"Come possiamo fuggire dai nostri pensieri?"
E' probabilmente ciò che una Izabel dormiente sta pensando allungata sul letto d'ospedale dove l'hanno mandata. Non ha tutti i torti.
Possiamo fuggire dai nostri problemi, anche se per poco tempo perché sappiamo che hanno le gambe lunghe e possono raggiungerci in fretta. Possiamo fuggire dalle amicizie sbagliate, dai pericoli, dagli errori commessi, da situazioni ambigue... Ma dalla nostra testa?
Come possiamo fuggire dai nostri dubbi, le nostre insicurezze, le nostre paure?
La maggior parte dei bambini teme i mostri sotto al letto e impiega diversi anni per superare questa paura ma la ragazza priva di sensi sa che non è quello il vero problema, non sono loro a tormentarla.
Da tempo, oramai, quei mostri sono diventati suoi amici. Testimoni dei suoi bruschi risvegli, di lacrime che nessuno ha visto e di urla di frustrazione soffocate nel suo cuscino. Testimoni silenziosi in quel buio soffocante della sua stanza.
L'hanno seguita anche lì, in quella camera d'ospedale, per darle conforto come nessuno è mai riuscito. Si tratta di una camera spoglia, ci sono solo dei macchinari per registrare i suoi parametri vitali, un comodino e una sedia su cui ancora nessuno si è seduto. I familiari troppo occupati col lavoro e comunque non propriamente interessati alla sua vita, i cosiddetti amici che l'hanno salvata occupati con le loro faccende. Tutti troppo impegnati per potersi sedere cinque minuti su quella sedia e stringerle la mano per darle conforto.
Quindi ora eccola lì, distesa su un letto d'ospedale da quasi una settimana, tenuta a bada da tranquillanti, di nuovo intrappolata nel suo corpo e nella sua mente. Sola.
Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i quali l'hanno resa troppo matura per la sua età, lasciata troppo presto in balia di un mondo freddo e crudele a cercare di sopravvivere, rendendola diffidente anche verso quelle povere anime che le hanno allungato una mano per cercare aiuto, incapace di afferrarle.
La storia di una ragazza a cui, avendo sempre le mani fredde, viene ripetuto: "mani fredde, cuore caldo". Solo che non è così, il suo cuore è come un buco nero. Le emozioni sembrano non appartenerle. Non prova amore, tristezza, odio, rabbia. La maggior parte delle volte si sente solo vuota, prosciugata da tutte le energie. I rari momenti in cui pare che riesca a divertirsi o a distrarsi sono fugaci, brevi.
La porta della stanza si apre facendo entrare un giovane medico seguito da due infermiere. Tempo di un controllo e vedere se ha bisogno di qualche tranquillante. Proprio mentre il dottore prova ad avvicinarsi al letto, il monitor segnala un aumento vertiginoso della frequenza cardiaca e qualche secondo dopo Izabel si alza di colpo spalancando gli occhi, come risvegliandosi da un incubo. Respira affannosamente portandosi una mano al cuore mentre le infermiere le si avvicinano per aiutarla. Si guarda intorno, analizzando il luogo in cui si trova e facendo scorrere lo sguardo sulle persone intorno a lei. Quando lo sguardo si ferma su quello del medico davanti a lei, le sembra come di non essersi affatto svegliata. Quella paura che ha provato così raramente, se non nei suoi incubi, torna a impadronirsi di lei.
Il medico non le toglie gli occhi di dosso mentre le si avvicina e, quando si trovano a neanche mezzo metro di distanza, si abbassa alla sua altezza per guardarla meglio. Izabel vorrebbe alzarsi e correre via ma le infermiere la tengono ben salda, cercando di calmarla, non capendo cosa la stia spaventando così tanto. Vorrebbe capirlo anche lei. Sente che le infilano un ago nel braccio ma i suoi occhi sono incollati in quelli del dottore, occhi così scuri da non distinguere l'iride dalla pupilla. Gli stessi occhi che per una frazione di secondo vede sempre nei suoi incubi prima di precipitare nel burrone. Non capisce come sia possibile, non aveva mai visto quell'uomo prima di allora.
Si divincola, cercando di liberarsi ma pare che le abbiano dato del tranquillante perché sente gli occhi pesanti e la mente annebbiata. Prima di perdere di nuovo i sensi nota che il dottore le rivolge uno sguardo sorpreso e incuriosito.
Torna a dormire con ancora quel senso di disagio addosso, lasciata alla solitudine di quella stanza vuota. I demoni invisibili sotto al letto che piangono al posto di quella ragazza abbandonata a se stessa.
Vorrebbe solo fuggire...
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The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...