POV MEDICO
<<La paziente, nonostante i suoi comportamenti deliranti, ha ripreso conoscenza e sembra comunque essere consapevole di ciò che la circonda. Detto ciò direi di non darle più tranquillanti e vedere come evolverà la situazione>> afferma il medico. << Per qualsiasi problema non esitate a chiamarmi, passerò comunque più tardi per un ulteriore controllo.>>
Le infermiere annuiscono, senza proferire parola, e poi proseguono per la loro strada, lasciandolo solo in mezzo al corridoio. Il medico volge lo sguardo verso la porta e la ragazza che si trova al suo interno, decisamente confuso. Quando ha letto la sua cartella ha notato che all'età di dieci anni è stata portata tre volte in ospedale dopo essersi procurata delle fratture agli avambracci in seguito a delle percosse. Aveva molti ematomi anche sui fianchi, il collo e la schiena, da ciò che ha potuto vedere dalle foto, e nel corso degli anni è tornata in ospedale per diverse contusioni e slogature. Nonostante i suoi vent'anni risulta ancora residente con i suoi genitori ed è molto strano perché vuol dire che non sono intervenuti i servizi sociali. Deve aver avuto sicuramente un'infanzia difficile, notando anche che nessuno si è ancora fatto vivo da quando è stata ricoverata.
La carriera del dottor Michael è iniziata relativamente da poco, circa tre anni, nei quali alcuni suoi giovani pazienti presentavano risultati evidenti di abusi. Ha visto la loro paura, il loro smarrimento, il loro scetticismo nei contatti fisici. Fragili creature la cui innocenza è stata tolta con violenza e prematuramente. Ha visto quei piccoli bambini chiudersi in un bozzolo di vetro talmente resistente, da non riuscire più a sentire il mondo esterno. Circondati solo dal buio e dal silenzio. La parte più difficile del superare un trauma è essere consapevoli di non averlo ancora superato. In molti, col passare degli anni, credono oramai di non aver più bisogno di aiuto, di avercela fatta. Non sanno che continuare con questa negazione li poterà solo a non potersi più fidare di qualcuno.
Il suo sguardo torna a poggiarsi su quella ragazza addormentata sul lettino d'ospedale. Nonostante quest'estate sia particolarmente afosa, quando è entrato poco prima, la stanza era alquanto fredda. Come se il buio e il freddo che si porta dentro si siano espansi oltre il suo bozzolo, invadendo la camera.
Non riesce a capire cosa sia successo, perché era così spaventata dopo averlo visto, dopo aver visto i suoi occhi.
<<Mi scusi, questa è la stanza numero dieci di Izabel, giusto?>>
Il medico, colto alla sprovvista, si volta verso la voce maschile alle sue spalle e ciò che vede lo lascia di stucco: un ragazzo poco più giovane di lui, venticinque anni al massimo, alto più del metro e novanta, spalle larghe, petto e addominali ben scolpiti da ciò che si può intravedere dalla maglia, capelli scuri tagliati corti e due occhi grigi.
Non sa esattamente perché, cosa lo spinge a posizionarsi davanti alla porta, coprendo la visuale della stanza, e dire: <<no mi dispiace, provi a controllare nell'altro corridoio.>> Il ragazzo lo fissa per alcuni istanti in silenzio per poi posare lo sguardo sulla targhetta sul muro accanto alla porta, vuota. Sempre in silenzio continua per la sua strada lasciandolo solo. Il dottore non osa espirare finché non lo vede svoltare l'angolo verso l'altro corridoio per poi affrettarsi a raggiungere la stanza dei medici. Si chiude la porta alle spalle e scivola lentamente a terra.
Non riesce a capire perché si sia comportato in maniera così poco professionale, in fondo non sono certo affari suoi chi si presenta in visita da Izabel. Dovrebbe anzi essere felice che finalmente qualcuno sia venuto a farle compagnia, magari le sue condizioni miglioreranno vedendo un viso familiare. Decide di non indugiare oltre su quei pensieri, deve ancora finire il giro visite da altri pazienti. Si alza e si reca in bagno per darsi una rinfrescata. Davanti allo specchio sopra il lavandino non può non paragonarsi al ragazzo di prima: è più basso di circa una spanna e i suoi capelli neri leggermente mossi arrivano a toccare le spalle. Decide di legarli con un elastico e i muscoli del braccio si tendono, sicuramente non così definiti come quelli del ragazzo ma quando si è costretti a correre tutto il giorno da un reparto all'altro per diverse emergenze, a sollevare pazienti, beh diciamo che non serve andare in palestra.
La porta della stanza dei medici viene spalancata mentre qualcuno grida: <<c'è un medico qui? Il paziente della stanza ventisei sta avendo un arresto cardiaco!>>
Senza neanche pensarci due volte si precipita verso l'infermiera e, mentre corrono dal paziente, rinchiude gli eventi di quel mattino in un angolo remoto della sua mente. In fondo la ragazza nella stanza numero dieci non ha risvegliato il suo interesse.
Giusto?
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The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...