Era passato un mese dalla partenza di Shane e lo si poteva percepire in ogni cosa, dal letto che Chase divideva con lui, il quale lentamente stava perdendo il suo profumo, ai vestiti non messi in valigia sparsi sul cuscino, per ingannare il fatto che lui non ci fosse. Era così silenziosa e tetra la casa senza Shane!
Niko gli aveva gentilmente proposto di restare per qualche tempo a fargli compagnia, ma il cugino aveva rifiutato, non volendo rendere le cose più penose di quanto già non fossero.
Quella sera, troppo pigro perfino per prendere il telefono e ordinare una pizza, cenò con alcuni avanzi mollicci. Davanti a lui la sedia usata da Shane era vuota e fredda, come se all'improvviso fosse diventata ciò che era sempre stata, solo una sedia.
Dopo cena decise di guardare un po' di televisione, così, tanto per ammazzare il tempo, ma mentre faceva zapping ogni programma gli ricordava il fidanzato. Stava per spegnere, quando il suo cellulare trillò allegramente e lui per poco non si spiaccicò per terra nella fretta di rispondere, senza nemmeno guardare chi fosse.
- Shane!
- Ehm... mi dispiace deluderti, ma sono Emma.
- Oh, Emma. Che... che succede?
- Volevo chiederti... per caso l'ultima volta che siamo stati da te abbiamo lasciato lì il guinzaglio di Tomoe?
In sottofondo si sentì il ticchettio delle zampe del pastore tedesco sul pavimento. Chase si guardò in giro.
- Uhm, no...
D'improvviso la voce di Niko gli giunse chiara e limpida.
- Emma... tu e i tuoi dannati libri... lascia stare, Chase! L'ho trovato. Era sotto a... cosa?! Hai ancora 'Pippi calzelunghe'?! Sei davvero la ragazza che amo?
A sentire quel buffo dialogo, Chase non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Era proprio incorreggibile, suo cugino. Dall'altro capo del telefono la ragazza restò in silenzio: stava... ridendo?
- Buonanotte, Emma - mormorò affettuosamente il moro, sorridendo dopo un'infinità di tempo.
- B-buonanotte, Chase.
Poco più tardi Chase salì in camera, appoggiando distrattamente il cellulare sulla scrivania e sedendosi poi sul letto. Afferrò una felpa di Shane e vi affondò il volto. La dolce emozione germogliata prima nel suo cuore era già svanita, soppiantata dalla tristezza.
Oh Shane...
Chissà come stava? Se lo pensava con la sua stessa frequenza... se suo padre lo trattava bene... se sarebbe davvero tornato presto...
Non osare innamorarti di qualche surfista australiano più bello di me.
No. Shane sarebbe tornato. Doveva solo aver fiducia in lui.
Nonostante ciò, una lacrima gli rigò la guancia. Poi un'altra goccia trasparente seguì la gemella. E un'altra la precedente.
Si lasciò cadere sul materasso, affondando ulteriormente il viso nella felpa e scoppiando a piangere. Quanto avrebbe voluto che fosse lì! Ma, come gli ricordò una vocina malinconica, non ci sarebbero state le labbra di Shane ad asciugargli il volto, né le sue braccia a stringerlo a forte, e nemmeno i suoi 'va tutto bene' e 'ti amo' sussurrati direttamente all'orecchio. Shane non ci sarebbe stato.
E con quei pensieri tormentati pianse come non faceva da tempo, fino a che non si addormentò.
Dall'altra parte del globo era mattina e Shane si era appena svegliato, come colpito da una scossa, colto da una sensazione spiacevole.
I suoi pensieri erano subito corsi a Chase. Quanto gli mancava! Si sentivano frequentemente, ma non era abbastanza. Lui voleva toccarlo ed essere toccato, sentire il calore del suo corpo contro il proprio, affondare le mani nei suoi capelli scuri, premere le labbra contro le sue fino a farsi mancare il fiato... e sì, anche sentirlo dentro di sé. Diavolo, era in astinenza anche da troppo!
Troy gli stava sempre appiccicato, ma c'era qualcosa in quel ragazzo civettuolo e chiacchierone che non riusciva ad afferrare, e ciò lo rendeva un vero mistero. Che non gli piacessero le ragazze, insomma, quello era chiaro come il sole, ci stava spudoratamente provando con lui. Ciò che gli creava milioni di dubbi era perché chiamasse suo padre per nome e che relazione ci fosse tra di loro.
Avrebbe voluto chiedere un mucchio di cose a James, ma lui si chiudeva a riccio non appena accennava a qualcosa di cui non voleva parlare, cambiando frettolosamente argomento.
Perché te ne sei andato? Torneresti dalla mamma? Perché non mi hai detto che eri campione nazionale di surf? Che relazione c'è tra te e Troy?, queste erano le domande che avrebbe voluto porgli, ma non osava, per non rompere il fragile equilibrio creatosi fra loro.
In quel momento, quasi richiamato dai suoi pensieri, la zazzera scura di suo padre fece capolino nella stanza.
- Buongiorno, tesoro.
- Buongiorno J-... papà.
Era così strano chiamarlo 'papà' dopo averlo tanto desiderato e non averlo potuto fare!
- Che vuoi fare oggi? Preferisci restare qui o andare in spiaggia? È una bella giornata per fare surf, potrei insegnarti.
- Papà, perché non mi hai detto di esser stato campione nazionale di surf?
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Eyes of Devil
Romance(Dal prologo) '(...) - Devo raggiungerlo io... - E...? - lo spronò Chase, sentendosi sempre più confuso. Dove stava il problema? - E vive in Australia.' Sono quasi quattro anni che Chase e Shane stanno insieme e la loro vita non potrebbe essere più...