Si tratta di una struttura: squadrata, grigia, ad un piano e priva di un giardino, quella che appare davanti gli occhi di Izabel. In molti la chiamerebbero "casa", lei invece l'ha sempre considerata come un luogo da cui scappare il prima possibile. Decisamente non un luogo rosa e fiori in cui riposarsi e vivere la propria vita in serenità. Il concetto di "casa" le è fortemente estraneo.
Sente delle voci concitate provenire dall'interno e sa già cosa la attenderà una volta varcata quella soglia. Sospira e alza la mano verso il campanello quando improvvisamente una macchina con della musica sparata ad alto volume accosta vicino a lei. Dal lato del passeggero scende una donna sulla quarantina, slanciata, abbronzata, bionda e con una gonna così corta da far paura che Izabel spera soltanto che stesse tornando dal mare. Dopo averla inquadrata per bene, la ragazza fa una smorfia. Ha capito di chi si tratta, anche se l'ultima volta che si sono viste è stato più o meno otto anni fa.
La donna storce il naso, riconoscendola. <<Tesoro, da quanto tempo! Non eri andata a vivere per conto tuo chiudendo i ponti con i tuoi genitori? Vedo che si torna sempre dove si è stati bene in fin dei conti.>>
Izabel le sorride scoprendo tutti i denti, stando al suo gioco. <<A quanto vedo io invece, mio padre continua ad avere pessimi gusti in fatto di amanti. Ma d'altronde chi sono io per giudicarlo quando mi ha detto chiaramente che ti considera nulla più di un buco.>> Alza le spalle con fare disinvolto per irritarla ancora di più.
Il viso della donna si sta trasformando velocemente di un rosso acceso ed è pronta a ringhiarle contro quando qualcuno esce dal lato del guidatore interrompendo quel momento patetico. Izabel volge lo sguardo verso il diretto interessato e quando gli occhi di Max incontrano i suoi lei scoppia a ridere. <<Vi prego ditemi che state scherzando! Che razza di situazione è mai questa?>> chiede cercando di tornare alla serietà.
Max la guarda incredulo e leggermente imbarazzato poi si volta per indicare la donna.
<<Izabel, vorrei presentarti mia madre Carla. Mi ha chiesto di accompagnarla qui per qualche minuto ma non sapevo vi conosceste.>>
Izabel non ce la fa proprio a rimanere seria e scoppia di nuovo a ridere, questa volta le vengono le lacrime agli occhi e le fa male addirittura la pancia per le risate. Chissà quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva riso così, decisamente troppo visto i dolori che ha in tutto il corpo per lo sforzo. Nel frattempo si sente la voce di Carla che afferma: <<Tesoro, lascia perdere questa sciagurata e andiamo via. Mi ha rovinato la giornata.>>
Detto ciò torna in macchina sventolando i capelli ad un vento invisibile, lasciando soli i due ragazzi. Max avvicina ad Izabel cercando di prenderle un riccio tra le dita ma lei lo allontana con un leggero schiaffo sulla mano.
<<Anche se dici di non conoscermi veramente, oramai dovresti aver capito che odio il contatto fisico, anche se si tratta solo dei capelli.>>
Lui la guarda sbalordito, <<ma allora eri sveglia in ospedale!>>
Lei sbuffa e guarda altrove. <<Si ero sveglia ma non avevo voglia di parlarti. Ora invece credo sia il caso di tornare alle cose serie: hai la più pallida idea di cosa combina tua madre?>>
Lo sguardo confuso di Max dice tutto e Izabel si porta la mano sulla fronte, massaggiandola.
<<Non capisco, cosa c'entra mia madre ora? Ah a proposito, come vi siete conosciute?>>
<<Direi che il nostro primo incontro è stato indimenticabile, per tutti.>>
Silenzio.
<<Tutto qui? Non mi dirai altro?>>
<<No, credo proprio di no. Se vuoi, puoi fartelo raccontare da lei.>>
Max alza gli occhi al cielo esasperato ed è pronto a controbattere quando la porta di casa si apre e Tania urla dall'ingresso: <<Izabel muoviti!>> Poi sgrana gli occhi notando anche la presenza del ragazzo.
<<Max, cosa ci fai qui?>>
Quest'ultimo guarda le due sorelle e poi afferma: <<nulla. Ero qui in zona e ho notato tua sorella perciò mi sono fermato per fare due chiacchiere. Tranquille ora vado via. Izabel ci vediamo in facoltà settimana prossima, va bene?>>
<<Si si, ora vai via per favore. Ne ho abbastanza di te e tua madre >> dice sventolandoli la mano davanti, come per salutarlo, poi raggiunge la sorella senza guardarsi indietro. Il rumore del motore della macchina la accompagna fino all'ingresso finché non posa gli occhi sulla porta davanti a lei. Sua sorella le sorride e le chiede: <<cosa diavolo è successo?>>
Izabel si concede un piccolo sorriso, ancora titubante, e le risponde: <<non ci crederai nemmeno tu quando te lo racconterò!>>
Detto ciò porta una gamba oltre la porta, entrando in quello che considera essere il luogo peggiore dell'inferno.
STAI LEGGENDO
The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...