2 26 luglio, Milano.

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Ero arrivata da un giorno a Milano, era tutto così strano e diverso dalla quotidianità a cui ero abituata, nonostante venissi da una città grande e molto movimentata, Milano mi sembrava immensa, fredda, questo mi destabilizzò un po' ma decisi comunque di non farmi scoraggiare e di darmi del tempo per ambientarmi.

Quando ho saputo di essere stata assunta in quel bar mi sono subito data da fare per cercare un piccolo appartamento che non costasse una fortuna, ne ho trovato uno in periferia, la zona non era delle migliori ma mi accontentai, tutto era meglio della mia vecchia casa.

Arrivai nel mio piccolo appartamento, lo sentivo così vuoto, non mi apparteneva, non c'era nulla che lo rendesse personale, decisi subito di disfare i bagagli e di iniziare a sistemare le mie cose, una volta finito andai in un alimentari vicino casa mia per comprare qualcosa da mangiare, sono molto brava a cucinare, ho dovuto imparare in fretta, mi piace prendermi cura della mia casa, del mio corpo, adoro mangiare sono un ottima forchetta e di conseguenza amo cucinare ciò che mi piace.

Volevo limitarmi con le spese dato che avevo dovuto dare i primi mesi di affitto in anticipo, avevo poco più di 2 Mila euro nel conto e dovevo fargli durare per circa un mese e mezzo prima di poter ricevere il primo stipendio, avevo paura di finirgli, sapevo che la vita a Milano era molto cara, ma d'altro canto sono sempre stata molto parsimoniosa, non mi è mai piaciuto buttare via i soldi anche perché non ne avevo.

Presi giusto qualche pacco di pasta e qualche bottiglia di sugo, acqua rigorosamente frizzante, qualcosa per la colazione e ovviamente il pane che in casa mia non doveva mai mancare, tornai a casa e accesi subito la televisione, collegai il mio cellulare e misi la mia playlist, ero dipendente dalla musica, appena avevo un momento libero la mettevo sempre, in qualsiasi occasione, mi aiutava a liberare la mente ed a rilassarmi.

Misi su l'acqua per la pasta e feci un sughetto degno di Cracco, mangiai e mi misi subito a fare i piatti, cosa che odiavo profondamente, mi feci una doccia e decisi di uscire ad esplorare un po' la città, mi misi un paio di pantaloncini di jeans neri una maglietta a maniche corte nera e le mie immancabili airforce, amavo quelle scarpe, avrei potuto metterle ovunque ed in qualunque situazione, zero trucco faceva troppo caldo, presi la borsa, le chiavi di casa, le sigarette e le mie immancabili cuffiette ed uscì.

Da lì a poco avrei avuto l'incontro con Anna, lei è la figlia del proprietario del bar, lo gestisce interamente lei, ha solo un anno in più di me ed ha già un attività che porta avanti da sola con le sue mani, la ammiravo molto per questo, anche se ancora non avevo avuto modo di conoscerla sapevo che sarebbe stata una ragazza in gamba.

Non sapendo dove andare impostai su Google Maps la via del bar, e decisi di avviarmi verso quella direzione, arrivai davanti al bar sfortunatamente era ancora chiuso apriva alle 19:30, quella sera ci sarebbe stato un white party, il bar era famoso per le sue feste a tema, si chiamava " IL LOCALE", mi soffermai un attimo sul nome, estremamente semplice, quasi poco ricercato, avrei voluto sentire il perché Anna l'avesse chiamato così, subito dopo venni colta di sorpresa da un cartello esposto vicino l'entrata del locale, c'erano scritte queste parole:

" in questo bar non ci saranno camerieri con la cravatta, non troverete un servizio impeccabile, ma sicuramente persone simpatiche e gentili, il nostro interesse è farvi divertire ed ubriacare, l'importante è che paghiate e che non rompete il cazzo, entrare e divertitevi"

Mi colpì subito quel cartello, mi piaceva l'idea, in fin dei conti eravamo tutti ragazzi di 20 anni o poco più il nostro interesse era veramente quello di divertirci, fare festa e stare con gli amici, quindi perché non fare di questo un lavoro?
La trovai un idea geniale ero quasi invidiosa di non averci pensato prima io.

Decisi di tornare a casa e prepararmi, avevo voglia di andare a quella festa, di conoscere l'ambiente dove poi sarei andata a lavorare.
Da quando avevo lasciato Roma e mia madre era come se mi fossi liberata di un peso, mi sentivo padrona della mia vita, ero fiera di me, fiera di dov'ero arrivata, sola senza l'aiuto di nessuno.

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