Miss you

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Risvegliarsi il mattino dopo (sì, era così stanco che aveva dormito un giorno intero), fu la cosa più difficile, non perché fosse particolarmente assonnato o ancora stanco, ma diamine, faceva male, malissimo. Era un dolore insopportabile aprire gli occhi e sapere che il corpo caldo di Chase non sarebbe stato contro il suo, le sue braccia forti a tenerlo stretto a sé, il suo petto ampio a fargli da cuscino, le sue labbra fra i capelli, il 'buongiorno, amore mio' mormorato prima del bacio che avrebbe dato inizio alla giornata.

Allungò una mano e tastò di fianco a sé, sperando che il suo fosse solo un sogno strampalato, ma riuscì unicamente a strizzare le coperte. Con un grugnito decise d'alzarsi, tanto ormai era sveglio.

Quando scese in cucina, suo padre stava facendo colazione mentre leggeva il giornale. Era una scena così familiare, che tante volte aveva osservato nel calore della loro piccola cucina colorata, con la mamma già ai fornelli, Crystal che se ne stava composta a tavola, davanti al loro patrigno che era ormai il padre che non avevano avuto, e lui che saltellava attorno alla mamma per ottenere la sua attenzione...

- Buongiorno, tesoro...

- Buongiorno, James - rispose freddamente, turbato. Quella cucina enorme, quella casa sfarzosa, quell'uomo, con tutto ciò lui non aveva nulla a che fare. Il suo posto non era in quella terra di mare e sole, era dall'altra parte del globo, in una cittadina anonima con l'amore della sua vita.

Proprio nel momento in cui si stava accomodando il suo cellulare squillò, e suo malgrado ne sbirciò lo schermo. Maxwell.

Max.

- CAPPERI! - esclamò, balzando in piedi, e rispose. Suo padre lo fissò con un sopracciglio inarcato, restando in silenzio.

- Buongiorno, vacanziero...

La voce sarcastica del suo migliore amico lo fece rabbrividire. Be', in effetti non l'aveva nemmeno avvisato, preso come era a fare... 'altro' con Chase.

- Scusa scusa scusa Max ti prego perdonami non era...

Dall'altro capo del telefono risuonò la risata cristallina del biondo e Shane tacque, perplesso.

- Di che ti scusi? Piuttosto, faresti meglio a non restare lì troppo, perché c'è il tuo fidanzatino che oggi aveva un'aura talmente funesta da far appassire i fiori ed era non poco inquietante. Faceva paura. Ha tentato di sbranare Brad - disse Max in tono semi-divertito, e meno male che parlava abbastanza piano o James avrebbe sentito tutto.

- Sbranare Brad? Perché?

- Si è lasciato scappare il tuo nome e, BAM!, il tuo 'dolcissimo' angelo si è trasformato in diavolo. Ho avuto seriamente paura di diventare vedovo.

Shane ridacchiò.

- O vedova? - lo punzecchiò, sapendo quanto detestasse venir apostrofato con appellativi femminili.

- Conosco una persona che rimarrà in astinenza per un bel po' - cantilenò innocentemente il biondino, e l'amico immaginò il suo ghigno, poi di colpo impallidì. Diamine, Max aveva ragione!

- Sei un migliore amico terribile, lo sai?

- La tua copia sputata - mormorò Maxwell divertito, e stavolta Shane fu sicuro che stesse sorridendo con affetto.

- Manchi tanto a tutti, Shane... torna presto a casa, vecchio lupo!

- Sarà fatto - promise, sentendo un nodo alla gola. D'un tratto, la nostalgia di Chase e della sua città si fece fortissima.

Salutò Max e riattaccò, lasciandosi poi cadere sgraziatamente su una sedia. Suo padre non aveva distolto un attimo lo sguardo da lui, tendendo le orecchie per cogliere la maggior parte del discorso.

- Hai tanti amici, eh?

- Tu no?

James abbassò lo sguardo, esibendo un sorriso amaro.

- Non più - rispose, e per un attimo parve perdersi nei propri dolorosi ricordi, prima di provare a iniziare un discorso differente.

- Be'... sai...

Shane sentì il nodo alla gola farsi più soffocante e deglutì sonoramente, alzandosi nuovamente.

- Devo andare in bagno - disse, e si dileguò, lasciando il padre interdetto e perplesso.

Una volta entrato nella piccola stanza adibita a bagno degli ospiti, chiuse la porta a chiave e tirò fuori il cellulare, componendo il numero del fidanzato, il quale rispose dopo nemmeno uno squillo.

- Chase...

- Shane - la voce del suo amato gli giunse emozionata e tremante, calda, malinconica, e tutto ciò in un solo sussurro.

- Mi manchi da togliere il fiato. Ti... ti amo.

- Anch'io... quando torni?

- Non... non lo so. Forse fra un mese, o due...

- Non restare troppo, okay? Promettimi che tornerai presto - le parole di Chase lo colpirono come uno schiaffo in pieno volto. La sua intera anima... sembrava essersi rassegnata all'idea che aspettare e soffrire fossero le uniche due possibilità.

- Promesso - sussurrò. In quel momento avrebbe voluto consolarlo, abbracciarlo, coccolarlo e dirgli che non l'avrebbe lasciato mai, che piuttosto moriva.

- Devo andare, amore mio. Ti prego... non essere triste.

Dall'altra parte, Chase lasciò andare l'ossigeno che stava trattenendo.

- Ciao, Shane.

Poco dopo, il ventunenne tornò dal padre.

- Ehi, tesoro... che ne dici se ti porto a vedere la spiaggia?

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