vii. 𝗺𝗮𝗹𝗲𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗶𝗻𝗲𝘇𝘇𝗮 𝘁𝗼𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗮

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𝗟𝗔 𝗟𝗨𝗖𝗘 del sole che entrava dalla finestra mi batteva sul volto, svegliandomi

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𝗟𝗔 𝗟𝗨𝗖𝗘 del sole che entrava dalla finestra mi batteva sul volto, svegliandomi. Saranno state le sette, e già il paesaggio era illuminato. L'estate mi piaceva per tre cose: le giornate lunghe, i bagni nel torrente e il compleanno di Marco, che faceva gli anni il sedici giugno.
Scesi dal letto cigolante stropicciandomi gli occhi, sperando di non svegliare nessuno. Mikasa era già scesa da una mezz'ora buona. Mi alzai in piedi e guardai Sasha che si rigirò nel letto, mugugnando: «Via le mani dalle patate...» e tornò a tacere. Dovetti sforzarmi a non ridere.
Mi cambiai, mi misi una gonna lunga fino al ginocchio e una camicia bianca pulita.
Raccolsi i capelli in due trecce e le fissai con dei fiocchi rossi, e pensai che forse era ora di scendere per trovare posto facilmente per fare colazione. Non ci sarebbe stata molta gente di mattina presto. "Ma poi chi sa cos'è successo ieri sera?" pensai mentre scendevo le scale per andare in mensa.

Nonostante non fossero nemmeno le sette, sentivo che nella mensa delle voci animate e forti risate, come se stesse succedendo qualcosa di emozionante. Entrai nella stanza costantemente pulita per fare colazione, e come vi misi piede, calò il silenzio.
Mi sembrava di aver interrotto qualcosa: Eren, Armin e Mikasa, che stavano ridendo ancora, erano vicino a Jean, che teneva sotto il braccio la testa di Marco. Mina e Thomas avevano ancora in volto un sorriso divertito, e Samuel aveva la mano a mezz'aria, come se stesse per dare una pacca sulla schiena a Marco.
Come Connie mi vide mi puntò contro il dito balzando sulla panca, e con una espressione esaltata in volto urlò: «C'è la ragazza di Marco!»
Sgranai gli occhi. Come lo sapevano? Non erano passate nemmeno dieci ore e tutti erano al corrente di tutto? Cosa'era successo? Guardai Marco in cerca di spiegazioni, ma lui arrossì. Rimasi pietrificata all'ingresso della mensa, con una mano appoggiata allo stipite della porta.
«Come scusa?» chiesi a Connie stordita.
Il ragazzo rasato si mise di nuovo a ridere.
Entrai per avvicinarmi a Marco e Jean, che erano ancora in quella ridicola posizione.
«Che succede qui?» domandai con un filo di voce a Marco.
Jean mollò Marco che si stava ancora divincolando dalla sua presa, e alzò un dito e me lo mise in fronte. «Succede, Trecciolina, che Marco parla nel sonno.» rise con cattiveria.
Feci due più due: ma certo, ovvio. Marco e Jean erano compagni di stanza, e molto probabilmente Marco aveva parlato involontariamente di quella notte.
Jean continuò, premendo ancora di più il dito sulla mia pelle: «E poi io mi accorgo se qualcuno sparisce nel nulla dopo cena, o entra in camera a notte fonda in maniera furtiva.» Sghignazzò.
Serrai le labbra un po' imbarazzata.
Marco allontanò Jean da me con una mano e mi avvolse un braccio attorno le spalle.

«E va bene.» sospirò divertito. «Stiamo insieme.»
Quelle parole mi fecero girare la testa. Quindi anche lui era convinto di stare con me! Grazie al cielo! Avevo paura che solo io ne fossi convinta.
Sorrisi, nascondendo il volto sul suo petto, inspirando il suo profumo inebriante.
Armin si fece avanti con timore. «Scusate... Sono stato io ieri a dire che eravate spariti... Sapete, vi avevo sentito parlare e avevate detto di uscire... Allora Eren mi ha chiesto dove eri finita Liz, e gli ho detto che eri con Marco.» ammise.
Eren sollevò le sopracciglia. «Già, e le voci non ci hanno messo molto a propagarsi. Lo sa anche Sasha, e forse pure Annie, Berthold e Reiner, se gliel'hanno detto.» ipotizzò divertito.
Mina si aggiunse. «Lo sapranno di sicuro! L'ho detto ad Annie prima di andare a dormire. E poi quando sei rientrata in stanza Liz, sia io che lei ti abbiamo sentito e sapevamo già che eri stata con Marco. Se stamattina Annie ha incontrato Reiner e Berthold, anche loro due saranno al corrente di tutto.»
Mi scostai da Marco e roteai gli occhi al cielo. «Siete davvero impossibili.» borbottai.
In quel momento, qualcun altro entrò in mensa: erano proprio Reiner e Berthold. Il biondo fece un largo sorriso, e in tre secondi mi trovavo tra le sue braccia. «Ah-Ah!» esclamò «Lo sapevo che andava a finire così!» Mi sollevò da terra e mi stritolò in un abbraccio spacca-ossa. Risi divertita.

𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ - [ m. bodt ; j. kirschtein ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora