speciale - piccolo jungkook

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scenetta carina per salutare questa storia <3

[ speciale ]

Il giocattoli sparsi sul pavimento creavano un caos da capogiro, ma non aveva importanza per Jungkook: tutto ciò che contava, in quel momento, era la storia di cui era regista

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Il giocattoli sparsi sul pavimento creavano un caos da capogiro, ma non aveva importanza per Jungkook: tutto ciò che contava, in quel momento, era la storia di cui era regista.

«...e poi Spiderman crea una ragnatela gigante e riesce a fermarlo!» gli occhioni brillavano mentre il modellino del suo supereroe preferito martoriava il cattivo in miniatura, retto da Jimin che si improvvisò attore. Il bambino mimò i versi della lotta in cui, naturalmente, vinse.

«Noooo.» il più grande diede voce all'antagonista e, dopo aver buttato lo sguardo sull'orario, rese quella sconfitta la definitiva. «Dai, Jungkook, adesso basta. Si è fatto molto tardi, possiamo continuare domani. Andiamo a dormire?» domandò dolcemente.

L'espressione divertita del corvino perse colore. D'istinto, girò il capo verso la porta d'ingresso. «E Yoongi hyung?»

«Sta lavorando.» rispose Jimin afferrandogli la mano, la quale oppose immediatamente resistenza.

Le iridi del minore si fecero già lucide di timore. «No, voglio aspettarlo.» sostenne con voce che non ammetteva repliche.

Il petto del ragazzo si alzò e abbassò in un sospiro esasperato, aveva sperato Jungkook si lasciasse andare almeno per quella sera. «Domani mattina prometto che lo troverai al tuo fianco. Lui è grande e può fare tardi, tu hai già sbadigliato un sacco mentre giocavamo e non ti fa bene rimanere alzato ogni volta. Resterò io con te finché non arriverà lui, sì?»

Il bimbo sembrò non ascoltarlo neppure, si sfilò dalla presa e tornò sul pavimento a gambe incrociate, immergendosi di nuovo nel suo mondo per far passare il tempo. Jimin non insistette neppure, sapeva che mettere a dormire Jungkook senza Yoongi fosse un'impresa talmente complicata che, a confronto, perfino quelle ordinate da Taecyeon diventavano fattibili.

*

Yoongi aprì la porta silenziosamente, temendo di far troppo rumore e svegliare i coinquilini nonostante qualcosa, dentro di sé, gli permettesse di prevedere cosa gli attendeva in realtà. La scena che gli si presentò davanti non lo stupì come avrebbe dovuto: Jungkook era lì come sempre, a pochi metri dall'entrata per attenderlo, intanto che Jimin dormiva sfinito sul divano.

Lo sguardo che gli rivolse lo hyung era un mix tra rimprovero e tenerezza. «Jungkook, non puoi fare così... sono le due di notte.» mormorò raggiungendolo, abbassandosi per prenderlo in braccio. «Perché non sei andato a dormire?»

«Volevo aspettarti.» rispose con innocenza — non ci vedeva nulla di strano nel rimanere ad attendere il suo hyung, non capiva perché insistessero tutti così tanto.

«Non hai bisogno che ritorni da lavoro per prendere sonno.» continuò sottovoce, spegnendo la luce per lasciar in pace Jimin e incamminandosi lungo il corridoio.

Il bimbo strinse di più le braccia attorno al suo collo e, rilassandosi per la sua presenza e cominciando a sentire la stanchezza, poggiò la guancia sulla sua spalla. «Invece sì, se non torni non riesco a dormire.»

In quei mesi Yoongi aveva capito la sua assenza lo terrorizzasse: i primi tempi scoppiava a piangere, piano piano aveva iniziato a calmarsi con Jimin e Namjoon, eppure non c'era ancora verso di tranquillizzarlo al punto di addormentarsi. Aveva la costante paura di essere abbandonato e non voleva perdere proprio lui, il ragazzo che lo aveva portato via dall'inferno ed era entrato nel suo cuore più di chiunque altro.

Il biondo lo fece sedere sul letto, poi poggiò i palmi sulle ginocchia per rimanere alla sua altezza e guardarlo dritto in faccia. «Jungkook, quante volte devo ripeterlo? Non ti lascerò mai, tornerò sempre. Non devi tenermi sotto controllo per starne certo.» non riusciva a innervosirsi, sapeva cosa si celasse dietro la fobia: se sua madre era scomparsa da un momento all'altro, poteva farlo chiunque altro. Allungò il braccio per spostare delicato qualche ciocca nera dalla fronte, dopo scese con l'indice per accarezzargli una guancia senza smettere di fissare quelle grandi pupille evidenziate dalle occhiaie. «Devi fidarti di me. Prometti che da domani comincerai a provarci?» era fiducioso che piano piano sarebbe riuscito a calmarlo del tutto, a curare quella ferita ancora pulsante.

Il bimbo annuì, apprezzando quei dolci tocchi che contribuirono ad aumentare il sonno prima mascherato dal timore di Yoongi. Si lasciò mettere sotto il piumone e fin da subito le palpebre si mossero dalla pesantezza; sarebbe crollato immediatamente se un movimento del maggiore non lo avesse fatto riattivare.

«Dove vai?» domandò rimettendosi dritto.

«In bagno, torno subito.»

«Vengo con te!» esclamò Jungkook piazzando i piedi sul pavimento, correndo velocemente per raggiungerlo sull'orlo della porta.

Yoongi spalancò gli occhi. «Jungkook, cosa ho appena finito di dire?»

«Hai detto che devo farlo da domani.»

Il più grande aprì la bocca per controbattere, eppure non riuscì ad articolare neanche un suono perché, effettivamente, aveva ragione. «Sei proprio una piccola peste.» fece un grosso respiro arreso.

***

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