10| Buon Natale signora Maciste

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Alex era scomparso nella sua camera, io ero immobile, rannicchiata sulla sedia cercando di coprirmi sia il seno che il viso con mani e braccia. Stavo rivivendo i fatti della serata, cercando di capire come fossimo arrivati ad essere avvinghiati sul tavolo della cucina di casa sua. «Mi piaci perché sei tu», la sua voce continuava a rimbombare in testa, era stata quella miccia ad innescare il tutto, quelle poche parole che nascondevano nella loro semplicità un mondo. Più tentavo di negare Alex dentro di me, più s'impossessava dello spazio necessario per invadere ogni piccolo spazietto solitario. Cercai di recuperare l'autocontrollo inspirando ed espirando lentamente di pancia, ma Alex era già tornato nella mia visuale. «Sei bellissima» esclamò estasiato, davanti alla porta che separava la zona giorno dalla zona notte, mandando a puttane i miei tentativi. «Dovevi non guardarmi» commentai, coprendomi il più possibile. «Non posso fare a meno di farlo» continuò avvicinandosi a me. «Sono nuda» sottolineai l'ovvio. «Lo vedo, sei qui» continuò la gara delle ovvietà. Sospirai, uscendo dal mio nascondiglio, allungando una mano verso Alex e i vestiti che teneva in mano dopo la certezza che il braccio e l'altra mano riuscissero a coprire il più possibile il seno. «Mi puoi dare la maglietta adesso?» gli chiesi sottovoce, sapendo di essere ancora parecchio rossa in viso. Lui sorrise dolcemente, pronunciando poi l'inclinazione dell'angolo della bocca, assumendo così la classica espressione di Alex che macchina qualcosa. Passò qualche istante, poi, invece di darmi l'indumento, Alex raccolse la mano lasciata in sospeso e mi tirò a sé senza alcuna opposizione dal mio corpo ancora ubriaco di lui. Mi strinse in un abbraccio, il viso sul suo petto ancora scoperto e il mio cuore: poteva battere più di così? «Lo so che domani tutto tornerà come sempre, tu sarai la mia ragazzina petulante ed io il tuo Eracle, Maciste, Thor e tutti i futuri soprannomi che mi aspetteranno, ma solo per stanotte rimaniamo così, ok? Una piccola tregua» disse, accarezzandomi dolcemente i capelli. Alzai il capo verso il suo viso, annuendo lentamente. «Però mi devi promettere che da domani ti impegnerai ad infastidirmi come sempre e non mi farai mai sentire in imbarazzo per stasera» precisai, facendolo sorridere e annuire. «E tu ti farai corteggiare» concluse, facendomi alzare gli occhi al cielo, dando inizio ad una sua risata sincera. «Sei perfetta Lucy» commentò, facendomi tornare il rossore sul viso. Tentai di nascondermi nuovamente sul suo petto, ma Alex fu più veloce, piegandosi sul mio viso per far nuovamente combaciare le nostre labbra. Un bacio leggero, dolce, intimo, mi diede pace. «Che ne dici se ora ti metti la mia maglia e io metto su il caffè, così facciamo due chiacchiere e sfruttiamo la tregua per conoscerci meglio?» chiese con estrema dolcezza, ricordandomi di essere ancora in mutande. Annuii prendendo l'indumento ed infilandolo dandogli le spalle. «Non so te, ma io ora ho necessità di fumare: sono stato bravo e buono, senza approfittare della situazione. Adesso che ci penso, merito proprio un altro bacio» affermò, ritornando alla mia altezza, scossi la testa. «Prima fumiamo la sigaretta, beviamo il caffè e poi parliamo» affermai sicura di me stessa, girandomi nuovamente verso di lui, tirando il più possibile la maglia sotto il sedere. «Lo sai che in tutto quello che hai detto non è apparsa neanche una volta la parola bacio?» puntualizzò. «Che ragazzino petulante» lo punzecchiai, citando le sue parole e facendolo ridere.

Pochi minuti dopo eravamo seduti uno a fianco all'altra, con la tazzina del caffè davanti e una sigaretta tra le dita. «Lucy Gasparri, non so neanche quanti anni tu abbia. Possibile che tu mi piaccia così tanto e non so nulla su di te?» iniziò lui facendomi ridere. «Ventisei, compiuti il mese scorso» risposi bevendo un sorso dalla tazzina. «Bimba, sei anni in meno di me, mi farai sentire vecchio» commentò, risi nuovamente. «Ho sempre avuto un debole per i ragazzi più grandi, peccato che non ne abbia ancora trovato uno serio» ironizzai alzando le spalle. «È per questo che hai paura di lasciarti andare?» chiese guardandomi di sottecchi. «No, non è per quello. O forse sì. Sai, sono cresciuta seguendo le regole e imponendomi limiti, ma ci sono stati certi eventi che mi hanno fatto uscire di strada. Dato che il minimo comune denominatore era lo stesso, gli uomini e la mia scarsa autostima, ho deciso di darci un taglio e rimettermi sulla retta via» spiegai tenendo lo sguardo fisso sulle mie dita, ancorate alla tazzina in ceramica blu. «Questo invece spiega il perché delle teorie particolari sul cibo e i pomeriggi in palestra» commentò perspicace. «E pensa, nonostante tutti gli sforzi, sono sempre al punto di partenza: neanche tutti gli attrezzi del mondo riescono a farmi perdere quelle due o tre taglie che mi servirebbero per sentirmi meno grassa. Se te lo stavi chiedendo, al rassodare ci ho già rinunciato da un bel po' di tempo» affermai ironicamente, facendo una risatina. Alex scosse la testa. «Non commento, sembrerei troppo sdolcinato o un maniaco. Tom mi ha detto che ti ha salvato più e più volte dagli avvoltoi in palestra» disse subito dopo. Lo guardai interrogativa, avvicinandomi di più verso di lui. «La tua espressione mi suggerisce che non ne sai nulla» sospirò prima di continuare: «Bimba, credi davvero di passare inosservata tra i maschietti? Per quanto mi piacerebbe essere l'unico ad avere il piacere di posare gli occhi su di te, non è affatto così. Tom mi ha detto che inventa scuse diverse con tutti per evitarti problemi.» Strabuzzai gli occhi, aprendo addirittura la bocca per lo stupore «Appena vedo mister tempismo, gli dovrò fare un bel discorsetto» dissi accendendo un'altra sigaretta. «No, non glielo devi fare: il prossimo ragazzo che mette gli occhi su di te, prima se la deve vedere con me» affermò, meritandosi una spintarella. «Sono serio Lucy, dopo quello che è successo poco fa, o diventi mia o di nessun altro» aggiunse assumendo l'espressione da "macho man". Alzai gli occhi al cielo «Uga Uga» ironizzai, stuzzicandolo. «Petulante» ribatté, sorrisi. «Mi farai perdere la testa tu, altroché» iniziai, stupendolo. «Tu sei il perfetto esempio della tipologia di ragazzo che mi ero ripromessa di evitare. Sei presuntuoso ed egocentrico, ma spiritoso, sincero e tanto dolce. Hai un sorriso che, santo cielo, ogni volta che lo vedo mi sento mancare. Sei bellissimo e ci sai fare troppo dannazione! Ma la cosa più spaventosa riguarda il come mi fai sentire.» Alex, con un'espressione maliziosa, si avvicinò di più al mio viso, spostando entrambe le sedie per poter essere l'uno di fronte all'altra. «E come ti faccio sentire, di grazia» chiese iniziando ad accarezzarmi la coscia rimasta scoperta da prima. «Senza controllo! Quando sei vicino a me non riesco a mantenere la calma, tutte le volte che mi tocchi e mi guardi con quello sguardo...sì, questo sguardo! Io vado a fuoco, ti giuro, sembra che abbia un principio di infarto ogni santa volta che sei così tanto vicino a me. Contemporaneamente, mi fai sentire al sicuro, quei tuoi insopportabili modi che hai nei miei confronti, come per farmi capire che ci sei sempre. Ti confesso che quando sono in giro io mi guardo intorno, ti cerco. Sono impazzita Alex, mi hai fatto impazzire» conclusi lasciandomi andare totalmente. Il tocco di Alex era diventato più forte: avanzava con audacia sulla pelle nuda, prendendosi sempre più spazio. Qual era pure il numero dei pompieri? «Ti sei presa proprio una bella cotta Lucy» affermò, avvicinandosi col busto verso di me. «Se lo dici a qualcuno ti uccido. Specialmente a Nadia!» puntualizzai, imitando i suoi movimenti. «Il mio silenzio ha un prezzo e...» non lo feci finire, arrivata al limite della sopportazione: l'atmosfera era nuovamente a luci rosse. In piedi, le mani sul suo viso, incastrata tra le gambe di Alex ancora seduto sulla sedia. Un bacio che voleva di più, desiderio ansante. «Io sono già pazzo» sussurrò sulle mie labbra, alzandosi per accogliermi nuovamente in braccio. Come potevo opporre resistenza e mantenere il controllo? Ma soprattutto come avrei potuto dire di no, quando era ciò che desideravo di più?

Ragazza con gli occhi caleidoscopio - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora