La vita di un altro

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'cause I see you lying next to me
with words I thought I'd never speak
awake and unafraid
asleep or dead





Ti sei mai chiesto cosa sarebbe stato di noi se fossimo nati altrove, nei banjiha sepolti ai piedi della città, se i nostri genitori avessero combattuto con ferocia il nostro amore, violentato la nostra natura, urlato al cielo meglio un figlio morto che un figlio frocio

se non avessimo avuto l'estate, mio fratello a prepararci l'orzo, tua madre che appende la nostra foto al frigo e ci scrive sopra i miei ragazzi

ti sei mai chiesto

hai mai visto

io sì

si chiamava Joonwoo, e certe notti basta il suo nome a spezzarmi. Stanotte è una di quelle.

Vedi, Jungkook, lui era tutto ciò che, per caso o per sfortuna, io e te saremmo potuti essere, la sconfitta di quelli come noi. Sotto ai miei piedi come gomma trascinata, quella sera, giaceva la vita di un altro. Ho ringraziato dio che non fossimo noi, che quel miserabile destino ci avesse risparmiato, passandoci accanto come cieco da un occhio. Mi terrorizzò in un modo che ancora oggi mi tormenta, ma non è stato questo a impedirmi di colpirlo, fuggire lontano dalla sua condanna, dimenticarlo per sempre, no.

È stato qualcos'altro, un fenomeno magico e marcio, uno strappo. E se davvero io sono un lenzuolo sdrucito, il primo taglio l'hai inferto tu, lui il secondo.

Mi somigliava in un modo che fatico a spiegare. Joonwoo era il mio passato, la mia anima prima di te. Somigliava a me nell'attesa, nel modo vigliacco di stare al mondo, nel bisogno. Mi guardava, ora lo so, come io guardo te da tutta una vita. E mi aspettava, ora lo so, come si aspettano i soccorsi in mezzo al mare, come salvezza.

Lui chiedeva salvezza. Avrei voluto dirgli che non l'avrebbe avuta da me, che non sarei riuscito ad aiutarlo; poi, però, ho sentito la tua mano muovere la mia, e mi sono chiesto cosa avresti fatto tu al mio posto, che è l'unica cosa che so fare in questa cazzo di vita, e cosa sarebbe stato di me se tu non mi avessi trascinato a riva nonostante fossi piombo, e nei suoi cazzo di occhi ho letto la risposta.

Siamo tutti così simili nel dolore; tutti in cerca di pace. Il resto è un'enorme distesa di niente.

*

Il treno è passato seminando silenzio. A mezzanotte la metropolitana è deserta, l'incanto spezzato. Soli, due respiri si rincorrono, si danno la caccia.

«Chi cazzo sei, stronzo?»

Vorrebbe rispondere, Joonwoo, ma d'improvviso la voce l'ha tradito, si è fatta piccola e incerta. D'improvviso, lo splendido ragazzo che torreggia su di lui gli pare minaccioso, livido. Joonwoo non riesce a fare altro che fissarlo con occhi laccati, si sente fragile e vulnerabile come una foglia sotto a uno stivale.

«Mi stavi seguendo, non è così? Maniaco del cazzo.»

Vorrebbe spiegare, Joonwoo, sente che Taehyung capirebbe. Gli è sembrato accogliente perché si accetta, e Joonwoo non vorrebbe altro che la stessa cosa per se stesso. Cerca di cacciare fuori la voce, teme lui possa andare via e non tornare mai più, che smetta di andare correre al parco, condannandolo per sempre.

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