1| Lucy nelle fatiche di Eracle

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Avevo dieci anni quando il mio corpo esplose: tutte le mie compagne di scuola mi prendevano in giro per quelle forme tanto diverse dalle loro, emarginandomi tra i più sfigatelli della scuola. I primi a comparire furono i fianchi che non smisero mai veramente di crescere nell'età dello sviluppo, al contrario dell'altezza, quella vigliacca gliela diede su sin dal principio. Quasi contemporaneamente arrivò il primo reggiseno: in seconda media portavo una terza abbondante, mentre le mie coetanee iniziavano ad avere i primi accenni di femminilità. Ricordo tutti gli antecedenti «Bisogna dimagrire prima dell'arrivo delle mestruazioni, altrimenti dopo sai quanto sarà complicato» e tutti i successivi «Bisogna dimagrire prima dei diciotto anni, altrimenti sai quanto sarà complicato?». Io gli davo anche ascolto e mi impegnavo veramente. Tanti sforzi e pochi risultati: con 155 centimetri di altezza e la genetica poco generosa della famiglia, non ero mai riuscita a rientrare nella mia fascia di peso ideale. Nemmeno mia sorella comunque, questa era una piccola consolazione: ci davamo man forte a vicenda ascoltando le canzoni dei Beatles tanto care a nostra madre e mangiando verdure crude.

Grazie ai tempi moderni, mi resi conto in fretta che il mio corpo veniva classificato ad anfora, nel gioco delle forme, riuscendo a capire con gli anni come valorizzarmi. Ero cosciente dell'impossibilità di diventare magra come le modelle dei poster, ma mi accettavo e cosa più importante, mi piacevo. Che poi bastavano delle piccole regole e compromessi per vivere serenamente: durante la settimana mangiavo solo verdura cruda e ananas, andando in palestra tutti i giorni, mentre nel weekend tutto era lecito. Perché si sa: quello che mangi durante il weekend non fa ingrassare; come le cose verdi o quelle gratis.

Inizialmente le mie amiche mi guardavano come una pazza, ma a lungo andare le mie teorie sui weekend chilogram-free non erano tanto disprezzate e le ore in palestra erano diventate quasi un rito.

Come quella stessa sera. Erano appena passate le 18 ed io ero già pronta con i cari leggings super contenitivi e la t-shirt oversize che su di me sembrava più che altro un vestito. In condizioni diverse, avrei sistemato una cintura a fascia in vita per dare risalto alle mie forme, ma ero in palestra e a differenza della maggior parte delle ragazze presenti, non mi interessava fare colpo. Soprattutto per quella scomoda e imbarazzante sudorazione eccessiva. «Hai visto il tipo che parla con Tom?» sentii vociferare nello spogliatoio. «Direi che è impossibile non vederlo, è un figo! Secondo me può sollevare entrambe solo con un braccio», commentò un'altraa. Scossi la testa divertita da queste ragazzine in piena tempesta ormonale, rivolgendo nuovamente l'attenzione alla porta dello spogliatoio, cogliendo voci particolarmente familiari: «Ciao Tom, bella la maglietta!», Selli. «Ciao Tom, spalmato bene l'olio oggi?», Silvia. Ridacchiai al commento della seconda, facendomi notare dalle due.

Conoscevo Silvia e Selli da quando ne avevo memoria, le uniche bambine del condominio, prima che arrivasse Lizzy, mia sorella e quasi contemporaneamente la sorella di Silvia, Genni. Avevamo formato il gruppo delle tipe toste e sfidavamo tutti i bambini maschi che vivevano nel nostro condominio e in quello a fianco, capitanati da Stefano, il fratello maggiore di Selli. Non c'eravamo mai veramente separate, nonostante gli anni, le scelte di vita e i lavori diversi, avessero provato ad allontanarci.

«Lucy, non darle corda almeno tu! Hai sentito che figura che mi ha fatto fare? Lo sapete bene che vengo in questa palestra solo per Tom!» ci sgridò Selli, agitando un minaccioso, seppur divertente, dito indice nell'aria. «Per Tom? Io pensavo per il tuo culone!» ironizzò Silvia con un occhiolino, dandole una spintarella. «Selli, seriamente, capisco il tuo coraggio, la costanza nel persistere con questo corteggiamento a senso unico, ma Tom non sa scrivere neanche il tuo nome!» Le feci notare, guadagnandomi un'alzata di spalle. «Mica è colpa sua se il tizio dell'anagrafe era un matusalemme e non lo sapeva scrivere nel modo giusto.» Selli, follemente innamorata del proprietario della palestra, continuava a giustificarlo, imperterrita come ogni santissima volta. «E poi tu avrai il culone. Io sono perfetta così come sono» aggiunse rivolta a Silvia, smuovendo la folta chioma scura come in una pubblicità di shampoo.

Ragazza con gli occhi caleidoscopio - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora