Le due notti seguenti si ripeterono uguali, con Maxim che prendeva a manganellate le sue sbarre e quelle degli altri carcerati vicino. Evidentemente era una "tradizione" a Bezdusha quella di infastidire i nuovi arrivati fino a farli impazzire per il sonno. Tania aveva ormai gli occhi arrossati, non aveva dormito niente in quei giorni, ma era certa che, anche se non ci fosse stato Maxim a infastidirla, lei comunque sarebbe rimasta insonne. I suoi pensieri correvano come non avevano mai fatto, la mente le riportava a galla tutti gli episodi più spiacevoli, dal sacco, il suicidio della compagna di cella, la mano callosa che cercava dentro di lei, la faccia di Viktor che le prometteva che sarebbe tornato. Non era per niente sicura di ciò ed era tormentata dalla paura di perderlo.La perdita di sonno e la ferocia delle sue paure le avevano lasciato delle occhiaie violacee. Per potersi specchiare, aveva buttato un po' di acqua del cesso per terra. Era da tanto tempo che non si guardava allo specchio ormai e avrebbe fatto bene a continuare così.
Era diventata l'ombra di sé stessa. Oltre alle occhiaie, aveva un volto pallido e giallognolo, dovuto al poco sole e alla dieta scarsa. I suoi occhi erano annebbiati e i capelli crespi e opachi. Quanto avrebbe voluto potersi truccare ancora, come una volta, quando andava alle feste della città con tutti i suoi coetanei. Sembravano tempi remoti, eppure erano passati solo pochi mesi dall'ultima festa.
Mentre era assorta nei suoi ricordi, sentì una voce profonda, suadere i suoi timpani.
"È l'ora del pranzo, 1708."
Maxim si era appoggiato con una spalla alle sbarre e la stava guardando, mentre lei si specchiava stanca nella piccola pozzanghera. Non alzò nemmeno lo sguardo verso di lui. Era infastidita dalla sua presenza che le impediva di stare tranquilla, sia di notte, sia di giorno.
Visto che Tania non si muoveva di un centimetro, Maxim incalzò:
"Forza, muoviti, non starò ad aspettarti ancora. Questa è la tua ultima opportunità per mangiare."
Tania, ignorandolo, si sedette lentamente sul letto e si sdraiò. Non aveva fame quel giorno.
Sentì Maxim sbuffare e aprire la cella. La sbattè dietro di sé.
"Che cazzo hai ora, 1708? Mica vorrai tirare le cuoia come la tua compagna di cella? La mia collega è finita in guai seri, sai? Noi guardie dobbiamo impedire a tutti i costi che voi vi ammazziate. Dovete pagare lo scotto per quello che avete fatto. E lo dovete fare da vivi."
"Non ho fatto niente." Disse lei in un flebile sussurro. Era stanca e non voleva sentirsi giudicare da lui. Sapeva, in ogni caso, che quella verità mormorata non sarebbe mai bastata a lasciarla libera. Né da quella situazione, né dal carcere.
Maxim si avvicinò furiosamente a lei.
"Se tu non avessi fatto niente non saresti qui, o sbaglio?"
"Non è questo il mio posto." Tania si girò su un fianco e gli diede la schiena.
Lui la prese per la spalla e la spintonò per farla tornare supina.
"Non so che idee del cazzo ti stiano frullando per la testa in questo momento, ma se pensi di ammazzarti te lo impedirò. Non che mi importi qualcosa di te, sia chiaro, però non voglio avere problemi a causa tua."
Tania posò il suo sguardo sui suoi occhi. Erano proprio scuri e si notava che non c'era un minimo di interesse nei suoi confronti. Non gli interessava se lei fosse veramente morta o meno.
"Non morirò solo perché non vado a pranzo oggi, allora cosa ti frega che io mangi o meno?"
Tania si alzò e andò al lavello dove si sciacquò il volto. Lui le fissò senza pudore il culo e le disse:
"Se smetti di mangiare perderai il culo e nessun ragazzo ti degnerà neppure di uno sguardo."
"Io ho il ragazzo, cosa ti interessa se perdo il culo?"
Maxim si avvicinò alla sua schiena e le sussurrò sgarbato nell'orecchio sinistro:
"Così, Sobakin*, non potresti più essere una cagna."
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*il cognome russo "Sobakin" significa "cane"
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𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬
Mystery / Thriller⚠️CONTIENE SCENE DI VIOLENZA E ATTI SESSUALI. SI CONSIGLIA LA LETTURA A UN PUBBLICO CHE NON SIA SENSIBILE A TALI TEMATICHE.⚠️ Una sentenza ingiusta e sospetta rinchiude Tania nella prigione più rinomata di Novgorod, Bezdusha, lasciandola stordita da...