Glory Hole

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Coloro che dormono nella polvere
si risveglieranno:
alcuni per la vita eterna,
altri per l'obbrobrio, per una eterna infamia.
[Salmi 71:19-20]







Che rumore fa un cuore spezzato?

Nessuno, perché i cuori non si spezzano. Muoiono in un sibilo sordo, piccioni agonizzanti nel silenzio. Nessuno schiocco di ossa, la fine è una spina elettrica scollegata, un buio profondissimo senza vita. Il cuore resta solo, raziona i sentimenti finché il battito rallenta, i motori si arrestano, il dolore scompare. Rimane un vuoto accanito e fiero, una pace atona.

Col corpo a fargli da tomba, il cuore saluta la vita vigile; sprofonda nella carne, si prepara al viaggio. Una prugna piccola e rugosa, presto sarà polvere, nel petto lascerà un solco.

Nel suo solco, però, Jungkook ha piantato un gelsomino. Da bambino è andato in chiesa, ha fatto il catechismo. Ha studiato con minuzia i vantaggi offerti dal Signore, perdono pace e vita eterna ad un prezzo stracciato, il suo è un Dio flessibile, comprensivo. Tra le mura farinose dell'oratorio gli hanno insegnato la resurrezione, la scissione tra spirito e corpo, la tenacia dell'anima che sopravvive.

Così, quando il suo cuore è morto, Jungkook si è fatto forza. Ha intonato un requiem e ha pianto, poi si è dato da fare. Nella nuda terra ha piantato croci e fiori, ha innaffiato e tenuto messa, ha posato la prima pietra. Sarebbe tornato, il suo amore prodigo. Sarebbe tornato e avrebbe trovato una nuova casa da abitare, piena di luci e di cose buone, sarebbe rimasto. 

E finalmente, con Taehyung nudo sotto di lui, Jungkook ha sentito la corrente travolgerlo come un fiume in piena, dieci cento mille spine elettriche e un glorioso sfolgorio di suoni, il cuore risorto e potente; nel suo solco un cazzo di lunapark per loro due soltanto, come quelli delle sagre estive sul lago di Bracciano, coi calcinculo che girano e lo zucchero filato, quelli che amavano da ragazzini.

Hai visto, amore mio, cosa ho fatto per te. Ti ho tenuto il posto, Taehyung, in prima fila. Adesso puoi sederti, riposare, sarai stanco di vagabondare. Non dovrai partire più, non servirà. Adesso possiamo invecchiare insieme.

«Non mi fido di lui.» La voce di Yukjo lo raggiunse, pungente. Si era tenuta quel commento in bocca per tutto il giorno, lo sputava come un fiotto velenoso. Jungkook si guardò allo specchio, sistemò la camicia, non ricordava fosse così scomoda.

«Lo so» rispose. «Nemmeno io

Lei si voltò di scatto, sbavò il rossetto sulla guancia, negli occhi la costernazione. «Invece stai mentendo, è questo il problema! Tu ti stai fidando di lui, Jungkook. Ti sei già fidato, ti sei già dimenticato tutto!»

Jungkook esitò, le mani sui bottoni. A vederle così squadrate, potenti e tatuate, nessuno avrebbe mai immaginato la delicatezza con cui si posavano su Taehyung, da tutta una vita; come farfalle aperte.

Nel silenzio della camera da letto, Yukjo si mise a piangere. Jungkook la raggiunse, la strinse al petto. «Ehi, va tutto bene, dico davvero.»

«Scusa, è che non voglio vederti soffrire.»

«Farò attenzione, te lo giuro».

Lei protestò, gli colpì il petto largo coi pugni minuti. «Bugiardo, tu fai sempre attenzione agli altri, a te stesso mai. Quel ragazzo è strano, inquietante, pieno di segreti. Non mi fido di lui.»

«Ed io non ti chiederò di farlo, ma sarei felice se potessi fidarti di me.»

Yukjo arriciò il naso, storse la bocca. «Non mi fido nemmeno di te. Forse hai dimenticato chi è mio padre. È di famiglia, la diffidenza, e ripaga sempre.»

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