𝐎𝐭𝐭𝐨.

401 30 46
                                    



I tempi in cui Maxim maltrattava e bullizzava i nuovi carcerati sembravano essere finiti. Per giorni interi si era ripetuta la stessa identica scena: Tania che tentava di dormire e lui che arrivava per creare quel rumore insopportabile e lasciare insonne lei e tutte le sue altre vittime. Ora, invece, la notte era spaventosamente silenziosa, tanto che Tania, sfinita dal sonno, riuscì ad addormentarsi per 20 ore di file, riuscendo anche a sconfiggere i demoni che la tormentavano giorni prima.
Al suo risveglio, però, sentì un rumore di passi fin troppo familiare. Degli stivali stavano calpestando con foga il corridoio, diminuendo man mano la velocità fino a raggiungere la cella di Tania.

"Buongiorno, principessa sul pisello." Maxim si fermò a braccia incrociate davanti alle sbarre, con il sorriso più sarcastico che riuscì a proporle. "Ti piacerebbe, non è vero?"

Tania era riuscito ad ignorarlo per tutti quei giorni e così pensava che avrebbe continuato a fare.

"Ti sono mancato? Gli altri detenuti mi hanno risposto con un 'V A F F A N C U L O' davvero molto coraggioso. Spero tu ti sia sciacquata almeno la bocca, a differenza loro."

Sebbene anche lei avesse voluto rispondergli allo stesso modo, c'era qualcosa di stranamente confortante nella presenza di quella guardia così superba. Forse lui si era affezionato a prendere in giro lei e lei si era affezionata alla sua fastidiosa ed irriverente presenza. La faceva sentire meno sola.
E poi, doveva ammettere a sé stessa che l'aspetto di Maxim era a dir poco gradevole, specialmente quel giorno che stava indossando una maglia nera troppo stretta per il suo corpo muscoloso, dei pantaloni cargo alla cui vita era legata una cintura con numerose chiavi, un manganello (quel MALEDETTO manganello) e una pistola Glock, e i suoi capelli erano bellamente spettinati, come se non gli importasse nulla di rendersi attraente. Sapeva di esserlo.

Tania si accorse che l'aveva osservato fin troppo a lungo in silenzio, squadrandolo da cima a fondo e lui sorrise con un angolo della bocca, felice di essere adorato.

"Scommetto che ti manco così tanto che vorresti che tornassi a fare tutto quel baccano, solo per vedermi ancora."

Sfiorò il manganello, pronto a prenderlo fuori e ricominciare da dove si era interrotto.
"No!" Urlò lei correndo verso le sbarre. "Ti prego. Ne abbiamo avuto tutti abbastanza. Lasciaci in pace."

Si ricordò che in ogni caso non avrebbe potuto fermarlo.
Lui pareva compiaciuto dal fatto che lei lo avesse pregato di fermarsi. Rise e appoggiò l'avambraccio destro alle sbarre, sopra la sua testa. Si inclinò verso di lei e si fece improvvisamente cupo.
Lei rimase immobile, colpita dal suo cambio repentino d'umore. La stava fissando con occhi vitrei e lei lo fissava di rimando.
Quel gioco di sguardi stava cominciando a farsi più intimo e lei se ne accorse perché sentiva di arrossire. Si sentiva così giudicata da quell'uomo, ma ammetteva a sé stessa che nessuno l'aveva mai guardata in quella maniera così intensa.
Si scosse per evitare certi pensieri. Lui rimase immobile.

"Vorrei saperne di più sul tuo caso, 1708. Colpevole di omicidio del governatore Zhertva... non mi è mai suonata troppo corretta questa faccenda." Il suo sguardo si fece più indagatore e cercava di giungere alla verità attraverso gli occhi della ragazza. "La tua documentazione non sono riuscito a trovarla. Molto probabilmente l'hanno portata ai giudici e agli avvocati di competenza per compiere le prime analisi del caso."

Tania si stupì. Perché Maxim era interessato improvvisamente al suo caso?
Provò paura immediatamente, convinta che Maxim fosse là per farle un interrogatorio fuori dall'orario di legge e magari torturarla finché non avesse confessato.
In ogni caso l'unica cosa che potè fare fu quella che aveva fatto finora: ribadire la sua innocenza.
Lui continuò a fissarla anche quando lei scoppiò in lacrime. La tensione era troppa e non resse. Lui si avvicinò ancora di più alle sbarre e al suo orecchio, pronto a sussurrarle qualcosa. Questo gesto fece avvampare Tania dalla vergogna e, forse, anche perché quella vicinanza stava iniziando a farsi fin troppo intima.

Ma Maxim non riuscì a dirle niente. Un'altra guardia, un suo collega più adulto dai capelli poco folti, stava portando accanto a sé un prigioniero, dall'aspetto disgustoso: basso, gobbo e smilzo, la faccia, sebbene il detenuto non fosse da molto tempo un adolescente, era tempestata da brufoli pronti a esplodere e rilasciare il pus al loro interno. I denti erano pochi e giallognoli, probabilmente l'alito sapeva di sigarette e alcol.

"Compagno, il capo ha ordinato che te lo portassi affinché te ne occupassi tu. È un pedofilo, ricercato da anni, l'hanno appena trovato mentre cercava di adescare e toccare una bambina di 9 anni."

Maxim si girò come se l'avessero pugnalato alla schiena.
Il volto si fece più freddo e tetro che mai.
Il collega lasciò il prigioniero e se ne andò.
Maxim si diresse da lui con ampie falcate, finché gli stessi stivali che l'avevano condotto da lui gli tirarono un calcio così forte nelle parti intime che l'uomo cadde a terra e si raggomitolò su sé stesso, piangendo dal dolore.
I calci continuarono sempre più violenti. Si aggiunse anche il manganello, che si scaraventò sul cranio, sull'addome, sulla cassa toracica. Si sentì un rumore sordo, qualche costola si era fratturata, qualche dente, tra i pochi rimasti all'uomo, era volato via. Il sangue colava dalle ferite sulla fronte, mentre l'uomo cercava di proteggersi, coprendosi con le braccia. Di tutto quello che avrebbe potuto fare, non avrebbe mai potuto fermare l'ira omicida di Maxim, che, con occhi iniettati di ira, sbraitò:

"Questo è quello che ti meriti, lurida merda. Questa è l'unica cosa che avrai qui dentro e l'ultima che vivrai nella tua schifosa vita. Morirai per quello che hai fatto. Io porto vendetta per tutte quelle vittime innocenti. Crepa, stronzo!"

L'uomo, quasi in fin di vita, implorava perdono.
Tania, sconvolta, si accasciò a terra.

𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora