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POV Liam

È da due anni così, non so cos'altro fare oltre che starle accanto, ma lei non vuole nemmeno questo, lei non vuole nemmeno che io le stia accanto.

«Tua sorella è sempre così, payno?» Harry è dall'altra parte del bancone della cucina.

«È complicata» sbuffo sedendomici sopra, non curandomi del fatto che il vaso di frutta al suo centro possa cadere a un mio movimento sbagliato.

«Allora, mi racconti un po' di lei?»

Il mio sguardo si alza velocemente contro lo sguardo di Harry, che mi guarda in attesa prendendo a morsi la mela rossa tra le sue mani.

«Deve farlo lei, Harry. Non posso raccontarti di lei, è una situazione troppo difficile ed è per lei un argomento molto fragile, non posso dirtelo.»

Annuisce comprensivo e si lava le mani, racchiudendo la mela in un fazzoletto e buttandola nel cestino dell'immondizia.

Una lacrima mi scende sul viso. Tengo a quella ragazza più di me stesso, ma lei non mi permette di starle accanto e io non ne capisco il motivo, cerco di capirlo da due anni, non ottenendo risultati.

«Ehi, tranquillo Liam.» il mio migliore amico mi abbraccia e io mi sento in imbarazzo.

Mi stacco da lui scendendo dal bancone, togliendomi le lacrime dal viso con la manica della mia maglia e tirando su col naso. «È solo che io voglio vederla felice, ma lei non me lo permette, Harry.»

«Se servirà, io ti aiuterò e tu lo sai.» mi mette le mani sopra le spalle, massaggiandomele e tranquillizzandomi per la seconda volta «Sei forte e so che ci riuscirai.»

Annuisco e accenno un sorriso.

«Mangi qui? Mio padre non torna oggi.»

«Si, mangio qui.»

***

HARRY POV

«Va a chiamare Alice e dille che è pronto, per favore» Liam aggiusta la tavola mettendovi le posate.

Annuisco e mi avvio verso le scale. Una volta arrivato, busso più volte ma lei non risponde, così apro la porta senza il suo consenso.

I miei occhi si addolciscono a quella vista: lei è bellissima e ha appena pianto, si vede dalle guance bagnate e le ciglia altrettanto. Nella sua mano c'è l'immagine di sua madre, la madre di Liam. Mi accovaccio al lato del letto, così da non far sentire il mio peso sul letto e non farla svegliare, ma da trovarmi ugualmente alla stessa altezza della sua faccia.

Non so se lei l'ha notato, ma quella volta, qui, a casa payne, mi ha lasciato senza parole. Quel 'ti voglio'mi è scappato dalla bocca alla vista di una nanetta così bella e innocente. Ci conosciamo da poco, posso sembrare un maniaco e forse per lei lo sono davvero, ma mi ha sin da subito colpito. Non la conosco, non so com'è caratterialmente ed è per questo che ora mi trovo qui. Da quello che mi ha detto Liam, è una ragazza complicata, con un passato complicato, che sta vivendo un periodo complicato.

Le mie labbra si posano sulla sua fronte, lasciandovi un piccolo bacio.

«Liam, basta.» mormora lei nel sonno.

Un sorriso appare sul mio viso, «Sono Haroldo.» ricordo il nomignolo di questa mattina e penso che forse sia il nomignolo più bello di sempre.

Si alza dal letto in fretta e furia e posa l'immagine di sua madre che fino ad ora teneva tra le mani sulla pianola.

«Harr- Harold?!»

«Non ti mordo, sono venuto qui per dirti che il pranzo è pronto.»

«Non ho fame.»

«Si che ce l'hai, ti brontola lo stomaco.»

«No, non ce l'ho!» ribatte.

Scoppio a ridere sotto al suo sguardo che, se avesse potuto uccidermi, lo avrebbe sicuramente fatto. «Ti prendo con la forza, Al?»

«Non chiamarmi Al.» incrocia le mani al petto. Mi accorgo che è senza reggiseno e questa cosa mi fa impazzire.

«Alice, allora?»

«Cosa cazzo vuoi? Ti ho detto che non ho-» la interrompo buttandomi velocemente verso di lei così che non possa aspettarselo e che quindi non possa scappare. Pronto a sostenere il peso, la prendo per le gambe e la reggo dal suo sedere. Ho l'occasione di toccarglielo. Sfidami più spesso, Al.

«Harold, dai sul serio non ho fame fammi scendere.» si muove in tutti i modi possibili «Se non vuoi spaccare quella faccia da stronza che hai, ti conviene stare ferma. Se ti muovi, cadi e ti fai anche molto male dato che siamo per le scale.» la avviso.

Sbuffa e appena arrivati in cucina mi guarda. Mi soffermo sulla sua bocca.
Screpolata, gonfia e rosa.

«Allora, che fai, ci hai preso gusto?» la faccio scendere dalle mie braccia e si va a sedere sul bancone.

Liam arriva in cucina uscendo dallo sgabuzzino con due bottiglie d'acqua, «Il tuo amico deve starsene al suo posto.» incrocia le mani al suo petto spalancando e dondolando le gambe dal bancone dove vi è seduta.

Vorrei scoparmela, lì, com'è ora, sul bancone. Proprio adesso, con il suo pigiama nero e a quadri e i suoi capelli scombinati che le arrivano alle spalle, con quel pantaloncino corto e le labbra screpolate. Non sa in quante posizioni la metterei, su quel bancone, se ne avessi l'occasione.

Vede che la guardo e mi fa un dito medio, poi scende e si mette a testa in giù piegandosi. Sorrido tra me e me guardandola piegata, mentre si raccoglie i capelli in una coda alta.

«Allora, smetti di guardarmi o cosa?» Liam si gira alle parole della sorella.
Il suo sguardo è confuso mentre poggia i piatti a tavola.

Prendo posto avanti a Liam e al lato di Alice, incominciando ad inforchettare l'hamburger.

«Vuoi un po' d'acqua?» Lei non ascolta la domanda del fratello, ma la prende e se la versa da sè. Liam sospira e mi guarda affranto.

E per quanto possa essere difficile, mi sono promesso, così come ho promesso a Liam, che lo avrei aiutato a rende felice la sorella, a ricostruire un rapporto con lei. Perché in fondo, anche se molto in fondo, capisco il dolore che  si prova in queste situazioni e  non poco. Sentirsi imponenti, sapere che puoi fare qualcosa ma quella persona non te lo permette, è uno dei dolori più brutti. Forse il più brutto.

I don't need you || HS IN REVISIONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora