Prologo

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Il cielo era grigio, come avesse la barba, e un'aria sottile e pungente muoveva le chiome degli alberi. Avrebbe detto, la nonna di Brad, che quella era una giornata da brutti presentimenti. Ma Chase se ne faceva un baffo dei cattivi presagi, perché aveva Shane e altro non gli serviva.

Dunque non fece troppo caso al fatto che il fidanzato non stesse ancora dormendo al suo fianco, sapeva quanto gli piacesse svegliarsi per primo per preparargli la colazione, così come non fece caso al suo pallore eccessivo quando scese e lo trovò in salotto.

- Buongiorno, amore mio - disse affettuosamente, ricevendo in risposta un'occhiata ansiosa da parte di Shane, seguita dal suo sorriso tirato.

Ma era ancora assonnato o almeno, il suo cervello lo era, e non vi badò.

- Chase...

Il ragazzo dagli occhi dorati azzerò la distanza fra loro in un passo e lo attirò a sé posandogli una mano sul collo, poi lo baciò. Un bacio dolce, affamato, eppure al tempo stesso carico di tristezza, e Chase non riuscì a capirne il perché.

Shane lo strinse forte, aggrappandosi a lui come un naufrago a un salvagente, e ansimò pesantemente al suo orecchio.

Non era la prima volta che... che lo facevano così presto, era domenica e non c'era scuola, ma c'era qualcosa, qualcosa di strano, che rendeva il tutto surreale. Ancora una volta Chase soffocò i propri pensieri, ignorando i vari campanelli d'allarme che suonavano impazziti nella sua mente, e lo baciò a sua volta con ardore.

Il castano gli prese una mano e gli sorrise innamorato, eppure c'era un non so che in fondo ai suoi occhi dorati che stonava terribilmente con la sua espressione.

- Vieni - mormorò con voce roca e sensuale, e un brivido d'eccitazione guizzò lungo la schiena di Chase, che si lasciò tirare fino al divano, dove caddero con un sonoro scricchiolio delle povere, vecchie molle, non più abituate a sopportare il loro peso.

Gli attimi seguenti trascorsero frenetici mentre, ardenti di passione, si liberavano il più in fretta possibile dei vestiti. Shane portò le mani al volto del fidanzato, guardandolo alla distanza di un respiro, gli occhi dorati grandissimi e con un fondo di malinconia. Per un attimo, Chase avrebbe potuto giurare di averci visto pure un lampo di paura.

- Shane... cosa c'è? - chiese, trattenendo un sospiro, ma lui non rispose, posando le labbra sulle sue con forza, intraprendendo una lunga danza con la sua lingua.

- Ti amo - disse poi, e il cuore del moro perse un battito, ogni volta come la prima. Due mesi ed erano quattro anni che stavano insieme. Nonostante tutto non riusciva a non emozionarsi, a non sentire il cuore colmarsi d'amore per il suo dolce lupacchiotto quando gli diceva che l'amava...

Allora scese lungo il suo collo e lo morse, beandosi dei brividi e fremiti che ebbe la sua pelle chiara sotto i suoi polpastrelli, mentre gli accarezzava il petto, smanioso di contatto. Poi si soffermò su un capezzolo e Shane gemette, contorcendosi appena.

Lentamente Chase gli lasciò un'umida scia di baci dalle clavicole fino alla pancia, lanciandogli di tanto in tanto occhiate intense. Infine arrivò al suo punto più sensibile e poggiò le mani stranamente fredde sulle sue cosce, facendo appena pressione per una... vista migliore. E poi senza alcun preavviso le sue labbra si posarono proprio lì e il fidanzato boccheggiò, cercando i suoi capelli scuri e affondandoci le mani, tirandoglieli e arruffandoglieli.

Quando ebbe finito un certo lavoretto, Chase si leccò le labbra con noncuranza, come un gatto soddisfatto, e lo baciò con dolcezza. Suo malgrado, Shane sentì le gote imporporarsi.

- Ti amo tantissimo - mormorò il moro, inclinando il capo di lato e fissandolo con gli occhi color porpora dolci e pensosi.

Se solo sapessi, Chase...

In quel momento un dito penetrò nella sua apertura e non poté far a meno di sussultare, poi il fidanzato lo baciò ancora e smise di darvi attenzione.

- Vado? - chiese a bassa voce il ragazzo dagli occhi rossi, cercando il suo sguardo. Annuì.

- Vai.

Allora Chase entrò in lui e Shane dovette fare uno sforzo per cacciare via i propri pensieri e godersi il momento. Lo attirò a sé e lo baciò con tutto l'amore che provava per lui, sentendo le lacrime affiorare, ma non percepiva dolore. Le sue erano lacrime di tristezza.

Rimasero così per un interminabile attimo, l'uno sdraiato sopra l'altro, ascoltando il battito dei loro cuori, poi il castano accennò una piccola spinta del bacino e il fidanzato lo imitò.

Ben presto la stanza si colmò dei gemiti che sempre più alti si levavano dalle loro gole, e i pensieri diventarono solo una mera ombra, ancora in agguato, ma accantonata almeno per quel momento.

Chase assestò un'ultima spinta e crollò esausto sul fidanzato, guardandolo di sottecchi con il capo inclinato. C'era quel qualcosa che continuava a stonare, e gli occhi di Shane erano troppo tristi e troppo sfuggenti.

~~~

Non molto più tardi stavano seduti in cucina a fare colazione o meglio, a fissare un punto che non fosse l'altro, nel silenzio più assoluto.

- Shane... puoi rispondere alla mia domanda, ora? Cosa c'è? - sospirò il moro, osservando le perle dorate del fidanzato guizzare come colpite da elettricità.

- Io... ha chiamato mio padre, il mio... 'vero' padre, mentre tu dormivi - disse, e abbassò lo sguardo. Chase rimase un attimo stupito, cercando di assimilare la notizia, però alla fine non ci trovò nulla di particolare. Inarcò un sopracciglio.

Sì, insomma, sapeva che il padre di Shane era scappato chissà dove quando lui non era ancora nato e la sorella era piccola, però non capiva cosa ci fosse di così assurdo da avere una tale 'faccia da funerale'!

- Vuole vedermi - continuò il castano, e il fidanzato a sua volta continuò a non collegare il suo ambiguo comportamento con la chiamata dell'uomo.

- Devo raggiungerlo io...

- E...? - lo spronò Chase, sentendosi sempre più confuso. Dove stava il problema?

- E vive in Australia.

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