James

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- E vive in Australia.

CRASH!, la tazza che Chase aveva in mano cadde a terra con un sonoro tonfo, infrangendosi all'impatto con il pavimento.

- C-cosa? - balbettò, non degnando di un'occhiata i cocci sparsi per terra e quello che era stato il contenuto della tazza riversarsi lentamente, fino a creare un'enorme pozza.

Shane prese fiato, ma venne interrotto nuovamente dal fidanzato.

- Ma è lontanissimo! Shane, non...

Si prese la testa fra le mani, scompigliando ulteriormente i capelli scuri, continuando a ripetere qualcosa d'incomprensibile. Il castano gli prese una mano e la strinse piano nella propria.

- Mi dispiace, amore mio - disse, guardandolo con gli occhi dorati tristi e colmi d'angoscia.

- E per quanto...?

- Non lo so...

Shane scosse il capo e s'alzò, aggirando il tavolo ed evitando i cocci e la pozza, dopodiché abbracciò il fidanzato. Lui singhiozzò e sussultò violentemente, stringendosi di più al suo petto ampio. Sentì le labbra di Shane posarsi sulla sua nuca e lasciargli un bacio sui capelli.

- Tornerò presto, lo giuro su ogni cosa. Sul mio cuore.

- Shane... - disse lamentosamente Chase, e si staccò per chiedergli un bacio, salato di lacrime. Il castano lo accontentò, continuando a cullarlo fra le proprie braccia.

- Il volo è stasera...

Si strinsero ulteriormente l'uno all'altro, finché di loro non restarono che i cuori incatenati mentre paure, angosce, timori e dubbi vennero lasciati in un angolo.

- Dovrei... preparare la valigia - mormorò con tono incerto Shane, non sembrando però tanto convinto. Chase espirò tremante sul suo collo.

- Dopo...

E fecero di nuovo l'amore, con la dolorosa consapevolezza che sarebbe potuto passare chissà quanto dalla volta seguente.

~~~

L'alba stava sorgendo quando l'aereo atterrò, e dire che Shane era distrutto, in ogni senso, sarebbe stato usare un eufemismo. Il volo era stato oltremodo spossante, complice il fatto che ogni stella sembrava ricordargli il luccichio degli occhi di Chase e non gli permetteva di dormire.

Poi finalmente scese, barcollando, e riuscì a recuperare il proprio bagaglio abbastanza rapidamente. Si sentiva ubriaco. Un ubriaco triste, però.

Si guardò in giro, sbattendo le palpebre perché non era più abituato alla luce abbagliante all'interno dell'aeroporto, e cercò suo padre. C'erano poche persone in giro, e nessuno che potesse vagamente assomigliare a colui che avrebbe chiamato 'papà', se non se ne fosse andato.

E se fosse stato in compagnia di qualcuna?

In quel momento adocchiò un uomo che se ne stava in disparte dietro una colonna e aguzzò lo sguardo. Aveva i capelli scuri, dello stesso colore di quelli di Chase, ed era magro e sottile, oltre che piuttosto basso rispetto a lui. Non dimostrava più di quarant'anni. Poi l'uomo alzò il capo e guardò un punto poco distante da lui, rivelando gl'inconfondibili occhi color oro che aveva trasmesso al figlio.

Allora Shane gli si avvicinò e attese che lo notasse. In effetti poteva sembrare lui suo padre e non il contrario, a parte la differenza d'età: era alto, un metro e ottanta (ma Chase lo superava di parecchi centimetri) e aveva suo malgrado un fisico ben scolpito.

D'improvviso lo sguardo di James scivolò sul figlio, scrutandolo poco attentamente, poi si soffermò su quegli occhi che erano del medesimo colore dei propri, e sussultò.

- Shane...

Il castano annuì.

Suo padre lo fissò a lungo, poi aprì la bocca con uno schiocco.

- E Crystal? - chiese. Shane sbatté le palpebre, intontito, cercando di capire cosa volesse dire quella diavolo di domanda. Sinceramente non s'aspettava che avesse una voce dal tono così profondo e nell'insieme gentile.

- Crystal non è voluta venire e ha detto che con te non vuole avere nulla a che fare...

James non commentò, limitandosi a fare un passo avanti e provando a sfiorare la sua guancia, ma il figlio si ritrasse, scoccandogli un'occhiata penetrante.

- Andiamo...?

Il ventunenne fece nuovamente un assenso col capo. Nel viaggio in macchina non fece altro che rispondere a monosillabi, o anche semplicemente ad annuire distrattamente, l'attenzione rivolta al paesaggio mattutino.

Appena arrivato all'ampia casa del padre si rifugiò nella camera a lui riservata, socchiudendo la porta e buttandosi sul letto, prima di accendere il cellulare. Compose il numero di Chase. Il fidanzato rispose immediatamente.

- Chase...

- Mi manchi già - disse per lui il moro, restando ad ascoltare il suo sospiro.

- Anche tu...

- È... è andato tutto bene? - chiese ansiosamente Chase, e Shane lo immaginò tormentarsi le mani dalla preoccupazione.

- Sì...

In quel momento la porta scricchiolò, e il castano s'affrettò a chiudere la conversazione.

- Devo andare. Ti amo - mormorò in un soffio. Dall'altra parte Chase gli sussurrò a sua volta un 'ti amo anch'io' e appese.

James fece capolino sulla soglia.

- Stai già dormendo?

Risentito, Shane pensò di non rispondergli neanche. Visto però che non sembrava volersene andare, mugugnò un 'no' soffocato.

- Oh... be', buonanotte, tesoro.

Tesoro?

Si rigirò nel letto e affondò il viso nel cuscino, soffocando una replica sarcastica. Lui non era il tesoro di nessuno, men che meno di qualcuno che l'aveva abbandonato.

- Buonanotte, James.

E mentre il silenzio raccoglieva quella risposta fredda e suo padre se ne andava, un tantino ferito, Shane mandò un ultimo pensiero a una persona dall'altra parte del globo, l'amore della sua vita, prima di sprofondare in un sonno pesante e buio.

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