"Non me ne fotte un cazzo di te, Al." Le sue urla riecheggiavano nella stanza vuota facendo eco. I miei occhi chiusi, spalle contro il muro e petto contro al suo petto.
Aspettavo l'ennesimo schiaffo, che si fece aspettare rispetto agli altri datimi ripetutamente, uno dopo l'altro, senza sosta. La mia guancia diventa rossa all'ennesimo forte contatto con la sua mano grande e piena di vene, piena di rabbia. Rabbia che non so nemmeno da cosa sia causata.Una lacrima, due lacrime, tre lacrime.
Un taglio, due tagli, tre tagli.
E non solo. Non solo tre.Ricordando quel bruttissimo giorno, la lametta scorre sulla mia pelle, strisciando e tagliandomi profondamente, lasciando segni dapprima trasparenti che si vanno ad oscurare con il sangue che vi fuoriesce, gocciolando appena.
Mi squilla il telefono avanti ai miei occhi, facendomi leggere sul display il nome di Liam.
-Ehi, dimmi tutto- la mia voce è rotta.
-Stai bene?-
-Liam, cosa vuoi?-
-Papà è lì con te a casa?-
-No-
-Bene, ti serve compagnia ?-
-No-
-Sicura?-
-Si, Liam. Ora devo andare, devo studiare.-
Sento un sospiro dall'altra parte del telefono -Okay, mi raccomando attenta-
Chiudo la chiamata. Nemmeno lo saluto.
Mio fratello si è sempre preoccupato per me da quell' incidente, ma io non parlo mai con lui come non parlo mai con nessun altro. Il rapporto con mio fratello l'ho sempre definito neutro: non siamo quella coppia di sorella e fratello perfetta, quella dove il fratello sa tutto della sorella e la sorella tutto del fratello, ma non abbiamo nemmeno un brutto rapporto. Neutro, semplicemente neutro.
Lui c'è sempre, o almeno, cerca di esserci sempre: mi chiudo in me stessa, non permettendogli di aiutarmi, di comprendermi. Ed è per questo che mi odio: mi sento un peso per lui. Liam cerca sempre di essere presente, io non faccio altro che deluderlo con il mio comportamento da stronza apatica, da acida.
E non so nemmeno il perché io sia così, non so nemmeno da chi io l'abbia preso questo carattere di merda; ferisco le persone che più tengono a me, faccio del male alle persone che mi amano.
Tutto ciò lo faccio chiudendomi.Chiudendomi in Alice payne.
Chiudendomi nei libri.
Chiudendomi nella lametta nascosta nel mio cassetto, che ora giace sul banco di fronte a me, mentre penso guardando il mio orribile riflesso allo specchio.
Chiudendomi nella musica, in particolare nel pianoforte.La mia passione per il piano forte la presi da mia madre.
Fino a due anni fa, lo praticavo ma non mi interessava più di tanto, non ne avrei mai fatto una cosa fondamentale per la mia vita. Poi, però, cambiarono molte cose: mia madre morì in un incidente stradale e da lì, pratico piano sempre e guai se ne salto una lezione.
Ormai il pianoforte è il mio conforto, il mio migliore amico; da quando mia madre mi lasciò, sentii l'esigenza di continuare a praticarlo, sempre e sempre di più ogni giorno. È lo strumento che mi fa pensare a lei e questa cosa mi piace, mi conforta, mi fa sentire più vicino a mia mamma, alla mia donna, alla mia unica migliore amica da sempre e per sempre.Prima dell'incidente di mia madre io non ero così, ero la ragazza amata, la ragazza voluta: fisico perfetto, bel viso, comportamento ottimo, voti ottimi e vita sociale alle stelle. Ora sono il contrario.
Mi fascio il braccio e mi asciugo le lacrime che non ho fatto caso stessero scendendo sulla mia pelle, lungo la mia guancia.
Sono le 18.30.
Non ho niente da fare, sono da sola, come sempre.Mi metto sotto le coperte, arricciando un po' il naso in una smorfia di dolore quando il mio braccio ferito si urta strisciando contro il tessuto delle coperte.
Nonostante sia fasciato, fa male a causa della profondità dei tagli.
Il sangue esce molto velocemente questa volta a differenza delle altre, sporca molto di più il tessuto bianco della bandana del solito.I miei occhi si chiudono, aspettando solo di riaprirsi il giorno successivo, dove si, avrei dovuto ripetere i miei soliti giorni di merda: mio fratello che cerca di parlarmi, scuola, mio padre a pranzo che cerca di dialogare con me e poi, finalmente, pianoforte.
Le lezioni di pianoforte il venerdì e il mercoledì sono le cose che aspetto di più durante la settimana.
Andare a pianoforte per me è una terapia: nonostante stare nella stessa stanza di altre persone non mi piaccia, basta che le mie dita tocchino quei tasti bianchi e neri per calmarmi e farmi liberare dal mio flusso di mille pensieri.
Pensieri che ultimamente mi pesano più de solito.
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I don't need you || HS IN REVISIONE
Fanfiction"Non me ne fotte un cazzo di te, Al." Le sue urla riecheggiano nella stanza vuota facendo eco. I miei occhi chiusi, spalle contro il muro e petto contro al suo petto. Aspettavo l'ennesimo schiaffo, che si fece aspettare rispetto agli altri datimi r...