viii. 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗲𝗿𝗶𝗺𝗼𝗻𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝗽𝗹𝗼𝗺𝗶

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ᵃⁿⁿᵒ ⁸⁵⁰⁻ᶜᵃᵐᵖᵒ ᵈ'ᵃᵈᵈᵉˢᵗʳᵃᵐᵉⁿᵗᵒ

𝗨𝗡 𝗔𝗡𝗡𝗢 e mezzo volò via come se nulla fosse

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𝗨𝗡 𝗔𝗡𝗡𝗢 e mezzo volò via come se nulla fosse. Io e Marco avevamo passato molti momenti insieme, di cui la maggior parte a fare piani per il nostro sognato futuro insieme. Era poi fantastico per me stare tra le sue braccia: mi faceva sentire a casa, protetta.
Non cessava mai di emanare il suo profumo di zucchero, e una volta glielo feci pure notare. Gli chiesi che profumo usasse, ma lui non capì la domanda.
«Sì, insomma,odori di zucchero. Non può essere il tuo profumo naturale.» spiegai un giorno d'estate mentre stavo facendo una corona di margherite, seduta al fianco di Marco sotto l'ombra di un albero dalla folta chioma.

Era agosto inoltrato e faceva caldo, ma non un caldo secco e sopportabile. Era afoso, molto afoso. Sembrava di nuotare nell'acqua bollente con tutta quell'umidità nell'aria. Nemmeno il torrente riusciva a placare la nostra sete di frescura in quel periodo.
Le esercitazioni, dal combattimento corpo a corpo alle spedizioni, erano impossibili da fare. Quasi che avrei preferito fare le attività d'inverno, con bufere di neve e Christa e Ymir che salvavano Daz dall'ipotermia.
Non c'era un filo di vento e le temperature non si decidevano a calare. Avranno fatto quasi trenta gradi quel giorno, ne sono certa.
L'erba si stava bruciando per colpa del sole che picchiava ogni giorno incessantemente sul campo, e pochi sprazzi si salvavano, rimanendo però di un triste verde-giallognolo.
Sadies non ci pensava nemmeno a innaffiarlo, perché: "L'acqua serve per dissetare voi dannati!" Quello era il massimo della gentilezza che Sadies dimostrava nei nostri confronti.

«Io non uso profumi.» rise Marco rispondendomi. «Mi lavo ogni giorno e basta.»
Non replicai, troppo concentrata sulla mia coroncina di fiori. Legai i fili d'erba tra loro per unire le due estremità. «Ecco qua.» dissi appoggiando la corona sul capo di Marco. «Ora sembri un principe.»
Mi lasciò un bacio sulla tempia. «Quindi tu sei una principessa.»
Gli sorrisi.

Per le Mura, quanto l'amavo. Il mondo ci sarebbe crollato addosso in pochi giorni, e noi non lo sapevamo. In quel momento l'unica cosa che contava era stare insieme, sotto quell'albero, a soffrire il caldo, a fare le corone di fiori.

Gli accarezzai le lentiggini. «Non vedo l'ora di incontrare i tuoi genitori.» gli confessai. «Secondo me, sono come te. Dovrai aver preso da qualcuno.»
Marco si inumidì le labbra. «Saranno gentili con te. Mi hanno detto che da come ho parlato loro di te, sembri una ragazza per bene. Sono felici per noi.»
La cosa mi rincuorò. In quei tre anni di addestramento non avevo mai avuto l'occasione di incontrare i genitori di Marco, perché molto spesso io facevo visita ai miei nel Wall Rose, dove erano trasferiti dopo la caduta di Shiganshina, e casualmente Marco aveva gli stessi identici giorni di vista di quelli che avevo io, e i genitori di Marco non erano mai riusciti a venire al Campo d'addestramento.
Ma dopo il Diploma e la spedizione a Trost ci sarebbero stati un paio di giorni vuoti, e quindi avrei incontrato i genitori di Marco a Jinae, dove abitavano.
«Per quanto piaci a mia madre, sta già pensando al matrimonio.» scherzò.
Ridacchiai, pensando segretamente che in realtà anche io avrei voluto sposarlo prima o poi.

𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ - [ m. bodt ; j. kirschtein ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora