<<Beh, come va l'università?>>
<<Bene Franco.>>
<<Tesoro ti ho detto mille volte di chiamarlo papà.>>
Izabel rivolge uno sguardo truce a sua madre, <<e io ti ho detto mille volte che lo chiamerò papà quando si comporterà come tale>>.
L'uomo fissa la figlia con sufficienza per poi fare una smorfia. <<Non ti presenti davanti ai tuoi genitori per quasi un anno e quando finalmente sei qui, non fai che parlare in modo così scortese. Pensavo ti avessimo insegnato l'educazione, oppure hai qualcosa contro di noi?>> il suo sguardo ora è di sfida, come nel volerla provocare a dire ciò che non dovrebbe.
A tavola si respira un'aria di tensione mentre padre e figlia si scambiano occhiatacce in silenzio. Tania prende a ginocchiate la sorella da sotto il tavolo mentre la madre cerca di sdrammatizzare, chiedendo: <<Izabel, tesoro, ti va di darmi una mano in cucina a portare le seconde portate?>>
Lei, senza distogliere lo sguardo dall'uomo, annuisce. Mentre si alza lentamente dalla sedia, il padre afferma con voce strafottente: <<sai, dovresti portare più rispetto verso tua madre.>>
Izabel si ferma di scatto, con le mani poggiate sul tavolo che stringono con forza la tovaglia come per cercare di trattenersi. La sorella le poggia delicatamente la mano sopra la sua per calmarla, come a dirle che non ne vale la pena. La ragazza fa dei respiri profondi e poi finge un sorriso al padre dicendo: <<hai ragione papà, dovrei prendere esempio da te>>. Senza dire altro fa il giro del tavolo passando dietro di lui e prende la madre per il braccio, trascinandola in cucina.
Tania le raggiunge qualche minuto dopo affacciandosi alla porta e chiede: <<mamma posso rubarti un attimo Izabel? Mi sono ricordata che dovevo farle vedere una cosa e vorrei approfittarne prima che me ne dimentichi di nuovo. >>
<Certo cara, basta che non ci impiegate molto altrimenti si raffredda il cibo.>
Tania stampa un bacio sulla guancia della madre, le assicura che faranno subito poi prende la sorella e si avviano verso il piano di sopra.
Mentre tutte le stanze sono aperte, le due ragazze si fermano davanti la porta della sua vecchia camera, chiusa. Izabel apre delicatamente togliendo il sottile strato di polvere che si è formato sulla maniglia ed entra nel suo rifugio.
Vuoto. Completamente vuoto. Le persiane chiuse rendono l'ambiente inquietante, cupo. Come se l'essersene andata da quella casa, abbia tolto anche quella piccola testimonianza della sua precedente esistenza in quel posto. Le pareti spoglie della stanza che guardano impietositi quella ragazza spaesata in piedi vicino alla porta. Izabel abbassa la testa e uscendo la richiude lentamente, lasciandosi dietro amarezza ma anche gratitudine per quel luogo che le ha concesso un pò di tregua da quell'inferno.
Non si rivolgono la parola mentre ritornano velocemente al piano di sotto. Arrivate quasi al salotto, Izabel urla: <<è stato un bel falò?>>
I genitori si guardano confusi. <<A quale falò ti riferisci?>>
<<Ma ovviamente a quello che avete fatto con tutti i mobili della mia vecchia stanza>> . Un ghigno le appare in faccia.
E' sua madre che le risponde.
<<Tesoro avevamo bisogno di legna per il camino perciò abbiamo pensato di utilizzare i mobili.>>
Izabel osserva i due con calma e senza un briciolo di pietà o compassione afferma: <<perciò non avete pensato neanche un secondo alla possibilità che io potessi tornare a vivere qui. Avete semplicemente cancellato ogni prova della mia esistenza come se nulla fosse.>>
Tania si asciuga bruscamente le lacrime, il padre la guarda indifferente come sempre mentre la madre le si avvicina e le prende le mani tra le sue.
<<Ma tesoro non è assolutamente vero, sarai sempre la benvenuta qui.>>
Izabel scoppia a ridere. <<Ma davvero mamma? Allora dove sono tutte le foto in cui sono presente e i miei effetti personali? Bruciati anche quelli?>>
Nessuno risponde perciò la ragazza prende la borsa che ha buttato sul divano e si dirige per la porta d'ingresso senza guardarsi indietro. La sorella la raggiunge prima che riesca ad aprirla, cercando di bloccarla.
I capelli lisci le si sono scostati dalle spalle scoprendole dei piccoli lividi all'altezza della clavicola destra che cerca di coprirsi subito. Izabel afferra il suo braccio, allontanandolo per poi chiederle: <<cosa diavolo sono quei lividi?>>
Tania si libera dalla stretta di sua sorella. <<Niente, tranquilla.>>
<<Quelle sono impronte di dita, cosa diavolo succede. Dimmelo!>>
<<Nulla che ti riguarda!>>
Si guardano negli occhi poi Izabel sbotta: <<bene allora levati dai piedi.>>
La sorella si scosta liberando il passaggio.
Una volta che Izabel mette di nuovo piede fuori da quella abitazione, promette a se stessa di non farci più ritorno.
Anche se ancora non sa che quella promessa sarà costretta a infrangerla purtroppo molto presto...
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The Lost Me
General FictionE' mai capitato di fare lo stesso incubo per diverse notti di fila? Ci si sveglia urlando, in un bagno di sudore, spesso senza avere qualcuno a cui importi cosa sia successo. Questa è una storia come tante, di una ragazza che ha vissuti traumi i qu...