nodo alla cravatta stretto

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[ capitolo 3 ]

Il corridoio all'ultimo piano era vuoto come sempre, privo sia di clienti, sia di lavoratori

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Il corridoio all'ultimo piano era vuoto come sempre, privo sia di clienti, sia di lavoratori. Era composto principalmente da piccoli magazzini e stanze che non aveva mai visto, fatta eccezione per la 206. Fu proprio dando una spontanea occhiata alla sua camera che si accorse la seguente avesse la porta completamente spalancata, facendogli capire fosse proprio quella assegnata all'ospite — probabilmente convinto nessuno lo avrebbe disturbato.

Appena Taehyung raggiunse l'interno della 207, la prima cosa su cui poggiò le iridi fu una valigia lasciata aperta sul pavimento, abbastanza incasinata da far credere qualcuno ci avesse appena messo mano.

Alzando il capo e seguendo gli indumenti lasciati nel caos, il cuore si bloccò un istante appena l'attenzione venne catturata dalla sagoma di una persona poggiata con le spalle al muro, davanti all'enorme finestra che lo distraeva al punto da non accorgersi del suo arrivo.

Taehyung non sapeva cosa dire per cominciare e notò quello fosse troppo immerso nei suoi pensieri per permettersi di interromperli, fin quando non trovò un movente per rompere il ghiaccio.

«Fumare fa male, è uno dei vizi peggiori che tu possa avere.»

Il ragazzo fece un piccolo sobbalzo e, stranito, si volse nella sua direzione.

Taehyung venne attratto come una calamita dalla bellezza di quegli occhi tondi, grandi e neri ora incastrati nei suoi, rubandogli dei secondi interi prima di lasciarlo soffermare sul piercing al sopracciglio e al labbro, sui vestiti unicamente neri che fasciavano i muscoli evidenti, sui numerosi tatuaggi che gli macchiavano il dorso della mano e salivano lungo il braccio. Una delle prime cose che pensò fu che probabilmente Seokjin si era lasciato ingannare dall'aspetto da duro, perciò era finito per preoccuparsi, ma lui non era un tipo che si fermava alle apparenze — anzi, il fatto che lo sconosciuto si distinguesse dalle solite persone lo rendeva ancora più interessante.

Ricomponendosi dallo spavento iniziale, il viso di Jungkook tornò a esprimere il suo stato d'animo, mostrando i residui della rabbia accesa poche ore prima. «Fumo solo quando sono nervoso o appena ho finito di scopare, non ho il vizio.» accentuò il menefreghismo del tono riportando il filtro alle labbra per un altro tiro.

Il moro si avvicinò ancora. «E' esattamente quello che dicono tutte le persone col vizio. Tra l'altro qui c'è l'allarme antincendio, com'è possibile che tu...»

«L'ho manomesso. A casa mia posso accendermi una sigaretta quando mi pare e questa, adesso, è diventata casa mia.» insieme alle parole soffiò via il fumo dai polmoni; il fare lento con cui compieva quei gesti guardandolo fisso negli occhi faceva percepire a Taehyung il nodo alla cravatta stretto, infatti si trovò ad allargarla di poco senza neanche farci caso. «Un piccolo regalino per quello stronzo del tuo capo.» aggiunse, illuminandosi con un piccolo sorrisetto vendicativo.

Dal modo in cui Seokjin aveva parlato di lui aveva già capito avessero litigato per chissà cosa, in quel momento ne ebbe la conferma. «Quello stronzo non è il mio capo, ma mio fratello.» sorrise per l'incomprensione.

A quel punto, Jungkook prestò maggior cura a ciò che osservava.

Poté costatare il bell'aspetto fosse caratteristica di famiglia, dal momento che qualsiasi tratto del ragazzo contribuiva a creare un quadro affascinante, da ammirare per ore: il completo elegante calzava a pennello sulla sua figura alta e snella, il colore grigio scuro risaltava il marrone dei suoi occhi a mandorla mezzi nascosti da un ciuffo di capelli, la bocca era carnosa al punto giusto, il naso proporzionato presentava un simpatico e particolare neo sulla punta. Le mani sepolte nelle tasche dei pantaloni e la postura composta gli davano un'aria sicura, rafforzata da quello sguardo penetrante che non azzardava a scollare dal suo.

«Sono Kim Taehyung, benvenuto al Jamais Vu.» interruppe il silenzio che si era creato, cercando di evitare imbarazzi.

Il corvino non smise di stare sugli attenti neanche difronte alla sua cordialità. «Cosa cazzo vuoi da me? Seokjin mi ha già detto che dovrò rimanere chiuso qui dentro come un appestato, non c'è bisogno me lo ripeta un'altra volta il suo braccio destro.» inconsapevolmente sputò fuori una delle frasi peggiori che avesse mai potuto mettere in gioco, una di quelle che Taehyung non riusciva proprio a sopportare.

«Non sono qui per dirtelo ancora, anzi, vorrei scusarmi per il suo atteggiamento. Seokjin a volte è un po'... così. Non capisco cosa gli stia succedendo in questo periodo, sono anche all'oscuro dell'esatto motivo per cui tu sia qui e, come ha detto lui, non sono affari che mi riguardano.» intanto che parlava, abbassò le palpebre sulle punte dei piedi e ridusse le distanze di qualche altro passo. «Voglio tu sappia non condivido assolutamente le restrizioni che ti ha imposto, però so benissimo che fargli cambiare idea è impossibile e sarebbe inutile provare a parlargli.»

«Non m'interessa un cazzo delle restrizioni, non le rispetterò.» Jungkook ruppe il contatto visivo per tornare a concentrarsi sui palazzi della capitale innevati.

Le sopracciglia aggrottate nervosamente, l'atteggiamento indisponente e la prepotenza con cui inspirava il tabacco rendevano impossibile per Taehyung trattenere l'istinto di dargli un ceffone; allo stesso tempo, però, ogni suo particolare continuava a rendere la cravatta maledettamente soffocante per un qualcosa che il moro non riusciva davvero a spiegarsi.

«Comunque, se ti venisse voglia di prendere una boccata d'aria o avessi bisogno di una mezza via di fuga, qui sopra c'è un terrazzo inutilizzato.» il proprietario dell'albergo continuò nonostante gli avesse perfino voltato la faccia, sperando di rimediare agli errori commessi dal fratello — era così strano non essere il combinaguai della situazione, accadeva sempre il contrario. «Solitamente scappo lì quando ho bisogno di stare da solo dato che nessuno ha il permesso di andarci, ma tu sentiti libero di farlo quando vuoi. Fa freddo, certo, ma vale la pena stringere un po' la testa tra le spalle per la vista e il senso di pace che si ha lì sopra.»

Preso in contropiede da tutta quella gentilezza immeritata, il corvino non seppe cosa dire e, mostrandosi impassibile, non si girò neanche.

Taehyung aspettò invano una risposta per qualche attimo, infine si arrese. «Per qualunque cosa, non esitare a cercarmi.» concluse, prima di fare dietrofront e lasciare Jungkook solo nella 207.

***

lo so che è corto ma il loro primo incontro doveva stare da solo, mi farò perdonare perché il prossimo è bello lungo ^^

lo so che è corto ma il loro primo incontro doveva stare da solo, mi farò perdonare perché il prossimo è bello lungo ^^

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adesso che si conoscono possiamo dire che dal prossimo comincia la storia "vera e propria". pronti?

(ho appena finito di scrivere il capitolo in cui succedono "cose belle" e fidatevi che no, non siete pronti)

jamais vuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora