due mondi incompatibili

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[ capitolo 14 ]

Aver trovato una casa in una città a centinaia di chilometri da Seoul era una vera consolazione, per non parlare di tutte le caratteristiche favorevoli al loro piano: Taecyeon non era ancora riuscito a trovarli, avevano una data della partenza, tu...

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Aver trovato una casa in una città a centinaia di chilometri da Seoul era una vera consolazione, per non parlare di tutte le caratteristiche favorevoli al loro piano: Taecyeon non era ancora riuscito a trovarli, avevano una data della partenza, tutto sembrava procedere secondo i piani. Eppure, Jungkook non riusciva a stare sereno per l'unica afflizione talmente grande da rovinare l'entusiasmo di scappare dalla marea di problemi che li sommergeva.

In quei giorni non aveva fatto altro che ripetere a Taehyung lo avrebbe portato con sé, mentre questo supplicava piangente tra le sue braccia riuscisse a farlo sul serio; il maggiore ci aveva pensato così tanto ed era pronto a farlo, a mollare quella vita in cui non gli aspettavano altro che grosse sofferenze per rimanere con l'unica persona con cui desiderava stare. Il caso aveva voluto che il giorno del matrimonio fosse lo stesso giorno della fuga — ormai mancavano giusto cinque giorni — e, più questo si avvicinava, più si convinceva di ciò che aveva scelto.

Il pezzo mancante del puzzle era uno: Jungkook non ne aveva ancora parlato con Yoongi.

Appoggiato al muro del vicolo sconosciuto che avevano accordato, il corvino giocava nervosamente con gli anelli intanto che ripassava in mente fino allo sfinimento il monologo preparato. L'ansia di dover essere convincente era molto più forte dell'emozione di rivedere il maggiore, aveva perfino mascherato la confusione nel leggere un messaggio da parte dell'amico di Taehyung, Hoseok, in cui gli chiedeva di incontrarsi senza che il moro lo sapesse.

Finalmente la macchina arrivò, la portiera venne aperta e una bassa sagoma fece capolino nell'oscurità. Incrociare per la prima volta dopo tutto quel tempo gli occhi di chi lo aveva salvato, cresciuto e protetto fece balzare il cuore di Jungkook. Il minore si avvicinò a passi svelti per rintanarsi nella familiare stretta che gli mancava come ossigeno, il maggiore non esitò a regalargli il senso di sicurezza che gli aveva trasmesso fin dal primo istante.

«Stai bene, stai bene, stai bene...» ripeté incredulo il corvino. Nonostante le sue giornate fossero riempite da Taehyung, sapere che la sua famiglia aveva a che fare con Taecyeon lo aveva sempre spaventato. «Sei sicuro non ti abbia seguito nessuno?»

«Stai tranquillo.» Yoongi si staccò per guardarlo meglio. Rubò dei secondi per godersi la meritata sensazione di spensieratezza che — per lui lo sarebbe sempre stato — il bambino davanti a sé gli trasmetteva ma, appena si ricordò perché fosse lì, torno in sé. «Come mai volevi parlarmi così urgentemente? Sai che è tutto organizzato, ti saremmo venuti a prendere direttamente all'uscita di retro dell'albergo e...»

«Perché questa questione è troppo importante per parlarne a telefono, hyung.» lo interruppe in un soffio. L'improvviso silenzio dell'altro lo costrinse a continuare; si fermò prendendo un respiro e, tentando di non far celare la sicurezza, svuotò il sacco. «E' successa una cosa, in questi giorni. Io... mi sono innamorato.»

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