Bezdusha era la più nota prigione di Novgorod, nella quale venivano rinchiusi i peggiori assassini, ladri, evasori fiscali e dissidenti politici. Non era molto grande, ma riusciva a contenere tra i 200 e i 300 detenuti. L'edificio era stato realizzato durante la guerra Fredda, prevalentemente per imprigionare e torturare spie del partito. Nel corso del tempo, si era evoluto nell'aspetto, ma ciò che permaneva erano le storie sulla crudeltà delle guardie, che non lasciavano trasparire un minimo di umanità.Per arrivarci, i camioncini della polizia dovettero percorrere un piccolo tratto su un ponte in pietra che attraversava il Volga, il quale divideva in due parti la città, e in seguito continuare per una buona mezz'ora su un sentiero sterrato, coperto da una boscaglia così fitta da non permettere a nessun raggio di luce di filtrare all'interno di essa. Durante il buio tragitto, Tania era stata sballottata di qua e di là sia dalle guardie, sia dalla vettura che, incerta come gli animi dei carcerati, si avventurava sul sentiero disconnesso.
Tania sarebbe dovuta restare all'interno di Bezdusha fino alla sentenza finale che l'avrebbe confermata colpevole o l'avrebbe rilasciata. Il suo avvocato, un uomo di 56 anni, smilzo e tremolante, le aveva spiegato tutto ciò che le sarebbe successo e come si sarebbe dovuta comportare all'interno della prigione, rassicurandola con parole goffe e incerte, che la permanenza sarebbe durata poco.
Nemmeno Tania ci credette, nonostante sapesse di essere innocente. Ma non aveva prove, non poteva dimostrare niente a nessuno. In quel parco, il 17 agosto, c'era solo lei e nessuno aveva visto il corpo piovere dal cielo. Tutt'ora era sotto l'accusa di omicidio, siccome era stata trovata macchiata di sangue, il quale, probabilmente, si era attaccato a lei dopo l'impatto del cadavere con il suolo.
Sì, perché una gamba del governatore era stata scaraventata fuori dal sacco per finire proprio accanto a Tania, sfracellandosi e facendo volare il sangue che le restava.
Almeno la gamba era riuscita ad evadere.
La giovane ragazza ricordava ancora poco dell'accaduto. Aveva riesumato questo ricordo e spiegato alla polizia la ragione per cui presentava tracce di sangue addosso. Ovviamente, non era stata creduta.
Erano passati solo due giorni dall'infausto evento, eppure a lei sembrava passata un'eternità, aveva sentito il tempo dilatarsi, rendendole la mente ovattata, dopo essere completamente svanito nel pomeriggio del 17 agosto. Nonostante tutto ciò, però, vi era un'unica sola cosa a cui Tania importava realmente: Viktor.
Viktor Predatel' era un ragazzo di 26 anni di estrema bellezza: era alto, i capelli biondo cenere, gli occhi chiari e scintillanti, il viso angelico e curato, il fisico slanciato e magro. Molto spesso aveva attirato l'attenzione delle ragazze di Novgorod, che guardavano con ammirazione non solo il suo aspetto, ma anche la sua posizione lavorativa: in poco tempo, grazie alla sua intelligenza e alle sue conoscenze, era riuscito a prendere posto nella banca più importante della regione.
Le mancava immensamente il suo ragazzo, avrebbero dovuto incontrarsi proprio il giorno del ritrovamento del governatore per poter fare una passeggiata assieme, prima che la fine delle ferie di lavoro di lui lo riconducessero alla solita monotona vita di banchiere.
Tania provava immenso struggimento nel ricordare il suo uomo e non vedeva l'ora che la venisse a trovare a Bezdusha, convinta che, grazie alle sue doti e alle sue conoscenze, sarebbe riuscito a farla scarcerare e a provare la sua innocenza.
Proprio mentre pensava al suo amato Viktor, il camioncino inchiodò, facendola sobbalzare assieme a tutti gli altri passeggeri. Ed eccola lì, Bezdusha che si ergeva imponente davanti a loro. La sua struttura di pietra rievocava la sua antica storia, ma allo stesso tempo era minacciosa e preoccupante. Si stagliava su un prato di steppa, tipica dei paesaggi che caratterizzavano la Russia, dal colorito pallido e rinsecchito. Sui lati della prigione spiccavano due torrette, nelle quali era stato allestito un armamentario di fucili ad alta precisione, per rintracciare i possibili fuggitivi e fermare la loro corsa, per sempre. Tutti i bordi superiori della struttura erano ricoperti da filo spinato e vicino ad essi, se si fosse prestata adeguata attenzione, si notavano delle piccole telecamere nascoste che sondavano tutto il perimetro della prigione.
I prigionieri vennero lanciati di peso fuori dalla vettura e messi in fila indiana davanti al portone dell'austero fabbricato. Tania scrutò, timida, dal basso verso l'alto le sue mura e si impressionò dalla loro altezza. Si sentì microscopicamente impotente a confronto.
Dopo essere stati ammanettati, tutti i detenuti furono portati nella sala per l'identificazione. I pavimenti della stanza erano liscissimi, come se fossero stati lucidati con le lingue dei prigionieri. Due colonne cubiche stavano ai lati di un tavolo, al quale erano seduti dei poliziotti. Quando fu il turno di Tania, venne spinta davanti a uno di loro che le chiese fermamente nome e cognome.
"All'interno di questa prigione sarai chiamata attraverso un numero che sarà cucito alla tua divisa: 1708". Realizzò che era il numero della data del ritrovamento del governatore Zhertva.
Le venne fornita la divisa di colore arancio sbiadito, molto probabilmente era stata usata e riusata prima di essere data a lei. Sapeva di vecchio e lercio, Tania all'idea di indossarla ebbe un brivido, ma non poté nemmeno pensare di rifiutarsi, visto che una guardia aveva cominciato ad urlare che se non si fosse data una mossa, non avrebbe ricevuto il pasto della sera. Lei, reticente, indossò quegli stracci e, come aveva previsto, il suo corpo ebbe un tremito di ribrezzo. Aveva come la sensazione che qualcuno ci fosse morto, dentro quella divisa.
Schedati e vestiti, i detenuti vennero condotti alle loro celle.
Tania venne accompagnata da una guardia, una donna in carne dallo sguardo severo e intransigente che le puntava il manganello nella schiena ogni volta che rallentava un minimo il passo.
"Che c'è, bimbina? Non hai voglia di vedere il tuo nuovo lettuccio, ah?"
Al primo piano della prigione, nell'ala sinistra, si trovava la cella di Tania. La guardia aprì sbattendo la porta ed esordì con un grido:
"Ao, compagna! Sveglia, da oggi avrai compagnia. Vedi di non cagare il cazzo come fai ogni giorno e di lagnarti di meno. La detenuta 1708 è un pezzo grosso: è arrivata ad uccidere pure il governatore Zhertva, figurati cosa non ne farebbe di una smoscia come te!"
Spintonò Tania all'interno della cella, vicino a una figura minuta accovacciata a terra.
"Cena alle 19 in punto. Verrò a prendervi io stessa."
Tania sentì le sbarre chiudersi sonoramente dietro di sé.
Calò il silenzio d'improvviso. Era tutto surreale, ancora non ci credeva che non avrebbe visto casa ancora per lungo tempo. Inoltre, quella donna, accovacciata a terra con la testa tra le gambe e tremante, le stava mettendo un'angoscia che non aveva mai sperimentato prima.
Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. L'avvocato non le aveva spiegato come si sarebbe dovuta comportare con la sua compagna di cella. O come si sarebbe dovuta comportare in generale.
Aveva tanto da imparare di quel mondo.
Quando avrebbe voluto non dover imparare niente...
STAI LEGGENDO
𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬
Mistério / Suspense⚠️CONTIENE SCENE DI VIOLENZA E ATTI SESSUALI. SI CONSIGLIA LA LETTURA A UN PUBBLICO CHE NON SIA SENSIBILE A TALI TEMATICHE.⚠️ Una sentenza ingiusta e sospetta rinchiude Tania nella prigione più rinomata di Novgorod, Bezdusha, lasciandola stordita da...