"Bianco.
Un bianco così intenso da far male agli occhi. Di nuovo. Sempre lo stesso incubo.
Sa che guardare altrove è inutile in quanto quell'assenza di colore si protrae fino ad un punto indefinito nello spazio. Sembra di essere sospesi nel vuoto e questa sensazione è favorita anche dalla morbidezza dei suoi passi sulla neve. Non capisce esattamente dove si trova, come ci è arrivata o il perché, sa solamente che le sue gambe, ad un certo punto, iniziano a muoversi senza un suo preciso comando. Continuano il loro percorso finché non avverte una presenza dietro di sé, come una folata d'aria calda che le accarezza il corpo. Prova a voltarsi ma questo nuovamente non vuole saperne di obbedirle. Un profondo senso di disagio e paura inizia a farsi strada dentro di lei e mentre è sul punto disperato di mettersi a piangere, qualcosa le si poggia sulla spalla. Crede si tratti di una mano ma non fa in tempo a formulare il pensiero che questa la spinge talmente forte da farla andare incontro ad un burrone di cui non si era neanche accorta. Lo slancio è così veloce che oramai fermarsi era impossibile, può solo guardare quel bianco lasciare il posto ad un vuoto nello stomaco per la forza di gravità che veniva a mancare.
Mentre precipita, quella forza invisibile che l'aveva trattenuta fino a quel momento, finalmente la lascia andare permettendole in qualche modo in voltarsi e ciò che vede la lascia senza fiato: due occhi così neri da farle venire i brividi su tutto il corpo. Non riesce a porsi ulteriori domande che queste si chiudono lasciandola a quel bianco famigliare, quasi pensando di esserseli immaginata.
La pressione dell'aria di quella caduta libera le attanaglia lo stomaco e cede il posto, dopo alcuni secondi interminabili, ad un dolore acuto e al buio totale nel momento in cui il corpo tocca il suolo.
Perde i sensi.
Buio. E dolore.
Un dolore così intenso da dover faticare per aprire gli occhi, per non parlare di muovere qualsiasi altra parte del corpo. Nell'istante in cui riesce a muovere la testa quel poco che basta per posare lo sguardo su di esso le viene da vomitare: tutto quel bianco puro e famigliare è scomparso lasciando il posto ad un vivido rosso che continua ad espandersi e a contaminarlo. Sangue. Le braccia hanno assunto un posizione innaturale ma la cosa che fa più ribrezzo è lo squarcio che le attraversa la coscia sinistra, talmente profonda e aperta da poter vedere i muscoli e i legamenti al suo interno. Un groviglio di carne sanguinolenta, ossa non più al proprio posto o addirittura sporgenti verso l'esterno.
Un terrore puro e primitivo inizia a farsi strada in lei. Non può muoversi, bloccata di nuovo in quel corpo morente. Non può chiedere aiuto, non c'è nessuno e comunque non la sentirebbero. Nonostante ciò apre la bocca e urla. Urla tanto da farle male la gola. La sua stessa voce che le fa da eco mentre delle fredde lacrime di frustrazione le bagnano il viso.
E così, con le ultime forze rimaste, le guance rigate di lacrime ed un corpo che sembra non appartenerle più , il mondo intorno ai suoi occhi inizia a scurirsi, trascinandola lentamente in uno stato di incoscienza e ad una pace tanto agognata.
Finalmente anche il dolore sembra essere sparito.
Finalmente ... "
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The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...