Not so far

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Era mattino non poi molto presto e Shane era da poco tornato a casa dopo una capatina veloce in spiaggia, a farsi una nuotata rapida. Troy s'era come comportato come sempre, già dimentico di aver tentato di baciarlo, e l'aveva fissato dal bagnasciuga, accarezzando la tavola da surf.

Sarebbe stato facile per il biondo saltargli addosso mentre usciva dall'acqua, con le gocce luccicanti a scivolare lungo il suo corpo tonico e ormai parecchio abbronzato, infatti sole ne aveva preso molto e di lì a due mesi sarebbe finalmente tornato a casa. Da Chase. Ma si limitò a sorridergli, salutandolo con la mano quando raggiunse James, il quale lo aspettava per tornare a casa.

Ed ora era nella propria camera con solo un paio di pantaloni addosso, seduto sul letto, e pensava a Chase. Chissà se era ancora sveglio? Di sicuro era a letto.

Letto...

Un brivido gli corse lungo la schiena e arrossì lievemente. D'improvviso gli parve che la stanza si riscaldasse e agitò una mano davanti al viso per arieggiarsi. Be'... pensare a Chase... collegarlo alla parola letto... l'aveva portato a formulare un pensiero poco casto. Qualcuno ai piani bassi si risvegliò, e le sue gote s'arrossarono ulteriormente.

Diamine... tutti quei mesi d'astinenza erano una delle cose più frustranti. E di farsi una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti proprio non ne aveva voglia... se solo Chase fosse stato lì...

Involontariamente si accarezzò il petto come faceva sempre il fidanzato.

- Aaaah...

Prese il cellulare e compose il suo numero, anche se non sapeva se fosse ancora sveglio. Lui rispose dopo uno squillo.

- Shane...?

- Ehi - sussurrò roco. Accidenti, nonostante la voce impastata di sonno, era così sensuale il suo Chase...

- Ehi... che c'è?

- Stavi dormendo?

- No... pensavo a te.

- Ah... anch'io - ansimò, e sentì una stretta dolorosa ai pantaloni.

Dall'altro capo del telefono Chase rimase un attimo in silenzio. Ascoltare la voce di Shane dopo un po' di tempo che non si sentivano... lo stava attizzando. E poi... aveva il respiro pesante?

- Shane, tutto bene?

Il fidanzato non rispose, non subito, poi s'udì chiaramente un gemito soffuso.

- Chase... toccati - disse, e il moro riuscì benissimo ad immaginare il suo sorrisetto beffardo, quello che un tempo gli era tanto familiare, ancora quando non stavano insieme, quando chiamava Shane 'idiota'.

Avvampò violentemente.

- No!

- Tanto... lo so... che... ah! sei così... anche... tu - ansimò a scatti Shane, mentre scalciava da qualche parte gli indumenti divenuti ormai fastidiosi e d'intralcio.

- Solo questa volta, okay?

Suo malgrado, l'idea era senz'altro poco casta ma non gli dispiaceva e la sua mano scese lentamente su un certo rigonfiamento, accarezzandolo piano da sopra la stoffa dei jeans.

- Ah...

- Shane...

- Non... mi basta... questo... nnnn... Chase...

- Neppure a me - ringhiò il moro, sentendo una vampata di calore accenderlo da capo a piedi. Si sfilò a sua volta la maglietta e l'intimo, visto che indossava unicamente quelle due cose.

Che diavolo... l'acustica non era delle migliori, ma gli pareva che Shane fosse lì, a gemergli direttamente in un orecchio. E quello, oh, proprio quello, era così eccitante!

- Chase... ah! Ah! Sto per...

- Sì... anc- ah... anch'io...

Fece un'ultima volta su e giù con la mano, poi una scarica di piacere lo colse travolgente ed improvvisa e dovette stringere il cellulare fra spalla e collo per non farlo cadere, contorcendosi goffamente.

Dall'altra parte del globo Shane riversò il proprio piacere così potentemente che il telefono gli cadde sul materasso con un tonfo lieve, per fortuna al riparo da cadute e... qualcos'altro.

- Shane...?

Nessuna risposta.

- Shane?

Il castano cercò di calmare il battito impazzito del proprio cuore e riprese il cellulare.

- Ci sono - mormorò, un tantino stanco. All'altro capo del telefono Chase fece una risatina.

- Ti amo, Shane.

Il ragazzo dagli occhi dorati sorrise a sua volta e poggiò la mano libera di fianco a sé. Nonostante la lontananza, sentiva Chase così vicino... vicino al proprio cuore.

- Ti amo anch'io, Chase. Più di chiunque altro. Più di me stesso e della mia vita. Più di quanto Giulietta amava Romeo.

- Stupido... sei così dolce... yawn...

Chase sbadigliò e fissò un punto indistinto sul muro. Era quella, la felicità?

- Io ti dico le cose dolci e tu mi dai dello stupido? Vedrai, allora! Vedrai cosa ti faccio, quando torno a casa! - lo minacciò Shane con malcelato tono divertito, fintamente offeso.

- Non dovrei essere io a dirlo?

- Colpito.

Il moro sbadigliò ancora e gli occhi gli si socchiusero.

- Buonanotte, Shane. Ah, e tanti saluti dal tuo amichetto Max e da quel brutto quattrocchi di Brad e da tutti...

Il castano scoppiò a ridere, perché sotto la gelosia immensa di cui Chase aveva riempito quell'ultima frase percepiva chiaramente una nota d'affetto verso il suo migliore amico e il giovane bibliotecario.

- Buonanotte, Chase. Mi mancate tutti.

Attaccò, e in quel momento la porta scricchiolò, annunciando l'entrata di suo padre. Si rivestì in fretta e furia.

- Shane? Tutto bene? - chiese James, scompigliandogli i capelli castani con affetto.

- Certo, papà. Benissimo...

Dall'altra parte del globo Chase non ebbe tempo di sentirsi in imbarazzo per quello che avevano appena fatto, perché crollò addormentato, esausto. Il giorno dopo, magari... ma per quel momento, era abbastanza sognare. Sognare di riabbracciare il suo amato, di dirgli tutte le cose dolci che non riusciva e probabilmente mai sarebbe riuscito a dire, sognarlo e basta.

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