priorità per eccellenza

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[ capitolo 16 ]

Jungkook non riusciva a percepire nemmeno un briciolo della gioia che avrebbe dovuto provare chiunque alla consapevolezza di star fuggendo dai problemi che lo avevano tormentato tutta la vita

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Jungkook non riusciva a percepire nemmeno un briciolo della gioia che avrebbe dovuto provare chiunque alla consapevolezza di star fuggendo dai problemi che lo avevano tormentato tutta la vita.

Lui e i suoi hyung erano a un passo dal salvarsi la pelle, loro non avrebbero più lavorato per Taecyeon e finalmente si sarebbe sentito a casa, eppure il cuore piangeva dal dolore nel ricordare l'ultimo sguardo che aveva rivolto a Taehyung prima di scomparire oltre la porta, concedendogli di godersi gli istanti di pace precedenti al risveglio peggiore della sua vita. La nausea che gli scombussolava lo stomaco era dovuta tanto per le infinite curve del tragitto quanto per il sorgere dell'alba, il quale avrebbe definitivamente indicato l'arrivo del matrimonio di Taehyung; le prime luci del cielo non gli erano mai sembrate così spaventose.

Gli occhioni di pece guardavano vaghi fuori dal finestrino, sembravano concentrarsi realmente su ciò che scorreva veloce ma fingevano soltanto. Il mento era poggiato al pugno, il gomito contro la portiera. Aveva pronunciato pochissime parole da quando era salito sull'auto, lo avevano notato gli altri tre.

Jimin, seduto sui sedili posteriori insieme a lui, si sporse per toccargli il braccio e risvegliarlo dall'apatia. «Credi troveremo un bar che cerca personale? Mi manca lavorare con te.» il sincero sorriso in cui si schiuse la bocca carnosa venne spento ricevendo soltanto un triste "Mh mh" di risposta. Yoongi aveva informato anche lui e Namjoon, il maggiore sapeva benissimo cosa fosse successo però, davvero, non riusciva proprio a vederlo in quel modo. «Comunque la nuova casa sembra proprio fantastica. Vero, Joonie?» chiese indirettamente aiuto.

Quello affianco al guidatore alzò la testa dal telefono e, dallo specchietto, riconobbe lo sguardo affranto del corvino e quello supplichevole dell'amico. «Che? Oh, sì. Tra l'altro c'è una stanza in più, quindi ognuno ne avrà una personale.» si finse esageratamente contento.

«Scommetto che Yoongi continuerà ad avere gli incubi a dormire senza il suo Jungkook. Queste settimane lo sentivo andare in bagno ogni due secondi durante la notte, non riesce proprio a prendere sonno se non ti ha affianco!» continuò Jimin allegro. Purtroppo, con la coda dell'occhio vide che il piccolo di famiglia non accennava a muoversi; forse nemmeno li stava ascoltando, troppo distratto dai tormenti che lo isolavano.

«Non è colpa mia, in quattordici anni mi sono abituato.» si giustificò Yoongi, impegnato al volante. «Anche se all'inizio era più semplice, devo ammetterlo: è molto meglio avere accanto un bimbo che ti chiede un abbraccio piuttosto che un ragazzo tutto muscoli che quasi ti butta giù dal letto.» causò una risata generale a cui, ovviamente, Jungkook non si aggregò.

Un silenzio arreso seguì quello scambio di battute, riempito soltanto dal rumore del motore. I più grandi si rivolsero alcune occhiate consapevoli e dispiaciute, ma decisero di concedere all'altro tutto il tempo necessario per riprendersi.

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