ᵃⁿⁿᵒ ⁸⁵⁰⁻ᵈⁱˢᵗʳᵉᵗᵗᵒ ᵈⁱ ᵗʳᵒˢᵗ
𝗜𝗟 𝗚𝗜𝗢𝗥𝗡𝗢 seguente, partimmo per il distretto di Trost, situato nella parte sud del Wall Rose. Noi reclute del 104º della Divisione Sud eravamo tutte riunite lì per un'esercitazione, mentre il Corpo di Ricerca avrebbe lasciato le mura per una spedizione.
Era una bella giornata, c'era molta gente in giro e noi eravamo in mezzo alla folla. Quando vidi l'Armata Ricognitiva che procedeva come a rallentatore a cavallo, mi sentii più che esaltata, soprattutto perché qualche sera dopo ne sarei diventata membro effettivo.
Non ero l'unica ad essere riconoscente e felice nel vederli, infatti un uomo esultò: «Sono loro! È il nucleo dell'Unità di Ricerca!»
E un altro: «Comandante Erwin! Fateli a pezzi anche per noi!»
Un signore sulla trentina che stava davanti a noi indicò il Capitano Levi.
«Guardate! È il Capitano Levi! Dicono che da solo possiede il potenziale di una brigata!»
Ero felice che finalmente, dopo "Quel giorno", qualcuno riconoscesse il valore e l'importanza della Legione Esplorativa.Il Comandante Erwin era il primo ad aprire il corteo del Corpo di Ricerca. I suoi capelli biondi tenuti costantemente pettinati da un lato, lo sguardo duro e fiero davanti a sé, il suo portamento elegante ma al contempo autoritario lo facevano sembrare più importante e coraggioso di quanto già non fosse.
Era seguito poi dal Capitano Levi, che agiva sempre con il suo fare annoiato e quasi stanco. Era un uomo piccolo e basso, all'apparenza gracile e debole, con poche ore di sonno alle spalle, da come suggerivano le profonde occhiaie che aveva. Era veramente il soldato più forte dell'umanità. Ormai si aveva perso il conto di quanti giganti avesse ucciso in singolo e a quante operazioni di abbattimento avesse partecipato.
Al lato di Levi procedevano, sempre a cavallo, i Caposquadra Hanji Zoe e Mike Zacharias.In quegli anni erano cambiate molte cose, a partire dalla preparazione dei soldati. Erano state finanziate ricerche scientifiche sui giganti e l'artiglieria era migliorata notevolmente. Mentre io, Armin, Eren e Mikasa ne parlavamo con Franz e Hannah, una voce familiare richiamò la nostra attenzione: era il signor Hannes.
«Salve ragazzi!»
«Signor Hannes!» lo salutò Eren sorpreso di vederlo.
Ero felice di rivederlo dopo tanto tempo: del resto avevo passato la mia infanzia vedendolo ogni giorno nel distretto di Shiganshina.
Si avvicinò a noi e sorrise. «Complimenti! Ho saputo che ieri vi siete diplomati! È davvero incredibile per dei ragazzini come voi.» Sì, per lui poteva sembrare davvero incredibile. Ci aveva sempre visto come dei bambini combinaguai che giravano correndo per le vie del paese, che facevano a botte con i primi che li stuzzicavano noncuranti delle conseguenze o che fantasticavano sulla vita fuori le mura.
«Potremmo dire lo stesso di lei.» replicò Eren con tono divertito. «Un ubriacone che riesce a diventare Capitano.»
Mi venne da ridere spontaneamente. Hannes anni addietro passava le sue intere giornate davanti alle porte del distretto con una bottiglia di alcol in mano, che fosse brandy o whisky: a lui andava bene di tutto.
Mi guardai attorno, cercando Marco tra la folla che girava per la strada e lo trovai a parlare con altre reclute del nostro corso. Salutai con un cenno Hannes e andai da Marco. Stava chiaccherando con Mina e Connie riguardo la divisione in gruppi dell'esercitazione.
«Almeno non sto con quella Faccia da Cavallo!» sbuffò Connie alzando gli occhi al cielo.
Mina si mise una mano sulla bocca per non ridere, e poi disse: «Ma dai Connie! Jean alla fine non è male!»
Mi feci strada tra le persone per aggiungermi nella conversazione. «Esatto Mina, Jean non è male, è terribile. Ringrazio i superiori per avermi messo in Artiglieria lontana da lui!» borbottai.
Appena mi vide, Marco sorrise e mi avvolse un braccio attorno le spalle. «Ci risiamo! Voi due non potete proprio vedervi, vero? Siete come cane e gatto.» disse divertito.
Gli cinsi la vita con un braccio e lo guardai dal basso. «Ma va', dopo tre anni insieme ti sei accorto solo ora?» lo presi in giro. «L'unica cosa che mi dispiace è che siamo divisi e che tu starai con Jean.» mormorai. «Condoglianze bello mio.» aggiunsi tra le risate di Connie.
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𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ - [ m. bodt ; j. kirschtein ]
Фанфикa volte perdo i miei occhi nel vuoto ed è per questo che sembrano assenti 𝗜𝗡 𝗖𝗢𝗥𝗦𝗢 s. i-iv marco bodt x fem!oc jean kirschtein x fem!oc A Elizabeth Yuriba le Mura non avevano dato niente, ma avevano tolto tutto. Determinata a fare qualcosa pe...