in quattro per evitare l'inevitabile. Tu, come hai potuto fare questo? Come hai potuto uccidere l'unico governatore onesto di questo paese?" Nuovamente le parole si spezzarono, a malapena riuscì a finire il discorso che riprese a piangere melodrammaticamente.

"Io non ho ucciso nessuno, mamma! Lo giuro, lo giuro sulla mia famiglia e su Dio." Tania urlò disperata al telefono, sperando che i genitori non riattaccassero la chiamata, lasciandola sola al suo strazio.

La voce della mamma, dopo quelle parole, si fece improvvisamente autoritaria, spazzando via ogni traccia della debolezza precedente: "Tania, non giurare invano. Queste parole offendono me e tuo padre. E il tuo paese."

Sebbene i tempi dell'epoca comunista fossero finiti da anni, i genitori di Tania erano ancora ancorati alle ideologie comuniste del passato, inculcate dai nonni di Tania che avevano impartito loro un'educazione ferrea che non aveva permesso loro di sviluppare un pensiero critico e discernere la realtà dagli eventi remoti. Per loro, andare contro lo Stato e il Comunismo era ancora il più grande dei mali. E Tania, uccidendo anche presumibilmente un governatore russo, aveva disonorato la sua famiglia e la Russia.

"Non vogliamo più saperne di questa questione, abbiamo già il cuore affranto, non sai quanto. Perdere una figlia così... ma lo Stato ha sempre ragione, noi viviamo grazie ad esso. è lui che ci offre un lavoro, per portare il pane a casa tutti i giorni e offrire alla comunità ciò che abbiamo e condividere i nostri beni per un unico scopo. È giunta l'ora adesso, per te, di affrontare le tue colpe e subirne le conseguenze. Lo Stato saprà come punirti. Noi non sappiamo il motivo per cui tu abbia compiuto un gesto così estremo, ma non riusciamo a sopportare il peso di avere una criminale in casa."

La chiamata si interruppe senza lasciarle modo di proferire parola e difendersi. I quindici minuti erano passati.

Tania teneva ancora la cornetta in mano che sussurrava Tu Tu Tu con il volto rigato dalle lacrime.

"Forza, staccati da quel telefono."

La guardia afferrò brutalmente la cornetta e la schiaffò al suo posto, accanto al telefono.

Tania fissava il vuoto e si lasciò docilmente riposizionare le manette ai polsi e trascinare nuovamente nella sua nauseante cella, come un maiale inconsapevole di stare per essere portato al macello.

Gli occhi vacui non si appoggiavano su nessun oggetto che si materializzava davanti a lei. Le immagini catastrofiche proiettate dal suo interno l'avevano catturata completamente, impedendole di scindere reale da immaginario.

Lontana da casa, sospettata di omicidio di uno degli uomini più onesti del paese, rinnegata dalla sua famiglia...

Cos'altro poteva capitarle di peggio?

𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora