Prima di iniziare questo capitolo, vorrei avvisarvi cari lettori che una scena potrebbe urtare la vostra sensibilità !!
"...Musica. Le voci dei cantanti che sovrastano le stanze di quella piccola casa. Izabel non ricorda neanche più a chi appartenesse. L'hanno invitata alcuni sui colleghi del primo anno di università supplicandola di raggiungerli e lei, anche se controvoglia, ha accettato. Ora si trova nella cucina di un estraneo a preparare delle bruschette e altre cose da stuzzicare per rimediare alla fame derivata dall'alcol e dal fumo. Praticamente c'è più alcol che sangue nel suo corpo rendendola frastornata, confusa ed insensibile.
All'improvviso sente i suoni intorno a lei in modo ovattato, leggero, quasi ipnotico. Guarda il coltello nella sua mano per diversi secondi e il vuoto che si porta dentro si espande ancora di più, avvolgendola. Il resto del mondo sembra scomparire: non ci sono persone che urlano, cantano e bevono, nessuno balla, la musica è cessata.
Solo lei ed il coltello.
Strani pensieri si insinuano nella sua mente: e se provasse a tagliarsi un pò? In fin dei conti a nessuno importerebbe. E se il coltello rappresentasse il suo punto d'arrivo?
E' così stanca di resistere... Chi afferma che morire richiede coraggio si sbaglia. Ciò che veramente richiede una grande forza di volontà è vivere.
Galleggiando in acqua spesso ci si sente come incastrati tra due mondi: la terra ferma rappresenta la vita con tutte le sue sofferenza; e il mare rappresenta la morte, la pace, l'oblio.
Infine, si potrebbe considerare il cielo come una via di mezzo, un intermezzo tra il bianco e il nero. Un concetto astratto di sopravvivenza.
Un dolore acuto al polso risveglia Izabel dai propri pensieri, catapultandola di nuovo nel mondo reale. Posa lo sguardo ancora vitreo sulla fonte di dolore e fa una smorfia: si è tagliata il polso con il coltello, ripetutamente, senza neanche accorgersene . Il sangue che sgorga come un fiume in piena macchiando il cibo, il tavolo e il pavimento. Cerca inutilmente di fermare l'emorragia con dei tovaglioli di carta mentre nessuno si è ancora accorto dell'accaduto. La musica ora è diventata fastidiosa, la puzza di sudore insopportabile, le urla esagerate. Lei vorrebbe solo andarsene e lascarsi tutto alle spalle ma quella perdita di sangue consistente le sta facendo venire dei capogiri e non accenna a fermarsi, espandendosi e facendole venire meno le forze. Si accovaccia lentamente a terra appoggiandosi sui mobili della cucina e mettendo pressione sulla ferita mentre una pozza di sangue si forma velocemente intorno a lei. Il frastuono di quella festa le rimbomba nelle orecchie, martellandole il cuore contro il petto.
La situazione è così strana e surreale che Izabel scoppia a ridere chiudendo gli occhi per rintanarsi nel suo bozzolo. Aprirli diventa sempre più difficili finché non ci rinuncia e si lascia cullare dalle braccia invisibili di quei mostri venuti a confortarla.
Avvolta nell'oblio, col sangue che finalmente sembra rallentare la sua corsa, Izabel galleggia nel vuoto. Sente le palpebre così pesanti..."
La ragazza spalanca gli occhi urlando. Un altro incubo. Gocce di sudore le imperlano la fronte, incollandole i capelli umidi al viso. Con ancora il respiro affannoso e con molta fatica si alza per raggiungere la cucina solo che ancor prima di arrivare alla porta, crolla a terra. Vorrebbe alzarsi ma le gambe non le danno retta, non ha neanche le forze di strisciare fino al letto perciò si ferma lì. Si raggomitola a terra con le ginocchia strette al petto fissando il buio sotto al letto in cerca dei suoi soliti amici invisibili. Solo che questa volta non c'è nessuno, nemmeno la loro ombra.
Così, totalmente sola, abbassa le palpebre sui suoi occhi verdi offuscati dalle lacrime con la paura che gli incubi vengano nuovamente a farle visita.
__________
Un leggero tremolio costante riscuote Izabel da un sonno inquieto. Impiega qualche minuto per rendersi conto che si tratta della vibrazione del telefono sul comodino. Leggermente indolenzita si alza per raggiungerlo e guardando lo schermo rimane sorpresa. Si aspettava una chiamata di lavoro, dai colleghi dell'università, decisamente non una chiamata da sua madre che non si era mai degnata di farle uno squillo da quando se ne era andata di casa due anni fa. Sul telefono risultano sei chiamate perse ed è ciò che la spinge a richiamarla. Risponde al primo squillo.
<<Iza, tesoro, spero di non averti svegliato.>>
La ragazza si porta una mano sulla fronte, come per prevenire un mal di testa imminente.
<<No mamma tranquilla, ero sveglia. Cosa succede?>>
Dopo qualche secondo di esitazione lei le risponde: <<succede che sto morendo Izabel.>>
Quest'ultima sgrana gli occhi, decisamente confusa. <<Cosa stai dicendo mamma? Cosa vuol dire che stai morendo?>>
Dall'altro capo del telefono si sente la voce della madre scossa dai singhiozzi. <<Ho un tumore al cervello non curabile. La massa tumorale è così grande da non poter essere asportata, possiamo solo sperare nelle sedute di chemioterapia per vedere se le sue dimensioni diminuiranno.>>
Izabel fissa attonita il suo letto mentre la madre si soffia il naso.
<<I medici dicono che mi rimane meno di un anno.>>
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The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...