Excrucior

466 51 32
                                    



nei media * https://youtu.be/8wGN7D03Nho * click and play
hear me crying



«Forse mi chiedi
come io faccia.
Non so, ma sento che questo mi accade:
questa è la mia croce.»



Un profumo a lei caro, il sole tiepido di aprile.

Ara si tiene stretta a una persona importante, il loro è un legame indissolubile. Della malinconia che infesta i suoi giorni nemmeno il ricordo, niente. Ha tutto ciò che desidera. È felice.

Poi si sveglia.

Il cielo pesante come un coperchio, le finestre unte dal fumo: Seul puzza di marmitta, il suo respiro è un refolo chimico. Abbozzolata tra le lenzuola ripensa alla campagna, alle passeggiate tra i campi di Busan; a sua nonna che si fruga il grembiule, un dedalo di rughe sul volto abbronzato. Se la porta negli occhi, una farfalla impigliata tra le ciglia.

Fuori è grigio.

Ara indugia, nel cuscino cerca il canto del gallo, il melodioso tintinnare delle mucche al pascolo.

Invece ci trova rumore.

Pezzenti arricchiti. Da quando è arrivata in città, non fanno che ripeterglielo. Sembra un peccato incancellabile, agli occhi della società. I suoi genitori hanno fatto strada e soldi e così, adesso, nella Seul che conta esistono anche i Kim di Busan, ma a quanto pare non basta; ricco ci devi nascere, perché altrimenti l'odore rimane.

Puzza di stalla, lo sentite anche voi? Oh, ciao, Ara Kim. Era ovvio che fossi qui.

Ma Ara non c'è mai, non per davvero. Il suo cuore è rimasto in campagna, con la nonna che l'ha cresciuta. È rimasto nel fango, tra le zampe dei cani pastori, nei tramonti ammirati dal fienile. In città c'è il suo corpo, fresco e sinuoso come il letto di un ruscello. Ce l'hanno portato a forza, in mezzo ai selvaggi, l'hanno vestito di raso e rubini, trovati un uomo di cui essere degna.

Così Ara rimane da sola, segue le amiche come un vagone in coda; damigella mai sposa, chiude la fila con un sorriso stracciato. Non importa che sia la più bella o la più dolce, che vesta di blu o di rosa pastello; al diavolo i gomiti sotto al tavolo, i saluti cortesi recitati allo specchio. Fuori dall'acqua, in un mondo di anfibi, un piccolo pesce può solo crepare.

Finché arriva Taehyung.

Mentre piange nel bagno degli uomini, ad una festa. Ara ha sbagliato dress code, è un party total white invece lei ha scelto il crema, pensava fossero uguali, che andasse bene comunque. Che ne sa, lei che ama i colori, che giocava inghirlandata da corone di fiori.

«Fammi entrare. Devo pisciare.»

Pesante come un sipario, un tuono che nasce da sottoterra; una voce maschile bussa alla sua porta, la sconvolge. Ricacciate indietro le lacrime, Ara comprende: ha persino sbagliato gabinetto. La carta igienica galleggia, gonfia, in un lago giallastro.

Scatta in piedi, vuole fuggire ma la porta non si apre, non del tutto. Qualcuno la ostacola, occhi viscosi di nero catrame. Kim Taehyung la spinge dentro, sono soli nel cesso come due corpi in loculo.

«Siediti.»

Dovrebbe avere paura, forse mettersi a gridare, magari colpirlo. Eppure, Ara non si è mai sentita così calma. Non conosce Taehyung, eppure lo conosce. Non saprebbe spiegarlo. L'ha visto sui giornali, in televisione, c'è un suo poster nella metro, ma non è solo questo. Nel covo di ombre che ne cela gli intenti, Ara scorge una richiesta d'aiuto.

The Love You GiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora