Nei giorni seguenti Shane rivolse la parola a suo padre il minimo indispensabile. Era ancora arrabbiato con lui per il fatto che non aveva risposto alla domanda postagli. Dal canto suo, James aveva finalmente acquistato il cavallo di cui tanto parlava e aveva detto al figlio che poteva fare qualche passeggiata con lui quando voleva, nel tentativo d'addolcirlo.
Il ventunenne s'era limitato ad annuire distaccatamente, così James aveva aggiunto che poteva anche scegliere il nome dello stallone, di razza indefinita, sei anni e un bel pelo baio. Ancora una volta, Shane aveva detto solo 'ci penserò'.
Così, quel mattino, stanco di aspettare una risposta al messaggio che aveva mandato a Chase, il quale molto probabilmente dormiva, e volendo schiarirsi le idee, sgusciò di soppiatto nel grande prato dietro casa dove viveva il 'nuovo acquisto' di suo padre. Con qualche carezza e metà di ciò che non aveva mangiato della propria colazione (una mela) riuscì a convincere il cavallo a farsi bardare e montare. Era un animale docile, tranquillo, e sembrava provare un inspiegabile affetto verso Shane.
- Siamo soli io e te contro mio padre, eh? - mormorò contro il suo collo, inspirando a fondo il suo profumo di paglia ed erba, non ancora intaccato dall'odore salmastro.
Meno male che non aveva dimenticato i rudimenti di equitazione insegnatigli dalla zia di Emma. E poi non era così difficile, il cavallo era assai obbediente e accomodante e si stava rivelando una cavalcata molto rilassante.
Lo stallone sbuffò dolcemente dal naso, come a dichiararsi d'accordo con lui.
- È un'ingiustizia, sai? Non dovrebbero esserci segreti, tra di noi, intendo, tra me e mio padre. Il tuo padrone.
L'animale ripeté il suono di prima, agitando lievemente le orecchie. Shane non si sentiva più folle a parlare con un cavallo. Lui lo capiva.
- Hai proprio bisogno di un nome, non credi?
Ancora una volta, annuì, scuotendo la criniera scura.
- Che ne dici di Chase?
Il cavallo schioccò le labbra e sembrò ridere, scoprendo i dentoni bianchi.
- Sei un furbacchione, lo sai?
Shane si abbassò nuovamente, cingendo con le braccia il collo dello stallone. Di solito non riusciva proprio ad andare d'accordo con un animale, cane, gatto o cavallo che fosse, ma non poteva negare che tra loro c'era feeling.
- Sei come un'onda. Forte. Una bellissima onda. Portami via... Wave.
Wave drizzò le orecchie e agitò la coda, e il suo giovane cavallerizzo esultò mentalmente. Ormai avevano percorso metà spiaggia. Shane adocchiò uno spiazzo erboso e decise di lasciar brucare lo stallone per un po', legandolo in qualche modo a degli appigli di roccia.
Poi proseguì a piedi, lasciandosi accarezzare il viso dalla brezza marina. Mentre passeggiava, notò due figure discutere concitatamente, e decise d'avvicinarsi, nonostante sapesse quanto sbagliato fosse origliare. E d'improvviso sussultò, perché le due persone erano suo padre e Troy.
- Smettila di ronzare attorno a mio figlio! - stava dicendo James, e sembrava furioso. Il giovane surfista incrociò le braccia al petto, fissandolo quasi beffardamente.
Ronzare attorno a... me?
- Perché? Sei geloso?
Geloso...?
James parve arrossire e poi arrabbiarsi ancor di più.
- Stai zitto! Sei solo un ragazzino! - esclamò, e per poco non andò a sbattere contro il figlio attraversando la spiaggia come un violento tornado, ma era così intento ad essere furioso che manco se ne accorse, per il sollievo di Shane.
Il ventunenne si affrettò a tornare da Wave, cercando di calmare i propri pensieri imbizzarriti e confusi.
Geloso? Di me? Ma... non può essere. Non ha senso! Perché...?
Allora prese una decisione, per quanto gli pesasse. Avrebbe parlato con suo padre una volta per tutte. Ora o mai più. Carpe diem. Cogliere l'attimo.
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Eyes of Devil
Romance(Dal prologo) '(...) - Devo raggiungerlo io... - E...? - lo spronò Chase, sentendosi sempre più confuso. Dove stava il problema? - E vive in Australia.' Sono quasi quattro anni che Chase e Shane stanno insieme e la loro vita non potrebbe essere più...