𝐐𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐢.

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La notte era calata da poco e il freddo penetrava più prepotentemente nella pelle.
Novgorod era silenziosa, la città si era svuotata e c'erano solo poche persone con dei cani al guinzaglio per le strade.
L'unico brusio che si udiva era quello di un un piccolo venticello che sferzava tra le vie.

Dalle finestre poteva vedere gli alberi che ondeggiavano al suo ritmo. Osservava le foglie che si contorcevano e si distendevano, che si colpivano e che si accarezzavano.
Una metafora del tira e molla, una metafora per due comportamenti opposti, tra scetticismo e totale abbandono. Questo c'era stato tra lui e Tania.

Maxim era steso sul letto, con le gambe avvolte tra le coperte e il busto appoggiato alla struttura del letto. Nonostante il vento, lui continuava a dormire nudo. Vestiva sempre e solo un paio di boxer, ma non si sarebbe mai tolto la sensazione di libertà che provava nel dormire con la pelle a diretto contatto con le lenzuola.
La danza del vento lo aiutava molto a riflettere. C'erano tanti punti interrogativi e poche risposte, le quali, nella maggior parte dei casi, conducevano ad altrettante domande.

Aveva capito che fare quello che aveva fatto con Tania in prigione non era stata una mossa arguta e che se fosse stato scoperto sarebbe finito in guai seri. Eppure, senza sapere perché, quella ragazza era riuscita ad ammaliarlo. Era stata tutta una questione di sguardi. Di un feeling celato che solo loro due potevano notare e usare tra loro.
Però, si domandava con tutto se stesso se Tania fosse davvero stata capace di uccidere Zhertva.
La ricordava piccola ed indifesa nel giardino della prigione, preda di quella bastarda piantagrane.
La ricordava terrorizzata e debole alla vista di Maxim che picchiava il pedofilo.
Come avrebbe mai potuto anche solo pensare di uccidere qualcuno?

Qualcosa non tornava.
Assieme a questo, Maxim si chiese come mai Tania fosse stata incarcerata immediatamente, senza diritto di parola, senza poter parlare con la famiglia, senza poter spiegare la propria situazione.
Lei aveva accettato tutto quello che avveniva senza fiatare né muovere un singolo muscolo.
Era stata troppo onesta.

Ciò che più puzzava a Maxim era una persona a lui detestabile. Un uomo educato, ma che sicuramente nascondeva un velo di falsità.
Anche lui non aveva testimoniato ancora, eppure, secondo Ivan, aveva un alibi impeccabile.

Perché Viktor Predatel', il 17 agosto, giorno dell'avvenuto ritrovamento del cadavere, si stava occupando del conto bancario di Vasilii Zhertva?

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Nonostante fosse passato tanto tempo, il lenzuolino era ancora integro. Integro, ma senza il suo ospite avvolto al suo interno.
Ludmilla lo stava rigirando tra le sue mani, sospirando, come faceva da tanto.
Suo figlio sarebbe potuto essere in quel lenzuolo, tra le sue braccia.
Alcune scene percorrevano la sua mente: certe, rapide, sfuggivano alla memoria, ma altre si fissavano, pronte ad indurre spiacevoli sensazioni.
Il tenero visino che era riuscito ad aprire gli occhi al mondo per sole poche ore la stava fissando, implorante.

"Tu mi hai voluto in vita, ma non sei stata capace di generarmi sano e forte."

Ludmilla sentiva che il senso di colpa le stringeva la gola, quasi a strangolarla, e trovava conforto solo in quell'unica pezza che le era rimasta. Tutto il resto era stato nascosto o buttato.

Anche il contatto umano, oramai, era ridotto all'osso.
Da quasi un anno, infatti, Vasilii si era lanciato a capofitto nel mondo del lavoro.
Aveva deciso di fare carriera in politica e, grazie ai suoi sudati sforzi e le notti insonni, era riuscito a coronare il suo sogno: diventare governatore.

Vasilii aveva ripreso il sorriso: aiutare il suo popolo russo era fonte di gran gioia e soddisfazione e sembrava aver messo da parte il tragico evento.
Ludmilla lo scrutava da lontano. Non lo supportava né gli metteva i bastoni tra le ruote. Aspettava solo che lui tornasse a casa e che mangiasse con lei. Quello era l'unico momento di intimità che condividevano.

Il resto era appassito.
Delle calde notti di passione dei due sposi non era che rimasto il ricordo.
Vasilii tornava ogni giorno a casa sfinito dal lavoro e, sebbene amasse ancora la donna con tutto sé stesso, non riusciva a stare in intimità con lei.
Non riusciva più a soddisfare la sua amata in modo naturale. Il loro sesso era stato costretto a diventare artificiale. E dopo i pochi tentativi di passare a questo nuovo modo innaturale, smisero del tutto di cercare l'amore carnale.

Ludmilla si inacidì e si chiuse in sé stessa.
La ferita era troppo grande per essere marginata da sola e Vasilii era troppo impegnato a nascondere la sua sotto pile di documenti da firmare.
Le giornate passavano solitarie. Vasilii provava ad avvicinarsi alla moglie ma quella, con uno sguardo denso di rammarico, si allontanava senza rivolgergli una parola. Così Vasilii mollava la presa finché non smise di provarci.

Ludmilla ripensava al Vasilii dei primi anni, all'amante instancabile e attento alla sua donna. Al Vasilii che si preoccupava per lei, al Vasilii dallo sguardo dolce e premuroso. Al Vasilii che stava per diventare padre.
Ma, non appena volgeva il suo sguardo all'attuale Vasilii, vedeva un altro uomo, un uomo stanco, concentrato su sé stesso e sul lavoro.

Iniziò a sentire la mancanza di quelle notti di passione. Le mancavano le attenzioni che la facevano sentire donna. Una donna bella, seducente, maliziosa.
Desiderava un uomo che la possedesse con vigore e la facesse evadere dalla sua realtà meschina.
Invece al suo fianco c'era quell'uomo basso, cicciottello, dal naso rosso e dagli occhiali sempre appannati. Si rese conto di quanto la sua bellezza era sprecata affianco a quella del marito.

Avrebbe fatto di tutto per non perdere la sua bellezza.
Comprò creme anti rughe, pellicce vere, gioielli sfarzosi, tacchi sproporzionati, vestiti provocanti. Si tinse i capelli di un rosso acceso, cosicché tutti la riconoscessero, e si riempì le labbra grazie alle operazioni con il botulino.

Ammise a sé stessa che, per l'ultima volta, stava cercando l'approvazione di suo marito.
Lui fu completamente indifferente ai suoi cambiamenti, le finanziava tutto, ma era comparso solo un piccolo accenno di disapprovazione quando la vide tornare con le labbra gonfie e rossastre. Dopo quello, tornò sulle sue carte.

Come aveva potuto amare quell'uomo sterile e lontano?

Dov'era la passione che tanto bramava?

Ludmilla lo fissò sprezzante.
Fece ruotare la fede sul dito così prepotentemente da lasciarle un solco arrossato sulla pelle.

𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora