3| Non ho una cotta per Maciste!

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Per quanto mi scocciasse ammetterlo, Alex faceva un ottimo lavoro. Per quanto odiassi ammetterlo, Alex ed io eravamo un'ottima squadra, tanto che solo in quella prima mattinata eravamo riusciti a concludere il riepilogo del materiale pronto per l'archivio. Alex era molto professionale e grazie a questo riuscivo a non fare certi pensieri inadatti alla situazione.

Il problema arrivò durante la pausa pranzo, vestito con completo pantalone sbarazzino e una giacca in doppio petto. «Lucy! Hai visto che ore sono? Vieni a mangiare o no?» affermò Nadia entrando di prepotenza in magazzino. Scossi la testa, sbattendo più volte le palpebre. «Che ore sono?» chiesi stupita. «La mezza è passata da un po'» rispose pacato Alex facendo riferimento all'accordo preso in precedenza: "alla mezza, pausa sigaretta e riprendiamo". Solo che la mezza si riferiva alle due ore precedenti. Sorrisi, alzandomi dalla posizione precaria a chinino. Nadia si mise a ridere. Mi girai per capire a cosa era dovuta la sua risata e mi resi conto che Alex era alle mie spalle ancora a chinino ed era alto come me. In piedi. Sospirai. «Mi cambio le scarpe e andiamo» dissi solamente. «Alex, vieni con noi? Ci sono anche i ragazzi oggi» lo invitò Nadia guardandomi maliziosa. «Ti ringrazio, ma ho un appuntamento per pranzo» rispose lui. «Un appuntamento... galante?» chiesi stizzita. Stizzita? «Può essere, gelosa?» domandò divertito. Feci spallucce. «Perché dovrei esserlo scusa? Divertiti. Andiamo Nadia?» dissi semplicemente prendendo a braccetto Nadia, per poi fermarmi davanti alla porta: «guarda che se fai tardi, faccio la spia.» Inutile dire che lo sentii ridere anche da fuori il magazzino.

«Quindi ora hai una cotta per Maciste?» chiese Nadia una volta arrivate in mensa, alzai gli occhi al cielo. «Cotta? Potrei denunciarlo per stalking, me lo ritrovo ovunque. E poi non potrei avere una cotta per un uomo che mi innervosisce così tanto! Non ho una cotta per lui!» risposi inacidita prendendo uno spicchio d'ananas. «Sai, una ragazza molto saggia una volta mi disse che quando ripeti una parola tre volte in una frase, se vicino la stessa c'è una negazione, la negazione scompare e rimane la parola. In questo caso cotta. Allora, mi vuoi raccontare?» ridacchiò da sola. Alzai nuovamente gli occhi al cielo: «Prima cosa, per coerenza – e sai che ci tengo in particolar modo alla coerenza, la negazione l'ho ripetuta solo due volte, ergo la regola delle tre volte non può essere applicata in questo caso. In secondo luogo: ti giuro, me lo ritrovo ovunque. In palestra, a ballare ed ora pure in ufficio e non mi va bene. Poi lui ha la mania di toccarmi ed è impossibile parlarci: non mi dà mai retta! E poi i suoi capelli sono più belli dei miei.» Ovviamente mi rendevo conto di come tutto questo fosse divertente visto dall'altra parte, ma poco importava: Nadia era la stessa donna che continuava a dare la colpa della sua sfortuna in amore alla macumba. Questo era decisamente più divertente. Quando non la sentii commentare i miei vaneggiamenti mi resi conto che la sua attenzione era altrove. Seguii la traiettoria del suo sguardo, fino ad arrivare da un uomo sotto la quarantina, da solo al tavolo della mensa pubblica. «Sbaglio o non ha la fede?» le chiesi interessata a sapere i suoi pensieri. «Magari fa l'idraulico. Si sa che gli idraulici a lavoro non portano la fede perché si gonfiano le dita delle mani» rispose incantata. «Non è lo stesso che c'era la settimana scorsa?» continuai ignorando le sue teorie. «E quella prima. E quella prima ancora. È proprio affascinante» disse sovrappensiero. «Basta tergiversare Nadia. Siamo ancora sole: io ne approfitto, che se non ti do una spintarella tu continui a parlare di macumbe» affermai con sicurezza alzandomi dal tavolo. Negli occhi di Nadia si leggeva solo panico. «Lucy, che vuoi fare, fermati» tentò di fermarmi sottovoce, cercando di afferrare invano il lembo della giacchetta. Avanzai spedita verso il tavolo dell'uomo sconosciuto, fino a sedermi nella sedia di fronte, lui alzò la testa visibilmente imbarazzato. «Ciao, scusami se ti interrompo. Io e la mia amica, là in fondo, ci stavamo chiedendo se facessi l'idraulico» dissi semplicemente, sorridendo in modo cortese. Lui rise: «E come mai questa supposizione?» «La mia amica, che per inciso si chiama Nadia, ti ha notato da un po' e ha questa teoria particolare sugli idraulici, legata alle fedi nuziali e niente, il dubbio ci sta impedendo di finire il pranzo serenamente. Sei un idraulico?» chiesi nuovamente. Rise ancora, scuotendo la testa: «No, puoi dire alla tua amica Nadia che sono un architetto e che questo è il mio biglietto da visita. Puoi anche dirle che anche io l'ho notata nelle ultime settimane.» Sorrisi, era simpatico e stava al gioco, due elementi che mi piacevano. «Bene, ti posso già dire da parte della mia amica Nadia che il nostro ufficio si trova qua dietro e che chiuderemo un paio di settimane per le festività.» Gli diedi il bigliettino da visita dell'azienda e lo salutai con la mano per poi tornare da un'arrabbiata e impaurita Nadia. Sorrisi. «Prego» dissi entusiasta prendendo posto. Nadia mi fulminò con lo sguardo. «L'architetto signor Chiarini Andrea non solo le ha lasciato il suo biglietto da visita, ma ha detto anche che l'ha notata in modo particolare nelle ultime settimane» affermai alzando morbosamente le sopracciglia con fare marpione per stuzzicarla. «Ok. Forse ora ti odio un po' meno» commentò arrossendo, prendendo il biglietto da visita del signor Architetto. Entusiasta della mia buona azione non mi resi conto di chi avessi io di fronte, seppur di spalle. Alex, detto anche Eracle, il Mago e Maciste, immerso nel suo appuntamento con una rossa. Una bellissima rossa. Tutto l'entusiasmo che avevo sbiadì completamente davanti a quel quadretto. «Ok, ora non ti odio più» disse tristemente Nadia guardando con me la scena. «Tanto non ho una cotta per lui» le dissi sorridendo, in modo un po' troppo finto. «E poi ha i capelli tinti quella. E arruffati. Tra l'altro hai visto che naso? Neanche tutto il contouring del mondo l'aiuterebbe a sembrare più piccolo e a proposito di trucco, ha preso lezioni di make up da Moira Orfei?» smorzai la situazione facendola ridere. Presa dal mio stesso sproloquio e soprattutto dall'enfasi, non mi resi conto di aver usato un tono di voce più alto del consueto, ridicolizzandomi davanti ad Alex. Ma poco importava, la mia attenzione era stata attirata dall'arrivo dei ragazzi e le dinamiche che ne seguivano, come l'improbabile flirt con quello che mi avevano propinato dopo una cena decisamente troppo alcolica per essere presa sul serio. Ogni volta che ci trovavamo insieme, questo ragazzo ed io finivamo con il far partire la recita fatta di abbracci ed improbabili smancerie. Proprio non appena si sedette il mio sguardo cadde su Alex che, girato verso il nostro tavolo, stava arricciando le labbra in una smorfia di dissenso; ovviamente ressi lo sguardo: ero pur sempre dello scorpione, ma soprattutto non avevo una cotta per lui. Come nel bel mezzo di una gara a chi ce l'ha più grosso, mi ritrovai con il braccio del ragazzo sulle spalle, con la mano volta sfiorare il tessuto della polo sopra il seno. Non dissi nulla, nonostante mi sentissi lievementi in imbarazzo, più che altro cercavo di leggere la gelosia negli occhi di Alex, fingendo disinteresse: santo cielo, io non avevo una cotta per lui. «Alex, ciao, non ti avevo visto, volete unirvi a noi?» chiese spavaldo il ragazzo, avvicinando la mano più di quanto avessi voluto, ne approfittai per muovere la spalla affinché non esagerasse, ma senza farlo sembrare fatto di proposito: «Non vedi che è con una signorina. Non interrompere il suo appuntamento galante» affermai guardando Alex dritta negli occhi con un sorriso di sfida. «Ragazzina, dopo siamo soli io e te, ricordatelo» rispose serio raggendo lo sguardo senza cedere posizione, a differenza mia, che con la scusa dell'ananas nel piatto da inforchettare, abbassai lo sguardo. Evitai di guardare Nadia di proposito, sapendo di trovare nei suoi occhi malizia e divertimento; sentii solo un lieve "io non ho una cotta per lui" sarcastico e decisamente fuori luogo. Si meritò un calcio da sotto il tavolo.

Ragazza con gli occhi caleidoscopio - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora