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Mi sveglio a causa dei troppi passi al piano di sotto. Il mio cuore sussulta: non sono solo due passi, sono più passi e ciò significa che non ci sono solo i due uomini che sono abituata a vedere dalla mattina alla sera, ossia mio padre e mio fratello, ma più persone.

Mi aggiusto i capelli e confusa scendo al piano di sotto. Arrivata al terzo scalino, i miei occhi si spalancano vedendo quattro nuovi ragazzi avanti ai miei occhi, oltre la faccia strafottente di mio fratello che mi guarda sorridendo.

«Uno a 0 per me, Al.» mi raggiunge e mi mette un braccio sopra la spalla, portandomi nel salotto contro voglia.

«Ragazzi, questa è mia sorella, Alice. Alice, questi sono i miei amici.» me li indica.

«Niall» mi porge la mano un biondino con gli occhi azzurri, sembra carino.

Non gliela porgo, lasciandolo visibilmente imbarazzato.

Ritira la sua mano e si va a sedere sul divano. Mio fratello, che ancora ha il suo braccio sulle mie spalle, prende parola.

«È un po' così, scusatemela, è nervosa»

Mi stacco da lui e me ne risalgo in camera. L'ultima cosa che voglio ora è conoscere nuova gente.

Mi rimetto sotto le coperte, pensando a quei quattro ragazzi al piano di sotto di casa mia.

Niall era carino: biondino, alto nella media, occhi azzurri. Sembrava un angelo.

Gli altri non ho avuto occasione di conoscerli, o almeno, non gli ho dato occasione di presentarsi a me, ma ovviamente i miei occhi li hanno squadrati per bene.

C'era uno basso, occhi azzurri, castano, capelli lisci.
Poi c'era un ragazzo con le ciglia molto lunghe, davvero troppo, forse.
Era moro, barba lieve, occhi marroni.
E per ultimo, un ragazzo ricciolino, il più alto e anche il più carino —anche se c'è da dire che erano tutti e quattro stupendi, anzi, cinque con l'aggiunta di mio fratello. Del riccio, però, non sono riuscita ad inquadrare gli occhi, che erano coperti da occhiali da sole.

Bussano alla porta interrompendo i miei pensieri. Alzo gli occhi e uno scorbutico «Liam, non scendo a conoscere quei quattro coglioni!» esce dalla mia bocca.

«Ehm.. non sono Liam, se per favore puoi un attimo aprire.. è.. uhm.. urgente?» i miei occhi si spalancano a sentire una voce imbarazzata dall'altra parte della porta.
Mi assicuro che il braccio sia ben coperto, mi do un occhiatina  allo specchio e apro la porta, trovandomi di fronte quel ragazzo basso, liscio e occhi azzurri.

Si gratta la testa e mi guarda confuso, studiando  il mio braccio.
Messa in soggezione, lo nascondo dietro la mia schiena.

«E tu saresti?» non riesco ad essere amichevole, non riesco nemmeno a far finta di essere amichevole. La mia apaticità prende il sopravvento in ogni occasione.

«Louis, Louis Tomlinson.» mi porge la mano che io non stringo.

«E cosa vuoi, Louis?» le mie braccia ora si trovano conserte sul mio petto.

«Volevo chiedere dov'è  il bagno.»

Esco dalla camera e, sempre tenendo le mie braccia conserte per nascondere il braccio e soprattutto per nascondere il fatto che io sia senza reggiseno ora, gli dico di seguirmi.

Una volta arrivati avanti alla porta del bagno, la apro e gli sorrido strafottentamente: «Ce la fai a non perderti al ritorno, Louis?»

Sorride e entra, chiudendo poi la porta alle sue spalle.

Ritorno sui miei passi e me ne vado in camera. La pianola mi osserva, mi prega di essere suonata, ma io non suono quando ci sono altre persone oltre mio fratello e mio padre, così mi metto di nuovo sul letto, con il telefono in mano.

20.30.

Mangerò più tardi, mi dico, mentre imposto Netflix sul piccolo schermo e inizio una nuova puntata di friends.




So no one told you life was gonna be this way

le mie mani si scontrano fra di loro, seguendo il ritmo dei battiti delle mani della sigla. Amavo fare questa cosa, la facevo sempre insieme a mia madre e mio fratello, amanti, come me, di friends.

I don't need you || HS IN REVISIONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora