𝐃𝐨𝐝𝐢𝐜𝐢.

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Quella mattina era particolarmente soleggiata, uno dei pochi giorni in Russia in cui si poteva godere di un piacevole tepore. Era una giornata così serena che moltissimi cittadini recarono nei parchi, lasciando le strade cittadine deserte.
Su quelle strade due fratellini, rispettivamente di dieci e sette anni, stavano camminando, di ritorno da scuola. Il fratello maggiore, infatti, aveva l'abitudine di accompagnare la sorellina da casa fino a scuola e viceversa ogni giorno. Che ci fosse stato il sole o il vento o la nebbia, i due percorrevano quotidianamente la stessa strada.
Erano oramai conosciuti anche dai gestori dei negozi ai lati delle strade che conoscevano i loro nomi e i loro genitori. Molto spesso offrivano loro i loro prodotti in scambio di un sorriso vivace e sincero, ricolmo di gratitudine. Quei sorrisi che solo un bambino innocente ti sa regalare.

La strada che i due fratelli percorrevano non era una via principale, anzi, era assai poco frequentata, siccome faceva parte di un quartiere isolato da quelli storici o da quelli centrali. La sorella minore saltellava affianco al suo fratellone in estasi per via della giornata amena. Lui era felice di vederla così serena dopo la scuola, significava che aveva fatto amicizia con i suoi compagni o aveva imparato qualcosa di nuovo da raccontargli.

"Fratellone, lo sapevi che le rane sono in grado di saltare trenta volte la loro lunghezza? O lo sapevi che le rane vivono in tutti i continenti tranne che in Antartide? Ce l'ha spiegato la maestra di scienze oggi! Abbiamo studiato gli anfibi."

Sorrideva al pensiero di quei buffi animali che si lanciavano da una parte all'altra di un laghetto.

"Pomeriggio passiamo al parco a vedere se è vero? Voglio vedere una ranocchia saltare."

Il fratello acconsentì, ma le ricordò che avrebbero dovuto chiedere il permesso ai loro genitori.
Lei lo guardò raggiante.

"Non vedo l'ora di passare questa bella giornata con te, brat* Maxim!"

Maxim sorrise alla sorella. Le voleva veramente bene, la sua nascita era stata un regalo dal cielo.
I loro genitori, infatti, erano sul punto di divorziare, litigavano sempre, anche di fronte a Maxim, il quale sopportava in silenzio, sentendosi colpevole di non riuscire ad essere abbastanza per colmare il vuoto dei suoi genitori.
Poi ebbero lei. Si dimostrò perfetta fin dal suo primo respiro. Era buona, sorridente, intelligente, gentile e curiosa. A differenza di Maxim, dai capelli scuri e gli occhi tenebrosi, lei era bionda come una pannocchia e i suoi occhi erano così chiari e trasparenti che si riusciva a leggerle nell'anima. Era un anima sincera, meritevole della vita e di tutti i suoi beni.

Continuavano a camminare, finché non si trovarono nel vialetto di un negozio di caramelle. La donna che ci lavorava conosceva molto bene i due fratelli, che ogni giorno passavano davanti alle vetrate e controllava sempre che i due arrivassero sani e salvi fino in fondo alla strada.
Quella mattina la donna volle offrire loro delle caramelle, ma il suo negozio era pieno zeppo di scatoloni in quanto aveva deciso di ristrutturare l'edificio.

"Maxim, caro, potresti per cortesia entrare nel retrobottega con me così posso prendere un pacchetto di gomme per tua sorella? Purtroppo è così pieno che sarebbe troppo difficile per lei riuscire a scavalcare gli scatoloni senza farsi male."

Maxim acconsentì, anche perché sua sorella lo stava implorando di portargli le amate gomme.
Lui, prima di andare, si assicurò che lei non si allontanasse dall'ingresso.

"Mi raccomando, non ti muovere da qui per nessuna ragione, hai capito?"

Lei annuì.

Maxim e la venditrice erano sul retro quando, improvvisamente, si ruppe una mensola. Maxim, nonostante la sua giovane età, sapeva già svolgere alcuni lavoretti manuali e si adoperò per riparare la mensola.
La piccola sorella, intanto, fuori dal negozio stava aspettando canticchiando una canzone tradizionale russa. Non vedeva l'ora di morsicchiare qualche caramella sotto il tiepido sole. Osservava la strada, quando vide un uomo correre verso di lei.
Correva così forte che quando arrivò si appoggiò al muro per riprendere fiato.

"Oh, che fatica! Ho corso per tutta la via per riuscire a raggiungervi!" Disse affannato.

Guardò la piccola che non sapeva se avesse dovuto ignorare lo sconosciuto o graziarlo di uno dei suoi sguardi gentili. Decise che sarebbe stato più rispettoso fare la seconda cosa.

"Finalmente vi ho trovato, ero andato a scuola ma non vi ho visti, ora che sono qua, però ho da darvi delle brutte notizie: sono il fratello di vostra madre, lei, purtroppo, è in ospedale. È caduta dalle scale e si è spezzata la tibia, vostro padre è lì con lei e non può muoversi, così ha deciso di contattare me. Devo portarvi da lei."

La bambina non era convinta. Chi era lui? Non avevano uno zio o almeno non lo sapevano.

"Lavoro all'estero per quello non vi ho mai conosciuti. Ma sono tornato settimana scorsa, mi viene da dire 'perfortuna', così posso aiutarvi. Vieni, andiamo alla mia auto."

Lei non capiva. Non poteva muoversi, lo aveva promesso al fratello.

"Vieni, fai presto o la mamma starà male!"

Si accorse che il suo discorso non reggeva, ma lo sconosciuto continuava a parlare a raffica cosicché lei non riuscisse a ragionare.
Le afferrò il braccio con violenza.

"Ti ho detto V I E N I, piccola stronzetta."

Si accorse che era in pericolo, ma non potè gridare.
L'uomo l'aveva sollevata, mettendole una mano sulla bocca, cosicché non riuscisse a urlare, e un braccio attorno al corpo.
Non poteva più scappare.

Maxim la cercò tutto il giorno. Lungo la via, nei negozi, a scuola, a casa delle amiche, al parco. Nessuno l'aveva vista. Nessuno sapeva niente.
I suoi genitori si preoccuparono e chiamarono la polizia che iniziò le ricerche.
Si agitarono così tanto che da quella sera iniziarono di nuovo a litigare violentemente.

Non smisero mai più di litigare.
Il piccolo angelo che portava la pace fu trovato morto che galleggiava nel Volga.
Il medico legale stabilì il decesso per annegamento e trovò sul cadavere le prove di stupro. Le erano state messe le mani al collo per strangolarla e lungo tutto il corpo era coperta di graffi e lividi. La sua purezza era stata brutalmente devastata da un feroce impeto, voglioso di carne giovane, fin troppo giovane.

"È stato un pedofilo. Non sappiamo dove si trovi attualmente."

Il caso venne archiviato dopo anni di ricerche infruttuose. Non solo era stata tradita la gentilezza della piccola, ma la legge non le rese mai giustizia, lasciandola in un muto oblio, dal quale nessuno della sua famiglia riuscì mai a riprendersi.

Maxim giurò che avrebbe portato giusta vendetta a sua sorella.
Avrebbe ucciso quel pedofilo.
Avrebbe fatto della verità la reale giustizia.
Nessun innocente sarebbe morto invano. Non più.








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*brat = fratello in russo.

𝐏𝐫𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora