NIGHTMARE_intrusorio

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Universo: Failcraft 2

Era notte fonda, un freddo agghiacciante copriva la valle in cui sorgeva il massiccio ma elegante castello in cui il quartetto aveva trovato rifugio molto tempo prima. Lo avevano ristrutturato e dal rudere quale era tornò ad essere la reggia di un tempo, forse anche meglio.
Il barlume pallido della luna bianca si rifletteva sul denso strato di nebbia che come un'opprimente coperta rivestiva i dintorni, fin oltre l'orizzonte.
Davanti all'imponente portone di legno massiccio, finemente intarsiato d'oro e d'avorio, una nuvola di fumo nero, scura più della notte e brillante come il sole che si riflette sulle onde del mare, comparve al centro del largo tappeto vermiglio che conduceva all'ingresso.
Dopo alcuni istanti di bollore, la nube lasciò spazio a una figura ancora più buia, perennemente controluce, come se fosse capace di risucchiare i colori intorno a sé. E su quello che di qualsiasi altra creatura sarebbe stato il volto -ma di questa, nemmeno si era sicuri fosse una creatura- due fiamme di un giallo terrificante tagliavano l'oscurità. E sotto a quegli occhi accecanti, un sorriso aguzzo, bianco come le perle e duro come il diamante, piegato in un perpetuo, sadico, ghigno.

Dopo che ebbe preso forma la figura, che dal gruppo era stata denominata Intruso -nonostante fosse arrivato lì da ben più tempo dei quattro e se anche non era il suo mondo, tanto meno era il loro- si diresse verso il doppio portone con passo inudibile.
Ben più alto dei battenti e delle maniglie, bastò un suo tocco sul legno, sempre vivo di linfa, per indurre la porta ad aprirsi da sola.
Attraversò il silenzio dell'ingresso ed evitò il salone principale, dove un grande trono abbandonato incombeva centrale al fondo della sala.
Seguì lo stesso rosso vermiglio del tappeto esterno lungo l'ampio corridoio rivestito di quadri e tappezzato d'arazzi. Su di essi, draghi e ninfe ricamati d'oro parvero nascondersi al passare della figura.
Salì le spaziose scala scricchiolanti che sotto i suoi piedi si ammutolirono e percorse il liscio corrimano che si gelò al suo tocco. Accanto a lui, lungo la salita, ritratti di maghi e guarieri voltarono lo sguardo rivolgendolo al trove, verso la fioca luce lunare che da pallida si era fatta color sangue in seguito all'arrivo dell'inatteso ospite.

Egli giunse alla sommità della rampa, nel punto in cui, a destra, se ne scostava una seconda, più stratta, che si arrampicava fino alla cima di una delle numerose torri del forte. Dritto di fronte a lui, invece, si apriva un nuovo e ampio e lungo corridoio.
Proseguì dritto il suo percorso con aria decisa.
Sia a sinistra che dall'altra parte i fiori e le piante dei vasi rinsecchirono, sfiorirono e appassirono senza esclusioni. La natura aborriva la sua presenza.
Passò davanti ad una libreria. Un libro cadde senza rumore.
Ridotto a poco più che un'ombra, sgusciò davanti alla stanza del maggiore dei quattro e subito dopo a quella vuota della sua compagna. I due, ormai da anni, dormivano insieme. L'uno abbracciato all'altra, riposavano nello stesso legame in cui vivevano durante il giorno. I lunghi capelli di lei sfioravano il viso di lui mentre la leggera brezza estiva che filtrava dalla finestra socchiusa la faceva stringere al corpo del ragazzo. E lui, con le braccia forti, la proteggeva, tenendola accanto a sé.
Era una beatitudine, una pace, una libertà che ad altri non era concessa.
Per un attimo, qualsiasi luce si spense.

Davanti ad un'altra porta, la sua risolutezza vacillò.
Nell'illusoria protezione delle calde coperte verdi dormiva sereno il ragazzo dai capelli di fior di pesco. L'aria gli muoveva i ricci scompigliati, le labbra rosa erano curvate in un dolce sorriso, gli occhi dalle lunghe ciglia riposavano sotto le setose palpebre.
Era una serenità che l'ombra non riusciva a sopportare.
Quel ragazzo poteva dormire. Essere sereno. Vivere in pace. Vivere.
In una frazione di secondo, una rabbia pulsante gli salì alla testa. La sua vista si appannò, si tinse di rosso.
Si vide accanto a lui. Svegliarlo bruscamente, sollevarlo con una mano, stringergli le dita intorno al collo fino a farlo diventare paonazzo. La presa sempre più forte, il respiro mozzato. Riuscì a sentire i sui gemiti bloccati in gola, le sua ossa scricchiolare fino a spezzarsi. Un filo vermiglio bagnargli le labbra. La luce abbandonare gli occhi smeraldo.
E finalmente quella serenità sul suo volto sarebbe svanita. Uno dei suoi più grandi desideri si sarebbe realizzato.
Il suo peggior nemico stava dormendo a pochi metri da lui, indifeso. Niente l'avrebbe fermato.
Il suo corpo fremeva, le sua labbra vibravano scoprendo più che mai il ghigno bianco.
Un bramoso desiderio gli riempì il corpo da capo a piedi. Le sue mani tremarono. Le sue pupille quasi scomparvero mentre la luce rossa della Luna lo avvolse.
Poteva farlo. Poteva farlo per davvero.
Ma non era lì per quello.
La violenta sensazione che in un istante l'aveva assuefatto si dissolse.
Risvegliato da quello stato di trance, si ricordò perché era lì.
Chiuse la porta con un lieve cigolio e sgusciò via, lontano da quella tentazione.

Pochi metri più in là, il suo corpo ripresa forma. Appoggiò la mano sulla maniglia di ottone scuro aprendo silenziosamente la porta. Oltre la soglia, immerso nell'oscurità, un corpo addormento si muoveva sotto le coperte.
Scivolò all'interno accompagnato da una folata di vento gelida e si fermò a pochi metri dal letto. Dalle lenzuola bianche spuntavano soltanto dei ciuffi neri, arruffati e scompigliati.
L'Intruso allungò il braccio, scoprendo leggermente la figura. Il ragazzo tremò, continuando a rigirarsi tra le coperte. Il viso era corrucciato in un'espressione sofferente. Piccole rughe ondeggiavano sulla fronte perlata di sudore mentre le folte sopracciglia scure erano rivolte all'ingiù. Oltre le palpebre pesanti gli occhi profondi contornati da ombre scure si muovevano agitati. Dalle labbra chiare e screpolate uscivano gemiti sommessi e parole spezzate. Le guance tiepide erano rigate dai solchi salati della lacrime asciugate, che a tratti riprendevano a scendere.
Il piccolo ragazzo corvino stava avendo un incubo. E non un incubo qualsiasi. Uno di quelli veramente brutti.
La figura d'ombra si inginocchiò accanto al letto. Avvicinò la mano al volto dell'altro fino a toccarlo. Il violento contrasto tra il nero delle sue dita e il bianco della morbida carnagione lo face rabbrividire.
Per un istante, il ragazzo sembrò calmarsi: il suo viso si rilassò, il suo respiro divenne più regolare. Un dolce sorriso affiorò sulle sue labbra.
Poi, all'improvviso, come uno strato di ghiaccio che si rompe agitando la gelida acqua di un lago, il corpo del ragazzo fu scosso da delle violente convulsioni.
L'Intruso si allarmò, ritraendo in fretta la mano. I suo occhi gialli si spalancarono dalla sorpresa. E dalla preoccupazione.
Si alzò di scatto ed indietreggiò di qualche passo, mentre il corvino borbottava parole incomprensibili in mezzo ai singhiozzi. L'ombra trasse un profondo respiro.
Con passo sicuro si riavvicinò al letto. Sollevò le coperte e, spingendo delicatamente il ragazzo, si infilò anche lui sotto le lenzuola. Si mise seduto sul materasso e avvolse con un braccio il corpo ancora agitato dall'incubo dell'altro. Lo tirò a sé, appoggiandolo sulle sue gambe. Infilò una mano tra i sui capelli morbidi mentre con l'altra gli accarezzava la schiena. "Va tutto bene" gli sussurrò delicatamente. "Tutto bene", ripeté. Nel frattempo, piccole perle trasparenti scendevano dagli occhi di entrambi, più o meno velocemente.
Parlò con una voce così dolce e rassicurante che, per un istante, non la riconobbe come propria. Il ragazzo, invece, avvolto nelle tenebre dell'incubo, sì. Smise subito di piangere e di agitarsi. Dopo qualche minuto si calmó completamente. Il suo viso tornò sereno e il suo cuore smise di rimbombargli nel petto.
Un lieve sorriso addolcì il volto dell'Intruso. La figura nera si sdraiò con calma, avvolgendo delicatamente con le braccia il corpo minuto del corvino così da non svegliarlo. Si girò di lato e sistemò la testa del ragazzo contro il suo petto, tenendo una mano tra i suoi ricci e una sul suo fianco. Posò delicatamente le labbra sulla sua fronte. "Buona notte, Mario".

Pov: L'Intruso non faceva venire gli incubi a Mario ma lo calmava quando li aveva (◍•ᴗ•◍)👍

Pov: L'Intruso non faceva venire gli incubi a Mario ma lo calmava quando li aveva (◍•ᴗ•◍)👍

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!FANART NON MIE!Tranne la copertina, che però ho fatto usando un altro disegno come base

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Tranne la copertina, che però ho fatto usando un altro disegno come base.

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